Musica

Charlie Watts, il batterista elegante che amava il jazz, l’RnB ed Elvis Presley (e non suonava la batteria in casa per amore)

Il batterista 80enne è morto dopo un delicato intervento chirurgico al cuore. A differenza di Mick Jagger, Keith Richards e Ronnie Wood era il componente dei Rolling Stones più riservato, fedele in amore e defilato 

di Andrea Conti

Elegante, tranquillo e per nulla il ritratto della band dei Rolling Stones. Charles ‘Charlie’ Robert Watts era l’amatissimo batterista di uno dei gruppi più trasgressivi della musica mondiale ma appariva poco nelle interviste e soprattutto ha avuto una storia musicale alle spalle che lo ha portato in un primo momento da tutt’altra parte: il jump blues, che poi sarebbe diventato il rhythm and blues. Negli anni 50, non credendo che la musica potesse diventare il suo mestiere e dopo aver militato nella Blues Incorporated di Alexis Korner, Charlie lavorò come grafico per alcune importanti agenzie londinesi e danesi fino all’incontro fortunato con i Rolling Stones nel 1963. Charlie incontra Mick Jagger, Keith Richards, Brian Jones e Ian “Stu” Stewart, amico e fondatore della band, e da allora non li lascia più, pubblicando alcuni album solisti ma tornando sempre all’ovile ad ogni nuovo disco.

La passione per la musica nasce a Wembley quando conosce il vicino di casa che poi diventerà uno dei più suoi più cari amici, Dave Green. Quest’ultimo gli trasmette la passione per il jump blues, il rhythm and blues, con l’ascolto di Miles Davis e John Coltrane per poi approdare al rock&roll di Elvis. Come dichiarato a DrumChannel.com, riportato da MusicOff, Charlie ha ammesso di non aver mai studiato la batteria ma di aver cercato di emulare i colleghi e Joe Morello, uno dei pochissimi batteristi americani ad aver suonato nel Regno Unito. In una intervista a Rolling Stone Watts ha ricordato l’amore per il jazz e il suo approccio alla band: “All’inizio sono venute a sentirmi suonare più persone rispetto a qualsiasi altra band in cui ero stato. Gli Stones hanno sempre avuto un seguito, che fossero quattro ragazze o quattrocento. Sono rimasto impressionato anche dal fanatismo di Keith e Brian (Jones), la loro assoluta dedizione al blues di Chicago, a Elmore James, Jimmy Reed e Chuck Berry – ha raccontato – Si sedevano per tutta la notte a sentire i dischi più e più volte. Brian scriveva lettere di protesta alle riviste musicali. Keith era altrettanto fanatico, anche se non scriveva lettere. La parola ‘pop’ non era molto importante nelle nostre vite fino a quando non abbiamo visto i Beatles. Non erano quello che io volevo essere. Abbiamo fatto show insieme. Sul palco non facevano molto, non si muovevano un granché. E non avevano un grande sound. Non erano Eric Clapton, i Cream o Jimi Hendrix. Ma i Beatles erano un fenomeno, era incredibile come la gente li guardava. Era questo che faceva presa, più di quando John Lennon faceva ‘la-la-la’ o Paul McCartney scuoteva la testa. L’effetto è stato sorprendente”.

Charlie Watts si sposa il 14 ottobre 1964 con la pittrice e scultrice Shirley Ann Shepherd, incontrata prima di avere successo con gli Stones. Hanno una figlia, Serafina, nata nel marzo 1968. Come hanno confermato anche gli altri membri della band, il batterista è stato sempre fedele alla moglie nonostante la corte di numerose fan. Proprio per amore, Charlie non ha mai avuto la batteria in casa: “Non posso suonare a casa quindi per suonare la batteria devo andare in tour, ma per andare in tour devo andarmene di casa e lasciare mia moglie e mia figlia. È un circolo vizioso in cui sono intrappolato da tutta la vita. Ogni volta vado in tour con gli Stones pensando che sia l’ultimo e quando è finito lascio la band”, riportava Virgin Radio citando una intervista del 1989.

Qualche anno fa Keith Richards aveva dichiarato: “Voglio essere seppellito accanto a Charlie Watts. Penso che sia fantastico. Il lavoro più difficile all’interno di una band è quello del batterista. Penso di essere migliorato come musicista solo per poter suonare con lui, che è un uomo fantastico. Il mio obiettivo è quello di diventare cool tanto quanto lui”. Parole che oggi regalano più di una emozione.

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