L’elezione di Enrico Letta a segretario del Pd? Ieri si è riunita un’assemblea, ma nei fatti tutta Italia da giorni sapeva che Letta sarebbe stato il nuovo segretario. Allora, dato che l’organo decisionale è l’assemblea, le cose sono due: o l’assemblea si riunisce di nascosto quotidianamente oppure quell’assemblea non è più l’organo sovrano, ma solo una camera di compensazione per decisioni prese altrove. Un partito così non so quanto possa funzionare“. Sono le parole pronunciate ai microfoni de “L’Italia s’è desta” (Radio Cusano Campus) dall’esponente del Pd, Dario Corallo, noto per essere stato il più giovane candidato del partito nell’ottobre del 2018.

Corallo aggiunge: “La cosa che mi ha divertito è che la presidente Valentina Cuppi ha iniziato sottolineando l’importanza del dialogo e della discussione interna, ma poi ha aggiunto: ‘Tuttavia oggi non ci sarà dibattito perché online è complicato’. Francamente sono rimasto abbastanza perplesso. Io adesso con altri compagni del Pd stiamo provando a buttare giù due righe da mandare a Enrico Letta per cercare di spiegargli quali riteniamo siano i problemi che attanagliano il Pd, perché, quando nel 2018 ci candidammo alla segreteria – spiega – proponemmo un’analisi del gruppo. E quell’analisi si è rivelata vera su tutti i punti: tutto quello che avevamo detto che sarebbe accaduto, poi è avvenuto effettivamente. E non perché siamo profeti, ma perché l’analisi era corretta. Allora, dato che le condizioni non sono cambiate, il rischio per Letta è quello di essere anche lui il prossimo ex segretario. Se non si cambiano gli elementi strutturali del partito, ciò che rimane è una macchina rotta a cui si continua a cambiare compulsivamente l’autista, ma resta sempre rotta“.

Il militante del Pd si pronuncia anche sulle parole espresse ieri da Letta in merito ai giovani: “Ha detto che saranno al centro dell’agenda politica ma il problema è che i giovani non sono una categoria uniforme. Io, per dire, col figlio di Elkann non ho nulla da spartire per esigenze e per problemi. Quindi, i giovani non sono una categoria a sé. E’ vero che oggi c’è una corrispondenza tra le fasce economicamente più deboli e i giovani, ma non sono quelli di cui ha parlato il nuovo segretario. Quando Letta, in riferimento ai giovani, ha detto che bisogna occuparsi soprattutto di università, il problema è che i giovani che vanno all’università sono il 20% – sottolinea – Oggi c’è una massa enorme di ragazzi e ragazze che, pur lavorando, restano poveri. Questo è il punto essenziale. Si è andati a barattare qualsiasi tipo di diritto sul lavoro, sui salari, sugli orari e quindi ci sono tanti ragazzi che fanno turni al limite dell’immaginabile, prendendo due soldi. E il risultato è un incattivimento. Ho apprezzato molto quando Letta ha detto che non dobbiamo cercare di fare politica per loro, ma dobbiamo cercare di portarli a fare politica. Questo mi sembra un enorme passo avanti rispetto alle cose dette dai suoi predecessori. Ma deve valere per tutti, anche per i giovani lavoratori”.

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