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Agrigento, ucciso con due spari l’ex presidente del Consiglio comunale di Favara Salvatore Lupo. Nel 2017 fu arrestato per estorsione

Lupo, 45 anni, è un imprenditore nel settore delle residenze assistenziali. Era indagato in due inchieste dalla Procura di Agrigento: in un caso per maltrattamenti ai danni di minori disabili psichici, nell'altro con l'accusa di aver costretto i propri dipendenti a restituire metà dello stipendio. Nel 2011 la sua auto era stata incendiata
Agrigento, ucciso con due spari l’ex presidente del Consiglio comunale di Favara Salvatore Lupo. Nel 2017 fu arrestato per estorsione
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L’ex presidente del consiglio comunale di Favara (Agrigento), Salvatore Lupo, è stato ucciso con due colpi di pistola in un bar di una via centrale della cittadina, poco prima delle 18 del 15 agosto, sulla porta d’ingresso del bagno. Il killer, arrivato a bordo di una Porsche, ha agito da solo, a volto scoperto e sotto gli occhi del titolare, poi è fuggito: i Carabinieri della compagnia di Agrigento – coordinati dai sostituti procuratori Paola Vetro e Maria Barbara Cifarinò – sono in cerca di testimoni diretti per chiarire la dinamica e hanno acquisito le immagini dei sistemi di videosorveglianza presenti in zona. Le prime indagini si stanno concentrando sui rapporti personali della vittima, che pare avesse forti contrasti economici e dissidi in ambito familiare.

Lupo, 45 anni, era un imprenditore nel settore delle residenze assistenziali. Era stato eletto in Comune nel 2011, nella lista del Movimento per l’autonomia dell’ex governatore Raffaele Lombardo. Nel 2015 era diventato presidente dell’assemblea, carica ricoperta fino al rinnovo dell’amministrazione l’anno successivo. Nel 2017 era stato arrestato – insieme alla moglie – con l’accusa di estorsione nell’ambito dell’inchiesta “Stipendi spezzati” della procura di Agrigento: dall’indagine era emerso come ai dipendenti della “Cooperativa sociale Suami – Onlus” (di cui Lupo era amministratore unico) fossero prima accreditate su conto corrente le mensilità dovute, e poi – con carte bancomat intestate a loro stessi – il datore di lavoro ne prelevasse indietro la metà. Secondo l’accusa, questi prelievi forzosi di denaro avrebbero riguardato oltre venti dipendenti.

Lo scorso 20 maggio, inoltre, Lupo è stato rinviato a giudizio insieme a daltri sette imputati nell’ambito di un’ulteriore e precedente inchiesta (“Catene spezzate”) con l’accusa maltrattamenti fisici e pisicologici ad alcuni minori inabili psichici, affidati per la vigilanza, l’assistenza e sostegno, a una comunità alloggio di Licata, altro centro dell’agrigentino. Nel novembre 2011 – quando era ancora consigliere comunale – la sua auto era stata incendiata.

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