“Metadone di Stato”. “Paghetta”. “Una follia pensare che sia utile per creare nuovo lavoro: quest’estate non si trovava manodopera da Livigno a Tropea“. Il nuovo affondo al reddito di cittadinanza da parte di Giorgia Meloni e Matteo Salvini arriva da Cernobbio, dove è in corso il forum Ambrosetti. E arriva nonostante la pubblicazione dei dati Inps, secondo cui a maggio il numero dei contratti stagionali era il doppio rispetto al 2017, a testimonianza del fatto che il reddito non ha avuto alcun impatto su quel tipo di impiego, come invece vogliono far credere i due esponenti di centrodestra. Comincia la leader di Fratelli d’Italia, con la metafora che innesca la polemica: paragona la misura alla sostanza impiegata per trattare la dipendenza dalle droghe. Ribadisce il punto, dopo alcune ore: “Ho detto una cosa molto precisa, che la mentalità con cui lo Stato approccia il problema della povertà con il reddito di cittadinanza è la stessa mentalità con la quale lo Stato approccia il problema della tossicodipendenza, cioè con il mantenimento a metadone. È una cosa semplice da capire“. E precisa: “Lo spiego ad Orlando, Conte e Di Maio: vuol dire tenere le persone nella condizione in cui si trovano. Io credo che combattere la povertà non sia mantenere le persone con la paghetta di Stato nella loro condizioni di povertà”, ha continuato. “Creare lavoro è un modo di liberare la gente dalla povertà, non mantenerla con la paghetta di Stato come vogliono fare i 5 stelle chiaramente per un fatto di consenso. Proprio perché so cos’è la povertà la voglio combattere davvero e non la voglio mantenere tale quale”.

Matteo Salvini si fa fotografare mentre abbraccia la leader di Fratelli d’Italia (poi si scattano anche un selfie) e le fa eco: “Il reddito di cittadinanza non si è rivelato efficiente. Lo abbiamo votato, è stato un errore. Sono 12 miliardi di euro spesi male che non producono lavoro ma sussistenza”. Come Meloni, non ha dubbi: “Alla prova dei fatti si è rivelato un fallimento. È una follia pensare che sia utile per creare nuovo lavoro: quest’estate non si trovava manodopera da Livigno a Tropea“. Eppure, i dati amministrativi dell’Inps pubblicati a fine agosto dicono un’altra cosa: a maggio sono stati attivati in totale 142.272 rapporti di lavoro stagionali. È quasi il doppio rispetto al 2017 e sono 50mila in più sia rispetto al 2018 (prima, quindi, che venisse introdotto il reddito di cittadinanza) sia rispetto al 2019. L’Osservatorio sul precariato diffuso dall’istituto previdenziale mostra che il mercato del lavoro in Italia è ripartito con ritmo pieno ancora prima dell’avvio della stagione turistica cui fa riferimento Salvini: la assunzioni da parte dei datori di lavoro privati sono state 2.412.000 nei primi cinque mesi, in forte aumento (determinato anche dal confronto con il 2020, pieno anno pandemico) rispetto allo stesso periodo di un anno fa. Si contano invece 1,79 milioni di contratti cessati. Nel mese di maggio a spiccare, rispetto agli anni pre Covid, è proprio l’andamento dei contratti stagionali. In particolare, risulta “accentuato il recupero, negli ultimi tre mesi, delle assunzioni stagionali e in somministrazione”, conclude l’Inps.

I miliardi spesi, dice Salvini, “li impiegherei per sostenere le imprese”. È inoltre fiero perché “ho l’onore di mettere la mia prima firma su una proposta di legge finanziaria per eliminarlo“. E solo pochi giorni fa Matteo Renzi ha ufficializzato ai microfoni di Mediaset il quesito referendario che chiede l’abolizione della misura: “Volete che sia abrogato il dl 28 gennaio 2019, n.4 ‘Disposizioni urgenti in materia di reddito di cittadinanza e di pensioni’, convertito in legge, con modificazioni, dalla legge 28 marzo 2019, n.26 limitatamente al capo I, art. Da 1 a 13, recanti ‘disposizioni urgenti in materia di reddito di cittadinanza’. Dall’inizio della pandemia, però, il governo ha destinato oltre 100 miliardi per contrastare gli effetti del virus. Sale il conto se si fa riferimento anche alle misure di sostegno alla liquidità. Alle imprese in senso stretto è andato il 48% dei 112 miliardi di euro messi in campo, pari a 53 miliardi, sotto forma di agevolazioni ed esenzioni fiscali, contributi a fondo perduto e garanzie pubbliche ai finanziamenti bancari.

Le risposte arrivano una dopo l’altra. “Non so i poveri che cosa hanno fatto di male. Vedo odio contro i poveri e verso chi lavora e magari è povero ma paga comunque le tasse anche per chi non le paga”, ha detto il segretario generale della Cgil Maurizio Landini, intervenuto alla festa del Fatto Quotidiano. “La posizione della Cgil è di non cancellare il reddito ma di migliorarlo, ragionando soprattutto sui centri per l’impiego e le politiche attive”. Il ministro del Lavoro Andrea Orlando è fra i primi a commentare le parole di Giorgia Meloni: “Non rispondo perché chi usa queste metafore probabilmente non si rende conto di che cosa è la povertà“. Il provvedimento, sottolinea “non poteva funzionare come politiche attive, ha funzionato come contrasto alla povertà. Dobbiamo ripensare a come armonizzare lo strumento”. L’Italia, dice il ministro, farebbe un passo indietro se “tornasse ad essere tra i pochi Paesi che non ha uno strumento di contrasto alla povertà”. Serve invece una discussione seria e reale partendo dal fatto che una parte consistente di quella platea di poveri non è occupabile mentre una parte va reinserita socialmente, soprattutto donne. Non facciamo però passare lo stereotipo secondo cui è frutto la povertà è frutto di pigrizia e carattere”. Soprattutto: “Non vorrei che ora si riaprisse nel nostro Paese, in vista delle elezioni, una campagna di odio contro i poveri”. Dalla festa del Fatto interviene anche Giuseppe Conte, leader del M5s: “Meloni a Cernobbio ha parlato di metadone. Immagino che non volesse offendere i beneficiari, ma è una espressione volgare, forte. Dobbiamo riconoscere la dignità sociale”.

Enrico Letta, segretario del Partito Democratico, ribadisce l’importanza di apportare modifiche ma anche di tutelare chi si trova in difficoltà: ““La nostra posizione è quella del presidente Draghi: siamo a favore che si modifichi o si migliori. Si parta dalle cose che non hanno funzionato e si mantenga però un intervento a favore della povertà che esiste nel nostro Paese”, commenta dal forum Ambrosetti. “Il reddito di cittadinanza è stato spesso pensato come un intervento a favore dell’occupazione, ma è un intervento di contrasto alla povertà. Sul tema della disoccupazione bisogna riformare l’apprendistato e detassare le nuove assunzioni, questi sono gli strumenti che servono”.

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