“In questi ambulatori non esistono ‘signorine’, firmato Le Dottoresse”. Il cartello è apparso all’ospedale di Frattamaggiore, in provincia di Napoli, ed è stato appeso da alcune dottoresse, stanche di non essere riconosciute per il loro ruolo e competenze all’interno della struttura e di essere indicate con un generico “signorine” da alcuni pazienti. Gli stessi che, però, non esitano a chiamare “medico” o “dottore” i loro colleghi maschi, evidenziando un trattamento sessista. L’immagine del cartello ha fatto rapidamente il giro del web stimolando un dibattito sui social network e non solo. La Asl Napoli 2 Nord, competente su 32 comuni della provincia di Napoli e alla quale afferisce l’ospedale di Frattamaggiore, ha dato così il via a una campagna di sensibilizzazione per il riconoscimento delle competenze dei propri giovani professionisti, che si articolerà su affissioni all’interno dei centri vaccinali aziendali che vedono transitare oltre 10mila persone ogni giorno.

Una campagna di comunicazione che fa seguito alle iniziative che l’Azienda porta avanti da tempo contro la violenza sugli operatori, contro la discriminazione di genere e a favore della valorizzazione delle giovani competenze. “Non chiamarle signorine, non chiamarli giovanotti“, è il titolo della campagna, accompagnato dal messaggio: “Molti dei nostri professionisti hanno meno di 30 anni, spesso sono donne, ma la loro competenza conta più della loro età e del sesso. Fidati di ciò che sanno e non di come appaiono“.

Il direttore generale della Asl Napoli 2 Nord, Antonio d’Amore, spiega: “Abbiamo colto l’appello delle nostre giovani dottoresse in servizio presso il nostro centro vaccinale che chiedevano di non essere chiamate signorine, facendo diventare il loro desiderio di riconoscimento delle competenze una campagna di sensibilizzazione aziendale. Il loro appello – sottolinea – non era la rivendicazione di un titolo, ma il desiderio della valorizzazione delle competenze. Nei nostri centri vaccinali e presso i caselli tampone sono in servizio al momento circa 200 medici; quasi tutti hanno meno di 40 anni, ma tutti hanno concluso un durissimo percorso di studi che ne attesta l’elevato livello di conoscenza. Come azienda abbiamo la responsabilità di valorizzare queste professionalità, sottolineando che le loro competenze esulano da sesso ed età. Si tratta di una battaglia culturale che come Azienda sanitaria sentiamo la necessità di fare nostra”, ha concluso d’Amore.

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