È ormai guerra aperta tra Israele e le milizie di Hamas e del Jihad Islamico che operano nella Striscia di Gaza. In 36 ore di conflitto, dall’enclave sono stati lanciati oltre mille razzi verso Ashkelon, Gerusalemme, Tel Aviv e altre zone dello Stato Ebraico, in un’offensiva senza precedenti negli ultimi anni. Dall’altra parte, mentre le forze di polizia continuano a reprimere le proteste degli abitanti palestinesi di Sheikh Jarrah, quartiere di Gerusalemme est in cui sono previsti altri espropri a favore dei coloni israeliani, il governo guidato da Benjamin Netanyahu ha portato avanti almeno 500 attacchi verso la Striscia, abbattendo anche due palazzi nel centro della città, e promette di non fermarsi. Il risultato di questa nuova escalation di sangue israelo-palestinese sono già decine di vittime: 65 i palestinesi uccisi a Gaza, tra i quali 14 bambini e 5 donne, e più di 400 persone ferite, mentre la controparte israeliana conta sei vittime, tra cui un bambino di 6 anni ucciso a Sderot. Nel dibattito internazionale interviene anche il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ribadendo “profonda preoccupazione per la spirale di attacchi e violenze che si sta generando”, adesso “è prioritario evitare la perdita di ulteriori vite umane e per questo chiediamo con forza a tutte le parti di intraprendere subito misure di de-escalation e di attenersi alla massima moderazione”. Ma specifica di condannare “con fermezza i lanci di razzi da Gaza. Voglio dirlo con grande chiarezza, il lancio indiscriminato di razzi è inaccettabile in ogni circostanza e deve pertanto cessare”. Anche la Germania, con il portavoce del governo, Steffen Seibert, “condanna” gli attacchi con i razzi contro le città israeliane: “Israele ha diritto di difendersi da questi attacchi”, ha detto, questa “violenza non ha giustificazione” e colpisce cittadini ebrei come musulmani. Seibert ha definito quelli in corso da due giorni “attacchi terroristici”.

In uno degli ultimi raid di Israele su Gaza, l’aviazione ha abbattuto un altro palazzo di dieci piani situato in pieno centro di Gaza City. Si tratta del palazzo al-Shuruk dove hanno sede fra l’altro le redazioni di alcuni media, ma secondo l’esercito dello Stato Ebraico all’interno si nascondeva l’intelligence di Hamas. Il palazzo era stato attaccato anche nel 2014 perché, secondo Israele, al suo interno operavano elementi legati alle milizie locali. La risposta di Hamas non si è fatta attendere: il gruppo ha annunciato di aver lanciato 130 razzi su Ashkelon in risposta all’offensiva israeliana. Mentre tornano a suonare le sirene d’allarme a Tel Aviv.

Tensione altissima anche a Lod, dove ieri un arabo israeliano è stato ucciso durante le proteste: il presidente israeliano Reuven Rivlin ha denunciato quello che è arrivato a definire il “pogrom di Lod” da parte di “una folla di arabi assetati di sangue ed esaltati”, condannando “il vergognoso silenzio della leadership araba su questi tumulti” e il “sostegno al terrorismo”. Con un provvedimento senza precedenti in territorio israeliano, la polizia ha annunciato alla popolazione della cittadina che stanotte imporrà un coprifuoco totale dalle ore 20 alle 4 di domani. Questo non ha impedito ai fedeli musulmani di radunarsi nella moschea locale, mentre estremisti ebrei lanciavano sassate contro di loro. All’ingresso della città una volante della polizia è stata incendiata. Nella vicina Bat Yam negozi di arabi sono stati devastati da facinorosi ebrei. Ad Akko un ebreo è stato ferito in modo grave da assalitori arabi. A Haifa un dimostrante è stato travolto e ferito da un’automobile. A Tiberiade passanti arabi sono stati aggrediti da ebrei.

Il Comando interno dell’esercito ha anche deciso che le scuole del centro e del sud di Israele saranno chiuse per l’intera settimana a causa dei razzi da Gaza. Un milione circa di bambini resteranno così a casa. Inoltre in quelle stesse zone le attività commerciali possono restare aperte solo se hanno pronto accesso ai rifugi. Secondo le disposizioni militari, gli assembramenti di persone nelle zone indicate non possono superare le 10 persone all’esterno e 100 all’interno.

