Il Governo siciliano incassa il via libera al rendiconto di bilancio del 2019. Ma il sì della Corte dei conti arriva accompagnato da una tale sfilza di esclusioni da suonare più come una batosta. L’ennesima, in pochi giorni, per la giunta di Nello Musumeci. Poco dopo le 14.30 di venerdì il presidente della Sezione di controllo Salvatore Pilato ha letto la decisione, spiegando che nonostante il rendiconto presenti “profili migliorativi, da approfondimenti contabili sono emerse aree di criticità finanziarie che pongono dubbi di attendibilità“. I giudici contabili, dunque, approvano finalmente la parifica, ma accertano “irregolarità contabili“, e dichiarano “non regolari lo stato patrimoniale e il conto economico“. Un giudizio che fa il paio con la scure affondata sulla finanziaria regionale da parte dal governo Draghi, che ha impugnato giovedì dieci articoli della legge presentata ad aprile, censurando soprattutto la stabilizzazione dei precari Asu (attività socialmente utili): più di 4800 lavoratori entrati senza concorso e che svolgono ruoli essenziali da oltre 25 anni, ma privi di ogni tutela.

Un vero e proprio pasticcio finanziario, aggravatosi oggi dal giudizio della Corte dei conti siciliana. Che ha tra le altre cose rilevato “quote di disavanzo – ha scandito Pilato – non recuperate nel rendiconto del 2018 e da ripianare in quello del 2019″, per un totale di oltre “875 milioni di euro”. Ma sono davvero tante le voci rimaste escluse dall’approvazione della Corte, elencate alla presenza del governatore Nello Musumeci, dell’assessore al Bilancio Gaetano Armao e del ragioniere generale Ignazio Tozzo, mentre, come meri auditori, erano presenti anche il presidente dell’Ars Gianfranco Micciché e il sindaco di Palermo Leoluca Orlando.

Dopo la lunga requisitoria del procuratore, Pino Zingale – che aveva chiesto la bocciatura del rendiconto – Musumeci era intervenuto rivendicando quanto fatto dalla propria giunta: un “faticoso riordino contabile che il governo della Regione si è assunto il compito di realizzare dopo anni di incertezze e approssimazioni alle la mia giunta pone rimedio, pur se nel contesto difficilissimo di un’amministrazione alle prese dei drammatici effetti della pandemia che ha colpito la stessa struttura burocratica”, ha detto il governatore, eletto nel 2017. E ha continuato rivendicando anche gli accordi stretti col Governo nazionale, nonostante l’impugnazione del Cdm che ha scatenato le opposizioni: “Gli accordi conclusi con il Governo centrale – ha detto stamattina di fronte alla Corte – che hanno condotto ad adottare modalità specifiche di ripianamento dei disavanzi, dimostrano che la Regione ha voltato pagina nella gestione degli equilibri di bilancio e recuperato credibilità finanziaria”.

I rilievi dei giudici sul rendiconto del 2019, quando ormai l’attuale governo regionale era insediato da due anni, hanno però rinfocolato le polemiche nate già dopo che il Cdm aveva impugnato la finanziaria di aprile. Ad invocare un intervento del Governo centrale è adesso il segretario regionale della Cgil, Alfio Mannino: “Una parifica con tutti questi rilievi di irregolarità e prescrizioni e con la bocciatura di conto economico e stato patrimoniale sottolinea la gravità della situazione e rimette in discussione tutta la gestione economica del 2019. Ora l’Ars dovrà dire la sua. Riteniamo tuttavia a questo punto indispensabile un intervento del Governo nazionale, che sia di regia e di supporto al superamento della crisi, giacchè, dopo quasi 4 anni di legislatura, possiamo dire che il governo regionale in carica non ce la fa“. Mentre dai banchi del M5s tuona il consigliere regionale Luigi Sunseri, membro della commissione Bilancio: “I giudici contabili confermano quello che abbiamo sempre sostenuto: questo governo non è stato né sarà in grado di realizzare gli obiettivi minimi che puntualmente si pone, né di garantire a questa regione una gestione finanziaria virtuosa”.

Critico anche il Pd siciliano: “Musumeci abbia il coraggio di riconoscere il fallimento del suo governo confermato dalle numerose disfunzioni gestionali ed amministrative e dalle irregolarità contabili evidenziate nel corso dell’udienza per la parifica del rendiconto”, attaccano il capogruppo all’Ars Giuseppe Lupo e il segretario regionale Anthony Barbagallo. Gli “ampi e pesanti” rilievi della Corte, per il segretario regionale della Uil Claudio Barone, mettono “profondamente in discussione l’affidabilità del governo regionale. Adesso, a questo punto della legislatura, è difficile recuperare. In mezzo alle macerie si sta entrando in un clima di campagna elettorale e non c’è a benché minima volontà di affrontare i problemi della nostra regione”.

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