L’isola d’Arturo e delle Gallerie. Oh sì, che sarebbe piaciuto questa nuova veste d’intelletto chic a Elsa Morante che le dedicò uno dei suoi romanzi più intensi. Sarebbe felice anche di sapere che Procida è la prossima Capitale della Cultura e per festeggiarsi ha ospitato un’ interessantissima “mostra diffusa” organizzata da Italics, a cura di Vincenzo de Bellis, con la super consulenza di Damiana Leoni (già consulente di Art Basel). Insieme hanno riunito le più autorevoli gallerie di arte antica, moderna e contemporanea del Bel Paese e non solo. Perché Piccolo è bello. In tanti ci siamo innamorati dei piccoli borghi, osannati da influencer e arcaista (vedi Mick Jagger in Sicilia e Madonna in treno in Puglia) visti come luoghi più sani in tempi di pandemia.

Dicevamo un’ invasione “contaminata” da mattina a sera tra giardini, terrazze, chiese, vicoli, piazze, panorami, case private. Da Torra Murata alla Corricella, ancora impresse nella memoria di tutti le immagini de Il Postino di Massimo Troisi. Lia Rumma ci fa vedere attraverso il buco della serratura (e non è una metafora) di una vecchia casa di pescatori lo sbarco dei migranti. La guerriera di Patrizia Albanese è incastonata in una nicchia di pietra porosa. Mimmo Paladino sceglie l’ex carcere di Palazzo Davalos, stupefacente anche se in rovina. Mentre la “Fine di Dio” di Lucio Fontana viene esposta per la prima volta in luogo sacro, la cappella di Santa Maria Regina della Purità, quasi un gesto di perdono per il titolo blasfemo. Da oggi invece parte il Procida Film Festival con anteprima nazionale di “Io, nel Gioco delle Seduzioni”, tratto dal romanzo di Lidia Ravera, protagonista un formidabile Andrea Renzi.

A Milano è ritornata in presenza la Mi-Art, la Fiera Internazionale d’arte moderna e contemporanea con il suo bel mucchietto di 142 gallerie provenienti da mezzo mondo. Appuntamento bis della Fondazione Prada. Summit di cervelloni nella sede milanese con “Human Brain Conversations” (fino ad aprile 2022). Mentre nella sede veneziana di Palazzo di Ca’ Corner delle Regina Stop Painting, Talks, dal titolo provocatorio che il curatore Peter Fischli definisce “un caleidoscopio di gesti ripudiati”, dimostrando come diverse generazioni di artisti abbiano dichiarato che la pittura è prossima alla fine, ma spesso, nel farlo, l’abbiano invece rivitalizzata e reinventata ( Fino al 21 novembre). E gli art lovers potranno seguire gli eventi sui canali Instagram e YouTube di Fondazione Prada.

Bonne nouvelle anche da Parigi. Alla Fondation Louis Vuitton, magnifica costruzione progettata da Frank Ghery, arriva “La collezione Morozov. Icons of modern Art “( fino al 22 febbraio), una delle più importanti di arte impressionista al mondo che comprende 200 pezzi fra Manet, Rodin, Pissarro, Gaugin, Van Gogh, Matisse, Renoir… I fratelli Morozov erano mecenati che hanno dominato la vita culturale di Mosca all’inizio del XX secolo e per la prima volta la collezione viaggerà fuori dalla Russia.

All’ombra del Vesuvio: una sedia al centro del palco, su sfondo nero, un uomo vestito grigio scuro che recita Leopardi. Inizia così e finisce con un’accesa tifoseria e dal pubblico due belle guaglione salgono sul palcoscenico. Non sarebbe andata così a Villa Campolieto se non ci fosse stato lui, Gabriele Lavia, che si fa vulcano ( di parole) e da subito domina la scena, rimeggia e ruggisce, e quella donzelletta che a scuola ci faceva sbadigliare lui ce la legge in chiave cinematografica, primi piani e voce fuori campo (di Recanati). Lavia allarga le braccia sull’Infinito e tutto il parterre abbraccia quest’ermo colle e recita con lui… s’annega il pensiero mio e il naufragar mi è dolce in questo mare. Il direttore artistico Luca De Fusco, inventore del Festival delle Ville Vesuviane, dietro le quinte: “Quando vidi a Roma lo spettacolo di Leopardi era diverso. Oggi ha improvvisato tutto”. E’ questa la forza del teatro laviesco, scrive il copione, improvvisa altro. Stasera Lavia fa il bis e porta in scena alla sua maniera “Le favole di Oscar Wilde”.

Facebook pagina di Januaria Piromallo

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