Ah i classici, ah il grande Ovidio: «video meliora proboque, deteriora sequor» (vedo ciò che è meglio e lo approvo, poi invece seguo il peggio), constatazione lapalissiana, che purtroppo, più che alla sfera individuale (le persone alla lunga tendono al miglioramento), si adatta a pennello alla sfera civile, sociale e politica dell’Italia. Tutti conoscono le disgrazie, le ferite profonde che affliggono il nostro Paese, peccato poi che collettivamente non ci sia quasi nessun progresso. Le riforme sono se non impossibili, sono certamente impraticate e probabilmente impraticabili.

Ad esempio – mai come in un periodo di gravi difficoltà economiche e sanitarie quale è quello di una pandemia – tutti si rendono conto che il cosiddetto sistema di welfare deve essere ristrutturato su basi (e altezze) completamente differenti dalle attuali, eppure no. Tutti sanno che la montagna di miliardi di denaro che viene spesa giornalmente, in gran parte ha rinunciato ai propri fini, non sostiene tutti i bisognosi, complessivamente non copre i cittadini da sorprese negative, malattie, incidenti e quanto altro; in altre parole non offre quell’insieme di servizi che sono l’unica giustificazione dell’esistenza di un sistema basato sull’imposizione fiscale e, quel che è peggio, nella maggioranza dei casi, anziché generare equità tra i cittadini, produce ulteriori diseguaglianze, privilegi non garanzie.

Eppure, tutti vedono come sarebbe possibile migliorare l’attuale sistema, ma nulla viene fatto. Al solito si preferisce procedere a spizzichi e bocconi, con provvedimenti ad hoc, tamponi che spesso si rivelano insufficienti, soluzioni che non di rado è più quello che lasciano fuori di ciò che riescono a includere. Senza perseguire un criterio generale, è difficile non finire per omettere ciò che realmente è indispensabile. Ah Ovidio!

È il caso recentissimo del mancato finanziamento delle indennità previste dall’Inps per i lavoratori obbligati ad assentarsi dal lavoro per il dovere di quarantena, e impossibilitati a svolgere lavoro da casa. Una dimenticanza da oltre 600 milioni di mancata copertura, che assomiglia a tante altre e in particolare ricorda il buco degli esodati senza copertura, mal calcolato dalla ministra Elsa Fornero.

Insomma, un errore, come altri, non sappiamo se un lapsus o una deliberata omissione. Un caso già visto e che si ripeterà, anche se è verosimile che il governo con provvedimenti successivi – anche sull’onda della pubblicità a questa «marachella» – troverà i fondi per rifinanziarlo e tutto, come al solito finirà con il ripristino tardivo dello status quo, salvo qualche povero disgraziato che finirà sgranato dall’indefettibile burocrazia.

Giusto ché si sappia di che cosa parliamo, ricordo che nel 2020 la spesa complessiva annua per le pensioni è stata pari a 212,9 miliardi di euro, di cui 190 miliardi sostenuti dalle gestioni previdenziali e 22,9 miliardi da quelle assistenziali. Nello stesso anno l’Inps ha perso 5,7 miliardi, peggiorando i conti di 12 miliardi rispetto al 2019, certamente anche per una diminuzione pari a 11 miliardi del gettito contributivo, dovuta alla pandemia. Da inizio pandemia l’Inps ha erogato sostegni per una spesa stimata di 26,19 miliardi, che hanno riguardato oltre 14 milioni di italiani.

In tutti questi miliardi c’è di tutto: molte cose giuste e utili; molti privilegi ingiustificati e ingiustificabili, molta burocrazia farraginosa, inconcludente e dannosa, errori e cose giuste, come il provvedimento testé rimasto senza copertura. Tuttavia, bisogna sapere che un parlamento come somma di privilegi differenti è la garanzia dell’inefficienza del sistema di welfare, troppo spesso utilizzato solo per consenso politico. E in questo modo qualche vittima, non appartenente a gruppi abbastanza protettivi ci casca sempre.

Tutto questo dovrebbe finire, se volessimo diventare un paese moderno (e chi se ne frega!), ma soprattutto per ragioni di giustizia ed equità nazionale. Oltre che per motivi di sopravvivenza economica, perché nulla come un sistema di welfare costoso e inefficiente mette in ginocchio l’economia del paese. E per favore, basta con le soluzioni-tampone, con le dimenticanze vere o false e conseguenti costose rincorse!

È ovvio che nessuno pensa di poter liquidare in poche righe un tema così rilevante come quello del welfare. Ma proprio per questo vorremmo sentirne parlare più spesso e, soprattutto, vorremmo vedere maggiore alacrità e continuità da parte dell’attuale governo nell’introdurre cambiamenti e riforme, radicali e urgenti, che non solo ripuliscano il sistema sociale italiano dai molti sprechi e dalle numerose distorsioni, ma che gli restituiscano un’anima, un autentico spirito di sostegno e garanzia alla vita dei cittadini italiani e a quanti lavorano nel nostro paese. L’Europa non c’entra. Basta leggere Ovidio.

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