Dall’inaccettabile pretesa di giocare per sempre nel campionato dei migliori, all’incubo di ritrovarsi subito fuori dalla Champions League. E non per una sanzione o una squalifica della Uefa, semplicemente perché c’è qualcuno che lo merita di più. Nella volata al quarto posto in cui l’Atalanta sembra favorita e persino il Napoli ha un calendario tutto in discesa, Juventus e Milan cominciano ad avere davvero paura: rischiano di rimanere esclusi dall’Europa che conta.

È curioso che proprio nella settimana in cui il calcio mondiale è stato sconvolto dall’ipotesi della Superlega, la Serie A metta due delle sue protagoniste di fronte al loro incubo peggiore: il fallimento sportivo che diventa economico. Perché questo significa al giorno d’oggi non qualificarsi in Champions. E questo volevano evitare con la Superlega, nata innanzitutto per garantire partecipazione (e quindi ricavi) alle Top 12. A parte l’Inter ormai vicinissima al trionfo (manca davvero solo la matematica, potrebbe addirittura arrivare domenica prossima), nessuno può guardare al finale di stagione con la serena rassegnazione di un’annata deludente. No, sono tutti terrorizzati. Il secondo posto non conta nulla, il quarto fa la differenza fra una stagione storta, qualche giocatore da cambiare, alla peggio un allenatore da sostituire, e invece il disastro più cupo: il bilancio in rosso, i campioni che fuggono, il mercato al risparmio, il futuro in rovina.

Immaginate se dovesse succedere alla Juventus. Quella che sembrava fantascienza, oggi è una possibilità. Piuttosto improbabile, perché per qualità ed esperienza i bianconeri hanno comunque i mezzi per centrare l’obiettivo minimo. Però ce la stanno mettendo davvero tutta per compiere un autentico disastro: dal “maestro” Andrea Pirlo, alle scelte societarie di Andrea Agnelli e Fabio Paratici, fino a Cristiano Ronaldo che è l’ombra di se stesso, la Juve è una squadra allo sbando, aggrappata alle ultimissime certezze che le rimangono. Che poi sono essenzialmente il blasone, il carisma di alcuni suoi giocatori, la classe di pochi altri, perché il gioco è ormai definitivamente e irrimediabilmente involuto. Stasera i bianconeri potrebbero ritrovarsi virtualmente fuori dalla Champions. Non vincere dopo un decennio di dominio assoluto ci poteva stare, finire quinti sarebbe un suicidio.

Se non sarà la Juve toccherà a qualcun altro. E non farà meno male. Per il Milan, ad esempio, sarebbe l’ennesimo fallimento di un intero progetto: quello tattico di Pioli, quello tecnico di Ibrahimovic, quello societario di Gazidis (che già ora ha un piede fuori da Milanello) ma pure di Maldini. I rossoneri hanno giocato per un anno al di sopra delle proprie possibilità, non dovevano vincere lo scudetto, ma non per questo possono permettersi di finire di nuovo fuori dall’Europa: significherebbe ripartire di nuovo da zero, perché senza i soldi della Champions (e col rischio concreto di perdere a zero Donnarumma e Calhanoglu) sarà impossibile allestire una squadra competitiva anche per il prossimo anno.

Lo stesso discorso vale anche per gli altri. Ci sono le romane un po’ defilate (la Lazio di Lotito per un pizzico di taccagneria non riesce mai a confermarsi, la Roma sta puntando tutto sull’Europa League). C’è il Napoli di De Laurentiis che dovrebbe farsi un serio esame di coscienza per il modo in cui ha picconato dall’interno le ultime due stagioni, se manca un’altra volta la Champions il progetto si ridimensionerà. C’è l’Atalanta di Gasperini, quanto di più bello prodotto dal calcio italiano negli ultimi tre anni, che però ha bisogno di dare continuità (anche di cassa) alla sua favola. Però non sono loro ad aver concepito l’abominevole Superlega. Anzi, sono l’argomento migliore per smontarla. In questo momento Atalanta e Napoli sono le due squadre più in forma, col calendario migliore e forse maggiori chance di qualificarsi per la Champions. Se così sarà, almeno una tra Juve e Milan resterà fuori. In fondo è questa la punizione migliore per i “traditori” della Superlega: doversi meritare l’Europa sul campo.

Twitter: @lVendemiale

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