Non era neanche iniziato il Consiglio dei ministri sul Recovery plan rimandato di oltre 12 ore nella giornata di sabato a causa delle numerose correzioni al testo chieste da Bruxelles – quando la renziana Teresa Bellanova, viceministra allo Sviluppo economico, in serata ha scritto un lungo post su Facebook per compiacersi dell’accordo raggiunto con l’Europa sul Pnrr “grazie all’azione autorevole del presidente Draghi“. Un risultato che, a suo parere, “il precedente premier” aveva dato “per scontato”, restando “ben lontano dall’arrivarci“. Bellanova rispolvera quindi i temi su cui Italia viva ha impostato la sua recente azione politica e mediatica, rivendicando di essere l’unico partito ad aver “lasciato i posti” nel precedente esecutivo, causandone la caduta, e accusando Giuseppe Conte di aver elaborato un Piano che “non era assolutamente all’altezza di questa grande sfida”. Una narrazione che però stride con le tempistiche di questi mesi, a partire dal lavoro sul Recovery plan. L’ex sindacalista sostiene che il governo Conte era “ben lontano” dall’arrivare a chiudere le trattative con l’Unione europea ed è anche per questo che Italia viva avrebbe deciso di staccare la spina. Tutto vero, se non fosse che quando Renzi ha annunciato a inizio gennaio il ritiro delle sue ministre dalla delegazione di governo, mancavano ancora quasi tre mesi all’invio del Piano a Bruxelles. È stata proprio la caduta dell’esecutivo, a cui sono seguite lunghe settimane di consultazioni, ad aver rallentato il perfezionamento del Piano di ripresa e resilienza. Che nella sostanza non è molto cambiato, se non per quanto riguarda il capitolo riforme. Una sezione che – dicono fonti di governo – sarebbe stata allungata di una quarantina di pagine.

Eppure è proprio lì che si sono annidati i maggiori problemi per la “bollinatura” da parte delle istituzioni europee: il Consiglio dei ministri che doveva licenziare il Piano era stato inizialmente convocato venerdì, poi è slittato a sabato mattina alle 10. Ma per ore è stato continuamente rimandato, fino alla convocazione ufficiale fissata alle 21.30. Per sbloccare la situazione ed evitare una figuraccia all’Italia, impantanata su aspetti che riguardano fisco e concorrenza ma anche sulle semplificazioni per velocizzare gli appalti, è servita pure una telefonata tra il premier Draghi e la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen. Bellanova ammette di non conoscere ancora “i dettagli del Piano”, ma auspica che “sia evidente soprattutto a chi mi e ci accusava di portare avanti una battaglia strumentale che il Piano di Conte non era assolutamente all’altezza di questa grande sfida. Lo dimostrano le 400 pagine di modifiche presentate da Camera e Senato, segno che molto andava cambiato“. Anche su questo Italia viva ha insistito a lungo, accusando Conte di non aver mai dato il tempo al Parlamento di apportare modifiche al Recovery. Il governo giallorosso in verità aveva intenzione di licenziare una prima versione già il 7 dicembre, proprio per consentire il dibattito in Aula, ma tutto fu bloccato dall’altolà del partito del senatore di Rignano. Un’istanza che poi evidentemente è stata messa da parte, dal momento che Camera e Senato riceveranno il Pnrr targato Draghi a partire da lunedì 26 aprile. Nel giro di pochi giorni ci sarà un nuovo passaggio in Consiglio dei ministri e poi, entro il 30, il testo dovrà essere definitivamente mandato a Bruxelles. Una finestra temporale brevissima, tanto che l’unico partito oggi all’opposizione – Fratelli d’Italia – parla di “democrazia sospesa” e chiede formalmente il “rinvio del dibattito parlamentare”.

Nel post di Bellanova non c’è però traccia di proteste. Anzi, l’ex ministra all’Agricoltura del governo giallorosso ribadisce il ruolo che il suo partito ha avuto nel portare l’ex capo della Bce alla guida di Palazzo Chigi. “Ci siamo fatti carico per primi di questa battaglia, fino a lasciare i nostri posti e dimetterci. Spiace essere stati in solitudine in quella che più volte ho definito una ‘battaglia contro la mediocrità'”, si legge. “Spiace essere stati additati come disfattisti o traditori, trasformando una legittima richiesta di serietà a favore del Paese in un ring politico”. Il tema qui è sempre quello delle poltrone. Durante la crisi del governo giallorosso, infatti, i renziani più volte si sono vantati di essere gli unici ad averle lasciate. Bellanova torna oggi a sottolinearlo, omettendo però un particolare: la delegazione di Iv a Palazzo Chigi – che con Conte era formata dalla stessa Bellanova, il sottosegretario Ivan Scalfarotto e la ministra Elena Bonetticon l’arrivo di Draghi si è interamente ricostituita nel giro di poche settimane. Bonetti è stata richiamata al ministero della Famiglia, Scalfarotto è sottosegretario agli Interni e Bellanova è passata dall’essere ministra dell’Agricoltura a viceministra dello Sviluppo economico. Su Facebook, conclude così il suo post per festeggiare il via libera al Recovery: “Spero sia chiaro a tutti che gli unici responsabili che valeva la pena cercare dentro e fuori il Parlamento erano quelli che avevano a cuore il destino del Paese. E non certo le sorti personali. Se oggi possiamo scrivere un’altra storia, direi che ne è valsa davvero la pena. Perché l’Italia merita il meglio”.

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