“Non possiamo determinare un calendario per la fine della crisi” creata dalla nave incagliatasi a Suez. A dichiaralo è il presidente dell’Autorità del Canale, l’ammiraglio Osama Rabie. Questa mattina sono terminate le operazioni di dragaggio e sono iniziate le manovre di rimorchio del portacontainer Ever Given che da martedì blocca il collegamento marittimo di 120 miglia tra Asia ed Europa da cui transita circa il 12% delle merci globali. L’autorità ha avvertito che si tratta di una procedura complessa che prevede vari tentativi, che potrebbero anche andare a vuoto. Si spera anche nelle maree che, come spiega in un tweet la società Leth Agencies che fornisce servizi al canale, potrebbero contribuire a disincagliare la nave portacontainer da 220mila tonnellate. I rimorchiatori impegnati nell’operazioni sono saliti da 9 a 14, a complicare la situazione il forte vento che soffia sull’area. A fine giornata si è riusciti a spostare la nave di una ventina di metri, risultato che ha indotto un moderato ottimismo. Un nuovo tentativo è stato poi fatto nella notte approfittando di condizioni di marea più favorevoli ma non è stato risolutivo.

Questa mattina l’armatore giapponese Yukito Higaki, presidente della società Shoei Kisen, proprietaria della Ever Given, aveva auspicato che il canale potesse essere liberato già oggi. Al momento più una speranza che una previsione. Intanto cresce di ora in ora il numero delle navi in attesa, ormai oltre le 320 unità. In condizioni di normalità, dal canale transitano in media 50 imbarcazioni al giorno, un terzo delle quali sono portacontainer come la nave incagliata. Ogni minuto è prezioso se si considera che, secondo stime di Allianz, ogni settimana di interruzione del traffico costa una perdita al commercio globale stimabile tra i 6 e i 10 miliardi di dollari. Lo stop rosicchia fino allo 0,4% alla crescita del commercio globale. Il tutto ina fase già delicata per i ritardi di alcune forniture dovuti alla pandemia. Per ora le conseguenze sono state modeste, soprattutto per quanto riguarda i prezzi del petrolio, ma tutto dipende da quanto proseguirà il blocco. Questa mattina, prima della sospensione dei lavori dovuta al meteo avverso, la poppa della nave aveva cominciato a muoversi. L’autorità del canale ha preannunciando che se falliranno anche gli sforzi attuali “tenteremo di alleggerire il carico della nave”.

Il fatto che le navi si stiano ancora ammassando all’ingresso del canale segnala anche un certo ottimismo sui tempi della soluzione del problema. L’alternativa è infatti quella di circumnavigare l’Africa con un aumento dei tempi di viaggio di un paio di settimane, circa il 30% in più rispetto alla durata media. Non solo. La trattata alternativa aumenta il rischio di imbattersi nei pirati. Diversi armatori hanno già contattato la marina statunitense perché fornisca una scorta ai vascelli che dovessero optare per il periplo. Qualcuno ha comunque già iniziato a percorrere la rotta alternativa, tra questi bloomberg segnala la petroliera Marlin Santorini, bandiera di Singapore, in grado di trasportare fino ad un milione di barili. Il pedaggio attraverso Suez include un’assicurazione per eventuali rallentamenti causati anche da blocchi come quello attuale. E molto fa anche il costo del carburante che oscilla in base alle quotazioni del greggio. Al momento sperare in una rapida soluzione a Suez sembra ancora la scelta più conveniente.

Intanto proseguono le indagini sulle cause dell’incidente. Mettendo in dubbio la già controversa tesi iniziale che attribuiva l’incidente alla scarsa visibilità causata da una tempesta di sabbia, il capo dell’Authority del Canale di Suez – Osama Rabie – ha detto che un “errore tecnico o umano” potrebbe aver contribuito all’incagliamento della Ever Given. Il maltempo non è la causa principale dell’incidente, e ve ne sono altre, ha ribadito.

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