Nell’ultima settimana i nuovi casi di Covid-19 (-7,8%) e i decessi dovuti all’infezione (-17,5%) calano e nel frattempo continua ad alleggerirsi la pressione sugli ospedali, ma rimangono sopra la soglia di saturazione 4 Regioni per i ricoveri in area medica e 12 per le terapie intensive. È la fotografia del monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe nella settimana 14-20 aprile. “La circolazione del virus nel nostro Paese – commenta Nino Cartabellotta, presidente di Gimbe – rimane ancora sostenuta. Con la progressiva riduzione dei nuovi casi settimanali, gli attualmente positivi, raggiunto il picco della terza ondata il 5 aprile (570.096), sono scesi a 482mila, numero molto elevato e sottostimato dall’insufficiente attività di testing&tracing”. Peraltro, il dato nazionale risente di eterogenee situazioni regionali: la variazione percentuale dei nuovi casi aumenta in 3 Regioni e crescono gli casi attualmente positivi in 6 Regioni, rileva Gimbe.

“Il decreto Riaperture approvato ieri dal Consiglio dei Ministri – sostiene Cartabellotta – è basato su un “rischio ragionato”: è una decisione politica presa sul filo del rasoio se guardiamo ai dati della pandemia e alle coperture vaccinali, ma al tempo stesso un coraggioso atto di responsabilità del governo per rilanciare numerose attività produttive e placare le tensioni sociali che affida ai cittadini una grande responsabilità”.

In sostanza, aggiunge, se le “graduali riaperture saranno interpretate come un “liberi tutti”, una nuova impennata dei contagi rischia di compromettere la stagione estiva”. Al fine di garantire l’irreversibilità delle riaperture, pertanto, la Fondazione esorta governo e Regioni ad elaborare una “strategia esplicita e condivisa” per “arginare la verosimile risalita dei contagi e, soprattutto, un piano di medio-lungo periodo per uscire dalla pandemia che tenga conto, oltre che delle coperture vaccinali, di scenari epidemiologici e criticità mai risolte in 14 mesi di pandemia”.

Nel dettaglio, rispetto alla settimana precedente, dunque, diminuiscono i nuovi casi (90.030 rispetto a 106.326) e i morti (2.545 contro 3.083). In calo anche gli attualmente positivi (482.715 rispetto a 519.220, -7%), le persone in isolamento domiciliare (456.309 contro 488.742), i ricoveati con sintomi (23.255 rispetto 26.952) e le terapie intensive (3.151 contro 3.526, -10,6%). “Gradualmente si allenta anche la pressione sugli ospedali – afferma Renata Gili, responsabile Ricerca sui servizi sanitari della Fondazione – ma il numero di posti letto occupati, sia in area medica che in terapia intensiva è ancora elevato in numerose Regioni”.

Per l’area medica la curva ha raggiunto il picco il 6 aprile (29.337) e iniziato la discesa con una riduzione del 20,7% in 14 giorni, ma i numeri assoluti rimangono elevati (23.255) e l’occupazione da parte dei pazienti Covid supera il 40% in 4 Regioni. Anche la curva delle terapie intensive ha raggiunto il picco il 6 aprile (3.743), ma la discesa è più lenta, con una riduzione del 15,8% in 14 giorni: restano occupati 3.151 posti letto e in 12 Regioni la soglia di saturazione supera il 30%. “Numeri ancora alti anche per i nuovi ingressi giornalieri in terapia intensiva – spiega Marco Mosti, direttore operativo della Fondazione Gimbe – con una media mobile a 7 giorni di 182 ingressi al giorno, seppure in diminuzione da un mese”.

Per quanto riguarda la campagna vaccinale, Gimbe fa notare che nelle ultime due settimane “sono state consegnate circa 5,7 milioni di dosi: numeri in crescita, ma ancora lontani dal garantire le 3,5 milioni di somministrazioni settimanali del Piano Figliuolo”. Al 21 aprile risultano consegnate 17.752.110 dosi, il 25,9% di quelle previste per il primo semestre 2021. Il 18,8% della popolazione ha ricevuto almeno una dose di vaccino (11.240.182) e il 7,8% ha completato il ciclo vaccinale con la seconda dose (4.654.357), con notevoli differenze regionali. Nonostante l’incremento del 35,5% delle dosi inoculate nelle ultime tre settimane, al 20 aprile la media mobile a 7 giorni delle somministrazioni rimane a quota 315.506 al giorno: oltre 180mila in meno delle 500mila previste per metà aprile dal piano del generale dell’Esercito scelto come commissario.

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