Il governo di Pedro Sanchez ha varato a marzo la normativa per imporre a partire da metà agosto maggiori tutele ai fattorini come ad altri lavoratori del settore della cosiddetta gig economy in Spagna equiparandoli a normali dipendenti. E a due settimane dall’entrata in vigore della legge, il colosso britannico della consegne di cibi a domicilio Deliveroo è pronto a chiudere il proprio ramo spagnolo e a mettere fine nei prossimi mesi a ogni attività nel Paese iberico.

Il piano di sganciamento è stato annunciato oggi a Madrid dai vertici dell’azienda, secondo i quali la nuova normativa richiederebbe “un livello sproporzionato di investimenti, in un quadro di ricavi destinato a divenire altamente incerto nel lungo termine fino a impattare sulla sostenibilità economica della nostra società nel mercato nazionale” spagnolo. La fine delle operazioni non avverrà comunque prima di ottobre e sarà preceduta a settembre da negoziati con i sindacati, hanno fatto sapere fonti aziendali; mentre Hadi Moussa, chief business officer per lo sviluppo internazionale di Deliveroo, ha promesso “compensazioni” e forme di buonuscita “in linea con la legge” locale per i fattorini e gli impiegati attualmente coinvolti nelle attività del gruppo in Spagna.

La holding britannica risulta ad oggi attiva in 12 Paesi del mondo e ricava dal mercato spagnolo non più del 2% del suo fatturato globale. Nel Regno Unito è stato al centro pure di azioni legali e proteste da parte dei sindacati e dei lavoratori che chiedevano garanzie analoghe a quelle dei contratti di lavoro dipendente. Ma i ricorsi presentati sulla questione sono stati alla fine respinti quest’anno dalle corti di giustizia britanniche, che al contrario li avevano accolti per casi analoghi in una storica sentenza recente a tutela degli autisti di Uber, gigante mondiale dei taxi online.

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