È durata appena il tempo di iniziare la seduta in Commissioni Affari e Giustizia della Camera la tregua in maggioranza sul mondo delle toghe. In agenda oggi c’era la proposta di legge per istituire una Commissione parlamentare d’inchiesta sulla magistratura e il caso Palamara, voluta soprattutto da Forza Italia e appoggiata anche da Matteo Renzi e Carlo Calenda. In realtà si tratta di quattro pdl, due più ampi (firmatari Gelmini e Bartolozzi) e due (di Fdi e Lega) più incentrati sulla vicenda dell’ex presidente dell’Anm. Il centrodestra, però, ha subito contestato la decisione dei presidenti delle due Commissioni di nominare come relatori del disegno di legge due esponenti di Pd e Leu, considerati “tiepidi” sull’istituzione della Bicamerale d’inchiesta. Si tratta di Stefano Ceccanti e Federico Conte, che avrebbero dovuto prendere la parola per svolgere la relazione introduttiva all’avvio dell’iter parlamentare. Tutto però si è bloccato perché Lega, Fdi e Fi hanno pregiudizialmente contestato le nomine.

Il ragionamento, ripetuto dagli esponenti del centrodestra, è che i relatori di un provvedimento devono essere favorevoli al provvedimento stesso perché devono favorire le intese necessarie tra i gruppi affinché le proposte di legge vadano avanti, magari anche con modifiche. I presidenti delle Commissioni hanno però ricordato che per regolamento la nomina dei relatori spetta a loro, ed hanno ribadito la fiducia che Conte e Ceccanti saranno in grado di svolgere “positivamente” il proprio compito. Il dibattito è durato 30 minuti, cioè il tempo che avevano a disposizione le due Commissioni prima di dedicarsi alle altre attività in programma (audizioni la Commissione Giustizia, un comitato ristretto la Affari costituzionali). Servirà ora una nuova convocazione delle Commissioni congiunte.

Nel frattempo vanno avanti i lavori, sempre a Montecitorio, per emendare il ddl Bonafede sul processo penale, ereditato dal governo precedente e scelto come base di partenza per una delle riforme previste dal Recovery plan. Nelle scorse ore i partiti hanno presentato 718 emendamenti, molti dei quali incentrati sulla prescrizione. Anche su questo si preannunciano scintille, come si vede già su Twitter nel battibecco scoppiato tra il deputato di Azione Enrico Costa e il collega del Pd Alfredo Bazoli. “Un emendamento del Pd al ddl penale prevede che se il processo dura un tempo irragionevole non c’è più prescrizione, ma il condannato ha diritto a uno sconto di pena”, ha twittato Costa in mattinata. “Così i magistrati ritardatari avranno la coscienza a posto e se la prenderanno ancora più comoda. Si chiamerà ‘attenuante democratica“‘, ironizza. La replica di Bazoli non si è fatta attendere: “Quella che l’on. Costa, con sufficienza, definisce ‘l’attenuante democratica’, è un rimedio alla eccessiva durata del processo che riduce la pena al condannato sul presupposto che un processo troppo lungo è esso stesso una anticipazione della pena”, ha scritto a sua volta sul social. “Un principio civile, che non per caso esiste e funziona in paesi civilissimi come la Germania e la Spagna. E che non è in conflitto con l’estinzione del processo se la durata diventa eccessiva, come prevede la proposta del Partito democratico”. Bazoli sostiene quindi che Costa “dovrebbe fare meno battute e studiare un po’ di più“.

L’altra novità in materia di giustizia riguarda un nuovo disegno di legge sui benefici in favore dei familiari delle vittime di terrorismo da parte di Pd e Movimento 5 stelle. In occasione della giornata in memoria delle vittime del terrorismo che cade giovedì, Andrea De Maria (Pd) primo firmatario, e Giulia Sarti (M5s) hanno intenzione di presentare alle 14 alla Sala Stampa della Camera una proposta per la semplificazione delle disposizioni in materia di benefìci. All’incontro saranno presenti Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione familiari delle vittime della strage di Bologna del 2 agosto 1980 e dell’Unione Familiari vittime per Stragi, e Roberto Carlo Della Rocca, presidente dell’Associazione italiana vittime del terrorismo.

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