Mario Draghi ha deciso: la delega alle politiche aerospaziali dell’Italia va a Bruno Tabacci. Il deputato di Centro democratico, già nominato sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alla programmazione e coordinamento economico, andrà a ricoprire il ruolo che nel primo governo Conte era stato assegnato a Giancarlo Giorgetti e che con i giallorossi era passato al pentastellato Riccardo Fraccaro. Tabacci affiancherà quindi il premier nella direzione della politica aerospaziale nazionale, un settore considerato strategico per il nostro Paese sia dal punto di vista economico (l’Italia ha raddoppiato i fondi stanziati per i programmi dell’Agenzia spaziale europea) che di geopolitica globale.

Tra i dossier da gestire c’è innanzitutto il Recovery plan: una decina di miliardi in arrivo dall’Europa sono destinati a Difesa e Aerospazio. Il piano deve ancora essere presentato a Bruxelles, ma il ruolo di Tabacci – che in virtù della sua delega presiede il Comint – sarà centrale per l’individuazione dei progetti specifici da finanziare e per il monitoraggio dell’avanzamento dei lavori. In agenda c’è poi il programma lunare Artemis degli Stati Uniti: Joe Biden ha già fatto sapere di volerlo sostenere e l’Italia ha interessi in tutte le fasi del progetto, dalla stazione in orbita ai moduli che verranno installati sulla superficie del satellite.

Il nostro Paese rappresenta infatti l’eccellenza in alcuni settori specifici, ma anche in ambito europeo non mancano le pressioni della concorrenza interna. Nei giorni scorsi l’italiana Avio ha portato a casa un accordo con la francese Arianespace per la produzione di dieci nuovi razzi Vega-C. L’intesa, firmata a Roma in occasione dell’incontro tra il ministro francese dell’Economia Bruno Le Maire e il ministro dello Sviluppo economico Giorgetti, permette di avviare la fornitura di componenti a lungo termine e le attività preliminari di produzione di questi lanciatori dell’Esa e la consegna è prevista a partire dal 2023. Avio conferma quindi il suo predominio nel mercato dei lanci spaziali di piccoli carichi, ma è da almeno un decennio che Berlino tenta di entrare in partita, con investimenti in diverse startup e un aumento delle risorse destinate all’Esa.

Proprio l’Agenzia europea è il principale terreno in cui dovrà muoversi il sottosegretario. A inizio marzo si è insediato il nuovo Direttore generale, l’austriaco Josef Aschbacher, che contestualmente alla nomina ha dovuto abbandonare la guida del Centro di Esrin a Frascati. Si tratta di una delle “Direzioni” dell’Esa più pesanti (gestisce le varie le attività di Osservazione della Terra) ed è l’unica a cui l’Italia ora può ambire dopo la disfatta nella corsa ai vertici dell’Agenzia. Il bando scade il 30 aprile e chiunque può candidarsi, ma l’auspicio è che Palazzo Chigi punti su un candidato unitario, questa volta capace di battere la concorrenza.

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