Prima gli insulti a sfondo razziale, poi un poster sullo zerbino di casa che recita “Italia libera dall’Islam“. È quanto accaduto a un 32enne bengalese, Mizar, in zona Colli Albani a Roma. L’uomo, attraverso la sua legale Paola Bevere, ha presentato una denuncia ai carabinieri.

LA VICENDA Tutto è cominciato alcuni mesi fa: sull’uscio della casa in cui Mizar vive con la moglie e un bambino di quasi due anni sono comparsi cartelli dai toni poco amichevoli. “Avete rotto i co… è la quinta volta che sto male e vomito per la puzza del vostro cibo. Basta” e “mi state puzzando l’appartamento con la vostra cucina bangla. Basta, fatevi una pasta”: questi i testi dei primi messaggi, a cui sono seguiti altri più gravi e accompagnati da gocce di vernice e altri liquidi, sversati sia sullo zerbino che sul campanello. In men che non si dica, così, quella che sembrava una semplice lite tra condomini di una qualunque palazzina romana in un quartiere multietnico, si è trasformata in qualcosa di più pesante. “L’Italia non sarà mai islamica. Le nostre belle donne sono libere. Non metteremo mai il velo. Se siete islamici perché venite in Italia? Abbiamo la nostra cultura, vogliamo la libertà”, recita un foglio bianco con scritta a pennarello nero, tra gli ultimi apparsi. Il 32enne bengalese ha accusato dei fatti una vicina con cui ha avuto diversi alterchi. “Si è lamentata dei rumori notturni dovuti al bambino e ci ha staccato la corrente dal contatore centrale, quello accessibile a tutti, diverse volte”, racconta Mizar. Saranno le indagini dei carabinieri, però, a stabilire le responsabilità, poiché dopo il rinvenimento di un poster anti Islam, per l’avvocata Paola Bevere che assiste la famiglia bengalese la vicenda ha assunto contorni foschi e quindi la questione è diventata oggetto di una denuncia formalizzata ai carabinieri.

IL POSTERIl poster, ritrovato sullo zerbino dell’abitazione della coppia bengalese, è impaginato come un giornale. Sulla testata riporta il messaggio “Italia libera dall’Islam. Fermiamo l’espansione islamica. Abbattiamo i veli dell’ignoranza”, accanto a cui compare un logo che richiama un divieto d’accesso con la scritta “No Islam” e la riproduzione di una mezza luna e una stella di colore giallo. “Per un’Italia tradizionalista, orgogliosa della propria identità” e “Banniamo l’Islam in Italia”, tra gli altri messaggi.

LA DENUNCIA Per l’avvocato, che ha presentato sia una denuncia per propaganda di discriminazione razziale che una querela per stalking le condotte “da un lato costituiscono gli elementi della fattispecie delittuosa di atti persecutori” e “dall’altro di propaganda per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa”. Per Bevere, il reato che potrebbe andare a configurarsi, è quello di “offese a una confessione religiosa mediante vilipendio di persone”. La denuncia è stata presentata sabato scorso alla stazione Tuscolana dei carabinieri, come confermato a ilfattoquotidiano.it dagli stessi carabinieri che ora stanno facendo verifiche sull’accaduto.

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