Prima il no al coprifuoco, poi la vicenda degli 007, ora il referendum sulla giustizia. Se “un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova”, allora quello tra Matteo Salvini e Matteo Renzi è a tutti gli effetti un asse politico. L’ultima conferma dalle parole del leader di Italia Viva poche ore fa: “Senza riforma della giustizia penale non ci danno i soldi del Recovery: ora o mai più. Io penso che il Parlamento debba fare la riforma, ma il referendum mette pepe. Credo sia una iniziativa molto utile”. Parole, quelle del senatore semplice di Scandicci, pronunciate durante un’ospitata a Radio 1 e che seguono di una settimana esatta l’iniziativa annunciata da Salvini.

IL REFERENDUM SULLA GIUSTIZIA – Il 6 maggio scorso, infatti, il segretario federale della Lega ha fatto sapere di voler raccogliere firme coi radicali per un referendum sulla giustizia. Obiettivo? Anche l’abolizione della legge Severino sui politici condannati. E Matteo Renzi è d’accordo: “Quello che sta succedendo sulla magistratura è incredibile – ha spiegato il leader di Italia Viva – Si chiude un trentennio incredibile, se a Davigo si applicasse il metodo Davigo del Csm non resterebbe niente”. Quindi sì al referendum di Salvini e dei radicali: “L’esperienza referendaria talvolta può essere uno straordinario stimolo“. Ricapitolando: Salvini lancia la proposta, Renzi fa da follower. Attenzione: non è la prima volta che succede, anzi.

IL CASO RENZI-MANCINI – Il 4 maggio, ad esempio, il caso forse più eclatante. E’ un martedì, la sera prima Report aveva mandato in onda il video dell’incontro di Matteo Renzi con lo 007 Marco Mancini in un autogrill di Fiano Romano. La polemica impazza. Per Salvini è tutto normale: “Polemica inesistente, io ho visto decine di agenti segreti” dice a favor di telecamera, difendendo l’ex presidente del Consiglio. E pazienza se oggi, a distanza di 9 giorni, il Copasir a guida leghista ha annunciato che chiederà a Mario Draghi un’inchiesta interna per “procedere all’accertamento della correttezza delle condotte poste in essere da appartenenti o da ex appartenenti agli organismi di informazione e sicurezza“.

NO COMUNE AL COPRIFUOCO DEL LORO GOVERNO – Per trovare la terza comunione d’intenti tra i due Matteo nell’arco di neanche 30 giorni bisogna tornare a metà aprile. Per molti Salvini sente sul collo il fiato di Giorgia Meloni, i sondaggi continuano a registrare l’avvicinamento di Fratelli d’Italia alla Lega; il leader del Carroccio passa all’attacco e chiede polemicamente al governo di cui fa parte di abolire il coprifuoco che scatta alle ore 22. “Bisogna ritornare alla normalità, con buona pace di alcuni sciagurati del Pd, come l’ex ministro Boccia (che querelerò visto che dice che io nego il Covid)” sostiene Salvini. Appena 24 ore prima era stato Renzi a chiedere al governo (che lui ha contribuito a nascere) di allentare le misure. Il leader della Lega, del resto, chiede a tutto il centrodestra di appoggiare l’iniziativa del leader di Italia Viva: “Invito le altre forze di centrodestra a chiedere, d’intesa con Renzi, la commissione d’inchiesta sulla pandemia che ci aiuterà a far luce sulle responsabilità, comprese quelle di Speranza”. Il 25 aprile, invece, Salvini lancia su internet una raccolta firme contro il coprifuoco. Le altre forze che reggono il governo lo accusano aspramente, Renzi invece accusa chi accusa Salvini: “Lasciare a lui questa battaglia è un errore politico imperdonabile” dice l’ex Rottamatore. Era il primo indizio; a distanza di neanche un mese sono diventati tre. Quindi una prova.

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