Intanto le forze israeliane hanno fatto sapere di avere eliminato “simultaneamente” alti comandanti di Hamas a Gaza e Khan Yunis, nel nord della Striscia. A fronte della crisi, il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha convocato una seduta di emergenza dove verrà presentato un rapporto a porte chiuse sulla situazione.

Gli attacchi – Il numero delle vittime cresce di ora in ora. L’ultima è un ragazzo di 16 anni, Rashid Abu Arreh, colpito a morte da soldati israeliani oggi durante gli incidenti avvenuti a Tubas (Cisgiordania). L’85% dei razzi lanciato da Hamas è stato intercettato, fanno sapere fonti israeliane, mentre circa 200 sono esplosi all’interno della Striscia, e il movimento islamico ha anche cercato di colpire l’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv. Sono invece 15 i razzi lanciati in direzione di Dimona, dove si trova anche la centrale nucleare israeliana, secondo quanto riferito dalla comunicazione di Hamas.

In mattinata la tensione si è ulteriormente aggravata quando un razzo anticarro sparato da Gaza ha centrato un veicolo israeliano che si trovava nei pressi della linea di demarcazione, provocando un morto e due feriti gravi. Nelle vicinanze gli abitanti del Kibbutz Netiv a Assarà hanno ricevuto ordine di entrare nei rifugi. Altri attacchi sono stati segnalati nel sud di Israele, dove le scuole restano chiuse, mentre il traffico ferroviario verso Ashkelon e il sud del Paese è interrotto. In risposta l’esercito ha compiuto oltre 500 attacchi contro personale, armamenti e infrastrutture di Hamas e Jihad Islamico nella Striscia, uccidendo altri due capi militari. Si tratta, fanno sapere le forze di difesa israeliane (Idf), di Hassan Kaogi, capo del dipartimento di sicurezza dell’intelligence militare di Hamas, e del suo vice, Wail Issa, capo del dipartimento di controspionaggio dell’intelligence militare. A questi, ha poi fatto sapere Israele, si aggiungono anche il comandante della Brigata di Gaza City, Bassem Issa, il capo dell’apparato cyber e del perfezionamento dei missili, Jamal Tahaleh, ed il responsabile della produzione degli armamenti, Jamal Zabadeh. Oltre a loro sono stati uccisi anche Hazem Khatib, un altro responsabile della produzione degli armamenti, Sami Radwan, del dipartimento tecnico dell’intelligence militare, e Walid Shemali, un altro addetto alla produzione di armi. “Tahale – spiegano – è il braccio destro di Mohammed Deif (il comandante militare di Hamas, ndr) e figura di primo piano nel potenziamento di Hamas. Bassem Issa è il coordinatore delle operazioni di combattimento di Hamas. La sua eliminazione influenzerà in modo significativo il comportamento della Brigata di Gaza City ed il progetto di armamento di Hamas”.

I soldati israeliani hanno sparato e ucciso questa mattina un ragazzo palestinese identificato come Hussein Atiyyeh Titi, 26 anni, durante un raid del campo profughi di Fawwar, a sud della città di Hebron, in Cisgiordania meridionale. La controffensiva israeliana si è abbattuta anche su un edificio di 12 piani a Gaza, dentro al quale si trovavano appartamenti residenziali, aziende mediche e una clinica odontoiatrica, ma per le forze israeliane ospitava gli uffici dell’intelligence di Hamas e il comando del gruppo responsabile della pianificazione di attacchi contro obiettivi israeliani nella Cisgiordania occupata. Subito dopo il bombardamento, Hamas ha annunciato che avrebbe ripreso i suoi attacchi e ha puntato 100 razzi contro la città israeliana di Beer-Sheva. E a tarda notte ha detto di aver lanciato una raffica di 130 razzi verso Tel Aviv in risposta alla distruzione del grattacielo.

Scontri anche a Gerusalemme – Nuovi disordini si sono verificati stamane nella Spianata delle Moschee di Gerusalemme, nel corso delle preghiere del mattino. Sette palestinesi sono stati arrestati dalla polizia dopo un fitta sassaiola contro gli agenti. Questi incidenti si sono verificati alla vigilia dell’Eid al-Fitr, la festa che conclude il digiuno del Ramadan. In Cisgiordania intanto l’esercito israeliano sta arrestando nelle ultime ore dirigenti locali di Hamas. Retate sono avvenute, secondo i media, a Jenin e a Tubas nel tentativo israeliano di impedire che le violenze palestinesi si estendano anche alla Cisgiordania. Nelle due città le operazioni dell’esercito sono state accolte dall’opposizione della popolazione locale.

