La variante Delta si sta diffondendo in modo molto consistente in Europa e anche in Italia, dopo che tutto il territorio italiano è stato dichiarato zona bianca, cioè dopo che si è consentito a tutti di circolare liberamente senza mascherine come se ogni pericolo di infezione fosse finito.

Ipocritamente arriva oggi un avvertimento dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), che pone in evidenza il pericolo di un’imminente esplosione dell’infezione della variante indiana, mentre il governo italiano, con tutta calma, annuncia che saranno prese in considerazione le scelte di Emmanuel Macron a proposito del green pass per gli spostamenti e gli aggruppamenti di persone.

Molto importante è la decisione del G20, che tenta per la prima volta di porre un freno all’utilizzo dei paradisi fiscali da parte delle multinazionali suddivise in due categorie, quelle che hanno un fatturato superiore ai 20 miliardi di euro e quelle che hanno un fatturato superiore ai 750 milioni di euro, proponendo, nel primo caso, una tassazione maggiore che nel secondo. Una tassa da riscuotere nei luoghi dove le multinazionali offrono beni e servizi, incassando i relativi guadagni.

Dopo la sospensione del Patto di stabilità, questo è il secondo provvedimento a livello europeo che fa sperare in una incipiente presa di consapevolezza da parte dei governanti dell’Europa dell’assoluta incapacità del sistema economico predatorio neoliberista di promuovere lo sviluppo economico dell’Europa e di far fronte alle grandi emergenze come quella provocata dal Covid-19.

Tale consapevolezza certamente non appare nelle dichiarazioni del ministro del Lavoro Andrea Orlando e del ministro delle Finanze Daniele Franco a proposito dei licenziamenti in blocco, mediante semplice e-mail, dei 422 dipendenti dell’importante fabbrica inglese Gkn di Campi Bisenzio, che produce semiassi e trasmissioni per automobili, una produzione di grande rilevanza economica per l’enorme domanda di questi beni da parte delle case produttrici di automobili.

Detti ministri, infatti, non si dolgono del fatto che il sistema economico consenta il licenziamento del personale, ma delle forme e dei modi in cui tali licenziamenti sono stati notificati agli interessati, e al riguardo è stupefacente la critica mossa da Enrico Letta, la cui preoccupazione non è affatto quella di modificare l’imperante sistema economico neoliberista, ma semplicemente quello di modificare, integrandola, la legge sullo sblocco dei licenziamenti.

I citati politici non hanno minimamente capito che questo è il frutto del vigente sistema economico neoliberista, secondo il quale il diritto al lavoro non esiste e il licenziamento dei lavoratori è un accidente imprevedibile che non merita considerazioni di ordine sociale e giuridico.

Una grande assurdità alla quale ha aderito in pieno anche il capo del governo Mario Draghi, l’inventore delle privatizzazioni, che in casi come questo dovrebbe intervenire o con l’esercizio del golden power, o con la nazionalizzazione dell’impresa, o con il trasferimento della stessa alla comunità dei lavoratori licenziati. È sicuro, infatti, che in base alla Costituzione il mancato perseguimento della funzione sociale di un bene comporta la perdita della tutela e della garanzia del diritto di proprietà e che di conseguenza il bene stesso torna là da dove è venuto, cioè nella proprietà comune del popolo, considerato elemento costitutivo dello Stato-Comunità, fondato sul lavoro.

Inoltre, è da sottolineare che di fronte all’inerzia del governo i lavoratori licenziati, aiutati da associazioni e altri cittadini solidali e volenterosi, possono chiedere al giudice ordinario la dichiarazione di nullità di questa chiusura improvvisa della fabbrica e della sua delocalizzazione, poiché tali atti hanno violato due principi precettivi e imperativi, e cioè: la funzione sociale del bene, alla quale ci siamo riferiti, e di cui fa menzione l’articolo 42 della Costituzione, nonché l’utilità sociale, la sicurezza, la libertà e la dignità umana, di cui fa cenno l’articolo 41 della Costituzione.

A questo punto entra in ballo l’articolo 1418 del Codice civile, che prevede da parte del giudice la dichiarazione di nullità di tali atti, senza limiti di tempo, proprio in quanto lesivi di principi imperativi di ordine pubblico economico, ed è da sottolineare che la legittimazione di agire in giudizio da parte dei lavoratori e di altri cittadini deriva dal combinato disposto dell’articolo 2 della Costituzione, che considera il cittadino singolo e come parte della comunità; dell’articolo 3, comma 2, che assicura a detti cittadini il diritto fondamentale di partecipazione all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese; dall’articolo 118, quarto comma, secondo il quale i cittadini singoli o associati possono svolgere attività di interesse generale nell’interesse della comunità nazionale.

Questo è il consiglio che mi sento di dare, da una parte al governo e dall’altra parte ai lavoratori, per le cui sofferenze esprimo tutta la mia vicinanza.

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