Una sorta di riforma della giustizia a colpi di referendum. È l’ultima provocazione di Matteo Salvini. Incurante del fatto che il suo partito fa parte della maggioranza che sostiene il governo di Mario Draghi, il leader della Lega ha deciso di rilanciare la proposta dei Radicali: firme per chiedere un referendum. E in questo modo riformare la giustizia. Il tutto nello stesso giorno in cui proprio il centrodestra ha bloccato il deposito del testo base della legge sul suicidio assistito, storico cavallo di battaglia proprio dei radicali. Ma andiamo con ordine.

La provocazione di Salvini arriva dagli studi di Porta a Porta. “Questo Parlamento con Pd e 5Stelle non farà mai una riforma della Giustizia. Per questo stiamo organizzando con il Partito Radicale una raccolta di firme per alcuni questiti referendari”, sostiene il numero uno del Carroccio. Proprio oggi, infatti, Maurizio Turco e Irene Testa, segretario e tesoriere del partito Radicale, hanno incontrato la ministra della Giustizia Marta Cartabia. “Per quanto fiduciosi nello spirito che anima la ministra – recita un comunicato stampa dei Radicali – i due hanno rappresentato la convinzione che, aldilà della buona volontà della ministra, nemmeno questo parlamento sarà in grado di adottare la necessaria ed urgente riforma della Giustizia e che, ancora una volta, dovrà essere azionato lo strumento costituzionale del referendum abrogativo”. Praticamente lo stesso concetto esplicitato da Salvini nel suo intervento da Bruno Vespa. Dallo studio di Porta a Porta l’ex ministro dell’Interno spiega pure l’oggetto del referendum: “Raccoglieremo le 500mila firme necessarie con i radicali per una serie di quesiti sulla giustizia, sulla responsabilità penale dei giudici, perché qualunque lavoratore che sbaglia paga, e poi separazione delle carriere e abolizione della Severino“.

Insomma: mentre in Parlamento procede l’iter della riforma del processo penale, civile e del Csm, Salvini non solo provoca il governo sulla giustizia. No, il leader della Lega propone addirittura di eliminare la legge in materia di corruzione e compatibilità delle cariche elettive approvata nel 2012 dal governo di Mario Monti. Norma che potrebbe essere applicata anche sullo stesso senatore Salvini, nella parte che riguarda la decadenza di chi ricopre cariche elettive, qualora fosse condannato in via definitiva per il caso Open Arms (il processo di primo grado inizierà a settembre). Al leader della Lega replica Anna Rossomando, vicepresidente del Senato e responsabile Giustizia del Pd. “Se Salvini seguisse i lavori del Parlamento – dice – saprebbe che alla Camera e al Senato sono in discussione le riforme del processo penale e civile. Potrebbe almeno chiedere al suo presidente di commissione Ostellari di aggiornarlo. Quindi possiamo informare Salvini che questo Parlamento farà riforme in ambito di Giustizia e al momenyo, salvo suo diverso avviso, anche con il contributo della Lega”. Il leader di Azione Carlo Calenda lo accusa invece di aver annunciato un’iniziativa “di natura totalmente propagandistica“.Quello sulla giustizia, però, non è l’unico punto sul quale il leader della Lega provoca l’esecutivo. Salvini, infatti, è tornato ad attaccare il ministro della Salute, già difeso pubblicamente nelle scorse settimane da Mario Draghi e Giuseppe Conte : “Non si possono tenere chiusi 60 milioni di italiani a casa, qualcuno al governo voleva tenerli dentro fino a giugno. Fosse stato per Speranza ne avremmo riparlato a luglio”.

In realtà l’impressione è che il segretario del Carroccio stia seguendo una vera e propria strategia: rimanere al governo, lanciando provocazioni, fino all’elezione del nuovo presidente della Repubblica. In giornata, infatti, aveva detto che “se Mario Draghi si presenterà come candidato presidente della Repubblica lo sosterremo convintamente. Però siamo ai primi di maggio e gli italiani ci chiedono riaperture, riaperture, riaperture”. Da Vespa, invece, a domanda diretta ha risposto: “La Lega sosterrà il governo Draghi fino a fine legislatura? Io finché c’è il lavoro da fare, vado avanti. Finché ci sono da fare cose concrete vado avanti, non do scadenze“. E siccome gli fanno notare come secondo il Financial Times la Lega sia pronta a uscire dalla maggioranza in caso di sorpasso di Fdi nei sondaggi, Salvini mette le mani avanti: “Sono dentro al governo non da turista o da passeggero. Fino alla fine noi ci siamo a prescindere da quello che dicono alcuni opinionisti stranieri che in passato non ci hanno mai azzeccato”.

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