“Il progetto della Superlega non esiste più senza i club inglesi”. Alla fine, si arrende anche Andrea Agnelli. Il suo entourage ha ammesso a France Presse che lo scisma è fallito. E le parole sono state confermate all’Ansa da un portavoce dello stesso presidente della Juventus. Lo stesso numero uno bianconero ha aggiunto alla Reuters: “Resto convinto della bontà del progetto, ma non si può fare un torneo a sei squadre”. Anche il fronte italiano della Superlega insomma si è sgretolato. Dopo l’addio delle sei squadre inglesi – Manchester City, Manchester United, Chelsea, Totttenham, Arsenal e Liverpool – cadute una a una sotto il peso delle proteste dei tifosi e delle minacce del governo di Boris Johnson che si era detto pronto a tutto pur di fermare il progetto, l’Inter di Suning ha fatto sapere di non essere più interessata alla partita, quindi è intervenuto il numero bianconero, mentre il titolo della società affonda in Borsa arrivando a perdere il 12,35%.

Poco prima di pranzo si è smarcato anche il Milan: “Abbiamo accettato l’invito a partecipare al progetto di Super League con la genuina intenzione di creare la migliore possibile competizione Europea per i fan di tutto il mondo, per tutelare gli interessi del Club e della nostra tifoseria. Il cambiamento non è facile, ma l’evoluzione è necessaria per progredire, e anche la struttura del calcio Europeo si è evoluta e modificata negli anni”, spiega il club rossonero in una nota ufficiale. “Ma la voce e le preoccupazioni dei tifosi in tutto il mondo rispetto al progetto di Super League sono state forti e chiare, e il nostro Club deve rimanere sensibile e attento all’opinione di chi ama questo meraviglioso sport. Continueremo comunque ad impegnarci attivamente per definire un modello sostenibile per il mondo del calcio”, conclude il club rossonero.

“Il progetto della Superlega allo stato attuale non è più ritenuto di nostro interesse“, hanno invece spiegato i nerazzurri dopo la riunione d’urgenza dei 12 club fondatori avvenuta nella notte. Nelle ore successive si è smarcato anche l’Atletico Madrid. Le altre italiane, fino alle parole di Agnelli, sono rimaste a lungo in silenzio, affidandosi solo al comunicato congiunto rilasciato al termine del vertice. Una breve nota con cui l’élite del calcio europeo ha gettato la spugna, annunciando di voler “riconsiderare” i “passaggi più appropriati per rimodellare il progetto promosso da Florentino Perez e Agnelli. Chi sembrava ancora crederci è proprio il presidente della Juve, che in due interviste rilasciate a Repubblica e al Corriere dello Sport rilasciate poco prima della riunione di emergenza aveva dichiarato che “il progetto della Superleague ha il 100 per cento di possibilità di successo, andiamo avanti. Tra di noi c’è un patto di sangue”. Agnelli sostiene di voler “creare la competizione più bella al mondo capace di portare benefici all’intera piramide del calcio, aumentando la distribuzione delle risorse agli altri club e rimanendo aperta con cinque posti disponibili ogni anno per gli altri da definire attraverso il dialogo con le istituzioni del calcio”. L’intenzione è quella di rimanere nelle “competizioni domestiche“, ma allo stesso tempo dare ai tifosi una nuova competizione, “capace di avvicinare le generazioni più giovani che si stanno allontanando dal calcio”. Il presidente bianconero assicura quindi di voler “cercare un accordo con Uefa e Fifa“.

Tutte intenzioni naufragate qualche ora dopo, come confermato dallo staff dello stesso Agnelli. Lo stop al progetto è stato accolto con favore dal presidente Aleksander Ceferin: “Ho detto ieri che è ammirevole ammettere un errore e questi club hanno fatto un grosso errore. Ma ora sono tornati all’ovile e so che hanno molto da offrire non solo alle nostre competizioni ma a tutto il calcio europeo. La cosa importante ora è andare avanti, ricostruire l’unità di cui il calcio godeva prima di questa vicenda e andare avanti insieme”. Intanto fuori dalle stanze dei bottoni non si fermano le proteste dei tifosi.

“La nostra storia non va infangata, barattata e commercializzata“, si legge su uno striscione del Viking, gruppo ultrà bianconero, comparso sui cancelli dell’Allianz Stadium di Torino nella notte. “Noi siamo la Juventus Fc. No alla Superlega…Vergognati!”, si legge ancora sullo striscione, che in queste ore sta facendo il giro dei social e che sembra riferito al presidente del club. Il rischio, inoltre, è che nelle prossime ore il fronte dei 12 top club possa spaccarsi ancora. Oltre alla rinuncia delle sei società inglesi, infatti, è certo l’addio dell’Inter e sembra andare nella stessa direzione anche l’Atletico Madrid. Mentre il Barcellona, stando a quanto riporta la Tv3, è appeso alla decisione dei soci, dal momento che il presidente blaugrana Joan Laporta ha voluto inserire questa precisa clausola al momento della firma del documento istitutivo del torneo, in modo che i catalani abbiano l’ultima parola.

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La Superlega dei 12 ricchi sfuma dopo appena 48 ore: “Il progetto è da riconsiderare”. Tutte le squadre inglesi si ritirano e si sfila anche l’Inter

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Super League, per i club femminili si rischiano più svantaggi che benefici

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