Gli attuali impegni presi dagli Stati per ridurre le emissioni globali di gas serra sono insufficienti, perché porteranno nel 2030 ad un taglio complessivo di appena l’1% rispetto al 2010. Una riduzione praticamente impercettibile, se si considera che per mantenere l’aumento delle temperature entro 1,5 gradi dai livelli pre-industriali – l’obiettivo ottimale dell’Accordo di Parigi sul clima – servirebbe un taglio del 45%. L’allarme arriva dal rapporto preliminare dell’Unfccc, l’agenzia dell’Onu per la lotta al cambiamento climatico. “I governi stanno mancando gli obiettivi fissati dall’Accordo di Parigi, ci stiamo dirigendo verso una catastrofe climatica“, commenta Jennifer Morgan, direttrice esecutiva di Greenpeace international.

Il rapporto dell’Unfccc fa il punto sugli impegni per la riduzione delle emissioni (Ndc) presi da 75 dei 196 paesi firmatari dell’Accordo di Parigi. Sono i paesi che finora hanno comunicato all’Unfccc i loro piani e che rappresentano il 30% delle emissioni globali. Il rapporto, ancora parziale, è stato preparato in vista della prossima conferenza Onu sul clima, la Cop26, che si terrà a Glasgow dal 9 al 20 novembre.

Lo studio mostra che, anche se la maggioranza delle nazioni rappresentate ha aumentato le ambizioni per ridurre le emissioni, l’impatto complessivo le porterà ad ottenere solo un 1% di riduzione nel 2030 rispetto al 2010. Il Comitato intergovernativo sul cambiamento climatico (il centro studi dell’Onu sul clima) ha indicato che, per ottenere l’obiettivo dell’aumento delle temperature entro 1,5 gradi, la riduzione delle emissioni dovrebbe essere intorno al 45%.”Questo rapporto mostra che i livelli attuali di ambizione climatica sono ben lontani dal metterci sulla strada per arrivare agli obiettivi dell’Accordo di Parigi – ha detto Patricia Espinosa, segretario esecutivo dell’Unfccc – Mentre riconosciamo la svolta recente verso una più forte azione climatica nel mondo, le decisioni per accelerare ed ampliare ovunque l’azione devono essere prese ora“.

Espinosa ha chiarito che il rapporto è “uno scatto, non un panorama completo” sugli Ndc, mentre il Covid-19 pone sfide impegnative per molti nazioni nel completamento dei loro impegni per il 2020. Ha poi aggiunto che un secondo rapporto sarà diffuso prima della Cop26 e ha chiesto a tutti i paesi (soprattutto ai maggiori produttori di gas serra, che non lo hanno ancora fatto) di presentare i loro dati prima possibile, così che le loro informazioni possano essere incluse nel rapporto aggiornato.

“I Paesi devono lavorare insieme per anteporre la tutela di persone e Pianeta agli interessi dell’industria fossile“, dice Morgan di Greenpeace. L’organizzazione ambientalista chiede “ai principali emettitori del mondo, Stati Uniti e Cina, di consegnare obiettivi che ci diano motivo di speranza“. “L’Australia e il Brasile, che hanno recentemente visto negli incendi una delle conseguenza dell’emergenza climatica, devono rispettivamente tenere a freno gli interessi dell’industria dei combustibili fossili e dell’agricoltura intensiva, e lavorare per garantire un futuro equo e sicuro per cittadine e cittadini, e proteggere la preziosa biodiversità del Pianeta”, conclude Morgan.

Articolo Precedente

Valutazione di incidenza ambientale, così più selezione e trasparenza ridurranno gli arretrati

next
Articolo Successivo

Due esposti contro la Solvay di Rosignano: “Verificare le vere performance ambientali”. E l’azienda apre una struttura legale separata

next