Un revisore dei conti in tutte le Federazioni sportive. Indicato dal governo. Praticamente un controllore di Palazzo Chigi sui bilanci dello sport italiano. O almeno così la stanno vivendo presidenti e dirigenti federali, allarmati da una procedura irrituale, con un “avviso” lampo, che sa tanto di invasione di campo. E sappiamo quanto lo sport italiano sia geloso della sua “autonomia”. Il Dipartimento Sport di Palazzo Chigi, su indicazione dell’autorità competente (cioè la sottosegretaria Valentina Vezzali) ha pubblicato una manifestazione d’interesse per essere inseriti nell’elenco dei revisori dei conti delle Federazioni sportive. Dopo la tornata elettorale della scorsa primavera, infatti, questi sono i giorni in cui vengono nominati i collegi sindacali, che hanno il compito di verificare i bilanci. Il presidente è eletto dall’assemblea di ciascuna disciplina, gli altri due membri vengono indicati dal Coni. Fino ad oggi.

La novità è che il governo ha deciso di partecipare a questo processo. Qualcosa del genere, in realtà, esisteva già per le Federazioni iscritte all’elenco Istat (sono 30 su 44 totali) per cui uno dei tre membri era indicato dal Ministero dell’Economia. Proprio per rispettare gli statuti ed il principio di autonomia delle istituzioni sportive, il Mef era solito inviare una lista di nominativi al Coni, che poi procedeva alla nomina formale. È più meno quello che ripropone di fare adesso il Dipartimento Sport, anche per le altre 14 Federazioni che non sono iscritte all’elenco Istat. Solo che l’iniziativa non è stata per nulla gradita. Mentre da Palazzo Chigi spiegano di essersi limitati a dare ulteriore pubblicità all’avviso già pubblicato dal Coni (che però pare non ne sapesse nulla). Il risultato adesso è avere due registri diversi (uno al Foro Italico, l’altro a Chigi), e una lista “governativa” che non si sa bene quanto e come dovrà essere tenuta in considerazione dal Coni al momento delle nomine.

La verità è che su questa piccola “battaglia dei commercialisti” si sta consumando l’ennesimo braccio di ferro sul controllo dello sport italiano, sempre in bilico fra Coni e governo (con la società pubblica “Sport e salute” terzo incomodo). Dopo la riforma lasciata a metà, non è mai stato del tutto chiarito dove finisca la vigilanza del Coni e dove inizi quella del governo. Il Fatto Quotidiano ha già raccontato come da tempo, già dal mandato dell’ex sottosegretario Giorgetti, poi con l’ex ministro Spadafora, ed evidentemente anche adesso con la sottosegretaria Vezzali (molto vicina al leghista), la politica stia provando a riappropriarsi dello sport, settore che aveva delegato per anni al Coni. Dunque la volontà di incidere sui revisori non deve sorprendere. Nella sostanza potrebbe essere persino condivisibile, considerando che proprio nelle Federazioni c’è più necessità di controllo. Nella forma, però, restano i dubbi su una procedura che non è ancorata ad alcuna norma, se non la direttiva appena scritta da Palazzo Chigi (negli statuti federali si parla di nomina da parte del Coni). E di un “bando-lampo”, pubblicato venerdì, il giorno di ItaliaTurchia, con il weekend di mezzo, e scadenza mercoledì mattina: l’esito dovrà essere noto in meno di 24 ore, visto che giovedì c’è la giunta del Coni che procederà alle nomine. Da Palazzo Chigi assicurano che non ci sarà selezione, il dipartimento si limiterà a raccogliere le adesioni e girarle al Coni, senza indicazioni. Ma al contempo auspicano che il Coni ne tenga conto, e qui nascono le contraddizioni. In ballo, ci sono 33 poltrone (14 nelle Federazioni, altre 19 nelle discipline associate), ovviamente retribuite. Il posto di chi controlla i controllori è sempre prezioso.

Twitter: @lVendemiale

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