Non più club per soli uomini: nel governo regionale siciliano esce Alberto Pierobon ed entra Daniela Baglieri. È la mossa di Nello Musumeci, presidente della Regione, alla vigilia dell’udienza al Tar che si terrà oggi contro la nomina dei due assessori Tony Scilla e Marco Zambuto, che certificava la totale assenza di donne nella giunta regionale siciliana: con le due nomine Musumeci metteva alla porta l’unica donna nella sua giunta, ovvero Bernadette Grasso.

Un governo di soli uomini che aveva scatenato reazioni da più parti e ben due ricorsi al Tar. Uno del Partito democratico e uno presentato da una serie di associazioni riunite sotto l’egida di Noi Rete Donne. Entrambi i ricorsi saranno discussi di fronte al Tar di Palermo proprio oggi. Mentre la nomina della nuova assessora è stata formalizzata solo ieri pomeriggio: “L’assessore Pierobon – ha annunciato il presidente siciliano – ha completato il mandato che gli avevo affidato, in qualità di tecnico, quando l’ho chiamato in Giunta: predisporre il disegno di legge sulla riforma dei rifiuti ed il definitivo Piano regionale dei rifiuti. Lo ha fatto con competenza, tenacia e trasparenza, proprio secondo le linee che gli ho indicate al momento del suo insediamento. Lo ringrazio per l’importante apporto fornito e spero di poter contare, nel futuro, su consigli e suggerimenti. Alla professoressa Baglieri, donna di alto profilo culturale, rivolgo l’augurio di buon lavoro”.

Catanese, 53 anni, docente dell’università di Messina, Daniela Baglieri è diventata prorettrice con l’attuale deputato Pd, Pietro Navarra, all’epoca rettore dell’ateneo dello Stretto. Esperta di economia aziendale, è stata già presidente della Sac, la società che gestisce l’aeroporto di Catania, adesso in quota Udc entra nella maschia giunta siciliana sostituendo Pierobon sul fronte caldissimo della gestione rifiuti in Sicilia. Un fronte talmente scottante da suggerire anche altre letture: “È cosa nota che il caos dei rifiuti in Sicilia è sempre stato funzionale a interessi capaci di condizionare anche gli assetti politici. Purtroppo, più che la democrazia paritaria, su questa vicenda pesano equilibri di ben altra natura”, suggerisce Milena Gentile, responsabile del Dipartimento Pari opportunità del Pd Sicilia. Che non usa mezzi termini: “È semplicemente pietoso che si continui a far credere che la rimozione dell’assessore Pierobon sia dettata dalla incombente necessità processuale di ‘fare posto a una donna‘ in giunta. Come se ciò risolvesse il problema dello squilibrio di genere. Questo uso strumentale delle battaglie femministe e del rispetto della Costituzione è gravissimo, è l’ennesima lesione della dignità delle donne”.

E la nomina di Baglieri è ben lontana dal placare gli animi: “Una donna non ci basta”, tuona anche la dem Angela Bottari. Che spiega: “La rimozione dell’unica donna della giunta è stata un fatto eclatante che ci ha spinte ad agire, ma non ci bastava prima e non ci basterà neanche adesso: chiediamo sia rispettata la quota del 40 per cento prevista nella legge Del Rio”. Dopo le nomine dei due assessori e l’allontanamento dell’unica donna in giunta, fuori dai partiti è anche nato un nuovo coordinamento di donne, le “Siciliane”: “Lo abbiamo detto e continueremo a ribadirlo: non basta una sola nomina, non bastano le quote rosa, vogliamo la doppia preferenza di genere. – scrivono in una nota -. La Sicilia è ancora molto indietro rispetto a tante altre regioni d’Italia. Dove sono le altre donne in giunta? Finché non si cambierà il modo di concepire la politica, declinata tutta al maschile, non ci sarà mai quello sguardo al femminile necessario per trattare i temi dell’occupazione femminile, dei servizi e delle infrastrutture sociali”. Intanto il ricorso al Tar andrà avanti: “Anche con l’ingresso in giunta di una donna, anche di una donna qualificata come Baglieri, restiamo ben lontani da un equilibrio di genere. Quello dell’equilibrio di genere che è un principio sancito dalla Costituzione”, sottolinea il costituzionalista Antonio Saita, nel pool di avvocati che oggi sosterrà le ragioni del ricorso davanti al Tar di Palermo. “Restiamo ancora disallineati rispetto ai principi costituzionali e questo governo lo fa anche rinviando l’efficacia di una legge già emanata alla prossima legislatura”.

Lo scorso maggio, infatti, l’Assemblea siciliana ha approvato una legge che garantisce l’alternanza di genere in giunta di almeno il 30 percento, pochi mesi dopo l’emanazione della legge regionali, tuttavia, la giunta si è privata perfino dell’unica donna: “Non si capisce su quali basi si stia ritenendo che l’efficacia di quella legge sia rinviabile alla prossima legislatura”, commenta ancora il costituzionalista. Che sottolinea: “In ogni caso questo dietrofront è di fatto una vittoria a tavolino che viene riconosciuta alle nostre tesi, una dimostrazione che si è colto nel segno”. Fosse accolto il ricorso, di certo sarebbe una vittoria anche per il Pd, di recente infiammato dalla questione di genere anche al suo interno, dopo la nomina dei ministri che in casa dem sono stati tutti al maschile, salvo poi ricorrere alle nomine dei sottosegretari per un’inversione di tendenza. E sul Pd aveva puntato il dito anche lo stesso Musumeci che aveva rilevato: “Nel loro gruppo all’Assemblea siciliana non c’è neanche una donna”.

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