Riunione d’emergenza dell’Onu – L’escalation delle ultime 48 ore porterà oggi a una seduta di emergenza del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite chiesta da diversi Paesi, tra i quali Cina, Tunisia, Norvegia, Francia, Estonia, Irlanda. Durante la riunione l’inviato speciale Onu per il Medio Oriente, Tor Wennesland, farà un rapporto a porte chiuse sulla situazione. Il vertice di oggi arriva dopo che in un precedente incontro lunedì il Consiglio di Sicurezza non era riuscito a raggiungere l’accordo per una dichiarazione congiunta. Ieri la Casa Bianca ha condannato gli attacchi di Hamas contro Israele ed sottolineato che Joe Biden ha chiesto ai suoi funzionari di inviare sia da israeliani che a palestinesi “un chiaro messaggio teso a far rientrare l’escalation”. Sugli scontri è intervenuta la Procuratrice capo della Corte penale internazionale Fatou Bensouda, che su Twitter ha scritto: “Noto con profonda preoccupazione l’escalation della violenza in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, così come dentro e intorno a Gaza, e la possibile commissione di crimini ai sensi dello Statuto di Roma“.

Da parte sua, l’Unione europea, con l’Alto rappresentante per la politica estera, Josep Borrell, ha dichiarato che “la grave escalation in Israele e nei Territori palestinesi occupati, compreso il forte aumento della violenza dentro e intorno a Gaza, deve cessare. L’Ue è sgomenta per il gran numero di morti e feriti civili, compresi i bambini. La priorità deve essere proteggere i civili. Tutti gli sforzi dovrebbero essere diretti a evitare vittime civili e sostenere” la distensione. Mentre l’inviato Usa per il conflitto israelo-palestinese si recherà in Israele per incontrare le parti e cercare una de-escalation delle violenze, come annunciato dal segretario di Stato americano, Antony Blinken. “C’è una chiara differenza tra l’organizzazione terroristica Hamas che sta lanciando razzi contro target civili e la risposta di Israele che si difende prendendo di mira i terroristi che tirano i razzi”, ha poi dichiarato Blinken ribadendo che “Israele ha il diritto a difendersi”.

I motivi dell’escalation – Le tensioni sono iniziate gradualmente un mese fa, con l’inizio del Ramadan, il mese di digiuno islamico. A Gerusalemme giovani palestinesi hanno attaccato passanti ortodossi isolati ed in breve tempo nazionalisti ebrei hanno replicato aggredendo per strada palestinesi isolati. Per alcune nottate le strade di Gerusalemme sono divenute teatro di estese violenze. Al centro delle tensioni, la porta di Damasco, uno dei luoghi di ritrovo dei giovani palestinesi per il Ramadan. Quest’anno la polizia ha invece dislocato transenne, per ragioni di ordine pubblico.

A gettare altra benzina sul fuoco sono state le tensioni a Sheikh Jarrah, un rione di Gerusalemme est dove da anni cresce la presenza di famiglie ebraiche attorno alla tomba di un antico rabbino. Lo sfratto di alcune famiglie palestinesi che abitano in edifici la cui proprietà è rivendicata da un’associazione ebraica è divenuto imminente e sul terreno si sono moltiplicati i tafferugli fra israeliani e palestinesi.

Di pari passo con le tensioni a Gerusalemme, si sono verificati episodi di violenza in Cisgiordania. Presso Nablus l’allievo di un collegio rabbinico è stato ucciso da un attentatore palestinese, che è stato catturato alcuni giorni dopo. A Jenin due miliziani palestinesi, che si apprestavano a condurre un attentato a Gerusalemme, sono stati intercettati dalla guardia di frontiera e colpiti a morte.

Poi sono arrivati i disordini sulla spianata delle moschee in occasione del Laylat al-Khader, la ‘Notte del Destino’ che è la ricorrenza più solenne prima dell’Eid al-Fitr. Circa 200 palestinesi sono rimasti feriti, o contusi. In concomitanza con la fine del Ramadan, Israele ha celebrato oggi il Jerusalem Day con cui festeggia la riunificazione della città avvenuta dopo la Guerra dei sei giorni (1967). Per calmare gli animi, la polizia ha vietato l’ingresso di ebrei religiosi nella Spianata (che per gli ebrei è il Monte del Tempio) e ha impedito che una folla di nazionalisti, la ‘Marcia delle Bandiere’, raggiungesse la Città Vecchia.

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