Mentre tutto il mondo, gradualmente, tenta di ripartire e abbandonare gradualmente le restrizioni anti-Covid, il Cile deve fare un passo indietro. Nonostante quasi il 60 per cento della popolazione sia completamente vaccinato e il 75 abbia ricevuto la prima dose, il governo ha annunciato un lockdown per la capitale Santiago. Gli ultimi dati sui contagi sono di giovedì quando si sono registrati 7716 nuovi casi la gran parte dei quali ovviamente non avevano ancora completato il ciclo di somministrazioni. Vale la pena ricordare che in Cile viene somministrato in gran parte il vaccino cinese Sinovac e in misura minore Pfizer Biontech.

Oltre 8 milioni di persone dovranno rimanere a casa da oggi. I letti di terapia intensiva, dicono le autorità sanitarie, stanno per raggiungere la piena capacità. Oltre a Santiago entreranno in “zona rossa” anche altri 40 Comuni delle Regioni di Valparaíso, O’Higgins, Maule e Los Lagos.

Il problema sarebbe nato, secondo i critici del governo, dalla eccessiva velocità con cui il governo ha rimosso le restrizioni dopo che le misure imposte da marzo a novembre del 2020 avevano dato risultati, ma anche dalla riapertura delle frontiere (anche per consentire dei periodi di vacanze) visto che la situazione in Sud America non è ancora stabilizzata e in considerazione anche della circolazione della cosiddetta “variante brasiliana”. Secondo la John Hopkins University dall’inizio della pandemia i morti per Covid in Cile sono stati oltre 30mila.

Intanto anche l’Argentina estende le misure anti-Covid fino al 25 giugno a causa dell’emergenza sanitaria. Il presidente Alberto Fernàndez ha sottolineato, rivolgendosi ai suoi connazionali, di “non smettere di avere cura di loro stessi”. Nelle ultime 24 ore in Argentina si sono registrati 689 morti e quasi 27mila nuovi casi.

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