“Quasi il 40% degli affittuari e oltre il 30% delle famiglie indebitate hanno dichiarato di avere difficoltà nel sostenere il pagamento dell’affitto o delle rate del debito”. “A partire dall’inizio dell’epidemia, circa il 15% delle famiglie ha richiesto o ha preso in considerazione la possibilità di richiedere un prestito a una banca o a una società finanziaria, indicando come motivazione principale la necessità di disporre di liquidità e di finanziare le spese correnti”. E ancora: “Un terzo delle famiglie ha riferito di aver subito una riduzione del reddito nel 2020; tra queste, solo un quinto ne prefigura una ripresa nel corso del 2021. Il 20 per cento dei nuclei si attende nel 2021 un reddito inferiore a quello percepito nel 2020. Questa percentuale raddoppia tra le famiglie che dichiarano di aver già subito una riduzione del reddito nel 2020″. E’ quanto emerge dall’indagine straordinaria sulle famiglie italiane nel 2002 diffusa da Bankitalia. Sono alcuni tra i principali risultati della terza edizione dell’Indagine straordinaria sulle famiglie italiane della Banca d’Italia, condotta a novembre 2020. Le interviste hanno coinvolto oltre 2.000 nuclei familiari che avevano partecipato anche alla seconda edizione dell’indagine.

Le valutazioni sulle prospettive generali del Paese sono più negative rispetto alla rilevazione estiva, ma meno pessimistiche di quelle formulate tra la fine di aprile e l’inizio di maggio, durante il primo lockdown. La percentuale di famiglie che si attende un netto peggioramento della situazione economica generale nei successivi dodici mesi è aumentata di 9 punti percentuali, a fronte di una riduzione della quota che ne prefigura una stabilità. Le attese sono meno favorevoli per i nuclei che risiedevano nelle zone rosse e arancioni al momento dell’intervista. Più di un terzo delle famiglie “si aspetta un netto peggioramento delle condizioni del mercato del lavoro in Italia nei successivi 12 mesi” e “le prospettive sono più negative per i lavoratori autonomi e i disoccupati”. Oltre un quinto dei capifamiglia con contratto a termine e un decimo degli autonomi ritiene che la probabilità di perdere il lavoro nei successivi dodici mesi sia superiore al 50 per cento; tra i disoccupati, solo poco più del 10 per cento si aspetta che ci sia una probabilità superiore al 75 per cento di trovare un nuovo lavoro nell’arco di un anno.

La pandemia ha colpito maggiormente le famiglie dei lavoratori autonomi e dei disoccupati: oltre la metà ha riferito una diminuzione delle entrate nel corso del 2020. Più di un quarto di questi nuclei ha subito un calo dei redditi e se ne attende un’ulteriore riduzione nel 2021. Ma in generale tutti i comportamenti di consumo “continuano a risentire fortemente dell’emergenza sanitaria. La spesa effettuata in novembre per abbigliamento, alberghi, bar e ristoranti è inferiore al periodo precedente la pandemia per circa l’80 per cento delle famiglie; quella in servizi di cura della persona per circa due terzi. La flessione ha interessato in misura maggiore le regioni che al momento della rilevazione erano in zona rossa e arancione”. Poco meno della metà di coloro che hanno ridotto le spese “indica che la contrazione dipenda dalle minori disponibilità economiche. Tra le altre motivazioni prevale la paura del contagio, indipendentemente dalla severità dei provvedimenti restrittivi nella regione di residenza“, prosegue lo studio .

A novembre poco meno di un terzo delle famiglie pensava di ridurre i consumi per alimentari, abbigliamento e calzature e beni e servizi per la casa nei primi mesi del 2021. Per circa la metà la contrazione della spesa sarebbe stata inferiore al 20 per cento, per poco meno di un terzo superiore al 30 per cento. Quasi la metà delle famiglie che intendono comprimere le spese dichiara di “voler acquistare beni di qualità inferiore; i tre quarti pensano di modificarne la quantità. Le aspettative di flessione dei consumi interesserebbero soprattutto i nuclei che al momento dell’intervista risiedevano nelle regioni rosse e arancioni e anche poco più di un quarto di coloro che si aspettano un incremento di reddito nel 2021″.

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