Un plebiscito, una vittoria bulgara che gli permetterà di avere di avere 20 consiglieri su 22. Ha raccolto il 74,08 delle preferenze, asfaltando – come aveva “promesso” con il consueto tono esuberante – gli avversari. Quasi cancellati: 21.080 votanti, 15.408 espressi per lui, Giuseppe Mellone detto Pippi. Un trionfo, per la gioia dei suoi ‘amici’ di Casa Pound ma pure di Michele Emiliano, il presidente della Regione Puglia che lo ha sostenuto dopo l’appoggio ricevuto in senso opposto alle Regionali dello scorso settembre, quando un’assessora di Mellone si candidò nella lista civica del governatore e raccolse 6mila voti. Un “amico leale”, l’ha definito il governatore che pur di stargli accanto ha mandato in fibrillazione il Pd pugliese portando all’autosospensione il deputato Dario Stefano. Adesso puntualizza: “Da oggi deve avere la consapevolezza della grande responsabilità che questa vittoria ha comportato, e quindi da oggi, e questo me lo ha promesso al telefono, sarà molto attento a spiegare in verità il suo processo di vita e soprattutto a dire che lui condivide la seconda delle nostre stelle polari, che è l’antifascismo. Perché per stare vicino a me o si è antifascisti o non si può stare”.

Intanto Pippi Mellone rimane sindaco di Nardò, uno dei Comuni più popolosi del Salento. E mette in fila quali ragioni, a suo avviso, lo hanno portato al successo. Tanto per iniziare, dice, non ha “asfaltato” solo gli avversari: “Abbiamo asfaltato oltre 150 strade comunali”. E poi: “Abbiamo recuperato aree delle periferie, realizzato impianti sportivi, scuole e le piste ciclabili. Motivi di soddisfazione per i cittadini non sono mancati”. E sulle polemiche che lo inseguono da tempo, si difende definendosi un sindaco “assolutamente civico”. Di certo le simpatie pendono verso destra, anche estrema. Vicino a Casa Pound, nel 2017 – quando era già primo cittadino – venne immortalato in un video mentre invitava i militanti di destra a schierarsi di fronte a lui per il “rito del presente” durante la commemorazione di Sergio Ramelli, il giovane studente militante del Fronte della gioventù ucciso nel 1975 a Milano. Nel febbraio 2020, una nuova polemica: in un post in un cui rendeva “onore ai martiri delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata”, il sindaco si lanciò in un’invettiva contro l’Anpi Lecce: “Una sigla dietro la quale si nascondono uomini e donne fuori dal tempo e dalla civiltà. L’Anpi Lecce dev’essere chiusa al più presto, perché rappresenta un pericolo per la democrazia”.

Adesso lo hanno rivotato 3 neretini su quattro tra coloro che sono andati alle urne (tanti, affluenza al 71,05%). Cosa resta da fare a Nardò nei prossimi cinque anni? In cima alle priorità Mellone mette la questione degli impianti di depurazione, molto sentita nel territorio della costa jonico-salentina che influiscono sulla balneabilità di alcuni tratti di costa: “Con la Regione c’è piena sintonia – spiega – abbiamo individuato, di concerto, una soluzione che finalmente non prevede lo scarico a mare. Era una soluzione antiquata soprattutto in un’area come la nostra, con 27 chilometri, nella quale abbiamo conquistato nel 2021 sia le Cinque Vele che la Bandiera Blu”. E sulle sue simpatie un laconico: “Sono assolutamente civico”, dice Mellone che aveva chiuso il suo comizio finale invitando i suoi sostenitori a lasciare la piazza in fretta per evitare incontri con “chi ha rappresentato il male in questa città”, riferendosi a Pd e M5s. Poco dopo un candidato pentastellato, Tiziano De Pirro, era stato colpito con un pugno al volto da un sostenitore del sindaco. E poco dopo, nonostante l’intervento della Digos, l’aggressione – in questo caso verbale – prosegue sotto il palco del comizio con insulti omofobi. “Non c’entra la politica, quindi, non c’entrano le candidature, non c’entrano le elezioni”, aveva ribattuto Mellone provando a spegnere l’ultima polemica attorno alla sua amministrazione.

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