di Antonio Marino

Giorni fa, prima che Renzi ritirasse le ministre dal governo Conte 2, avevo scritto che Conte sarebbe dovuto andare in Aula a sbugiardare il senatore di Rignano, convinto che avrebbe avuto numeri a sufficienza per governare, senza più l’apporto decisivo di Italia Viva (o quanto meno, senza l’apporto di Renzi e dei fedelissimi renziani).

Ebbene, onestà intellettuale mi impone di dire che ad oggi, analizzando il dipanarsi dei fatti dal momento in cui Conte effettivamente andò alla conta in Camera e Senato fino al mandato esplorativo che il presidente della Repubblica Mattarella ha conferito al presidente della Camera Fico, Renzi politicamente ha vinto. Ha vinto provocando una crisi folle, per un ego smisurato, per antipatia verso chi ha più consenso di lui nel Paese (ovvero quasi tutti), per la smania di mettere le mani sui 209 miliardi del Recovery fund, per la sua ossessiva ricerca di attenzione.

Ha vinto sulla pelle degli italiani, in modo deprecabile e censurabile sul piano morale e etico, ma ha ottenuto quello che voleva sul piano politico. Ma, come ha sostenuto anche lo stesso Andrea Scanzi, Renzi non è Churchill. Ce ne vuole per farlo passare per statista. Se è uscito vittorioso dalla crisi, è perché 5s e Pd lo hanno lasciato fare; si sono condannati consapevolmente ad un altro Governo col senatore di Rignano, ancora peggiore se possibile del Conte 2, perché gli hanno riconosciuto proprio quello che lui voleva: il ruolo di ago della bilancia della maggioranza.

E allora, se il leader di un partito che raggiunge un 2% scarso di consensi può dettare legge, far cadere a proprio piacimento un governo che non gli sta più a genio e poi rientrarvi come se niente fosse successo, vuol dire che le altre forze di maggioranza hanno ceduto al ricatto. Cinquestelle e Pd sono passati rapidamente dal mai più con Renzi al nessun veto su nessuno e non mi sorprenderei se, dopo il tavolo tecnico con Fico, aprissero anche ad un altro nome che non sia Conte (il che renderebbe il nuovo governo ancora peggiore dell’eventuale Conte ter).

E dunque, su cosa non hanno ceduto? Ritorna la stessa maggioranza, ma con un Renzi più forte di prima perché legittimato dagli altri a fare e disfare a suo piacimento e con un presidente del Consiglio (Conte o chi per lui) più debole perché costantemente sotto ricatto di un partito che se si andasse a votare porterebbe a casa zero tra deputati e senatori.

Vorrei chiedere a 5stelle, Pd e Leu: davvero siete andati a prostrarvi al cospetto di chi ha causato questa crisi scellerata? Di chi ha definito il presidente del Consiglio che voi sostenete “vulnus della democrazia”? Di chi, piena crisi, da senatore della Repubblica italiana vola in Arabia Saudita ad elogiare un regime che opprime gli oppositori e i diritti umani? E chi garantisce che tra un mese non saremo punto e a capo? Un accordo scritto? Con chi? Col politico più inaffidabile, egocentrico e arrivista della storia? Mi spiace dirlo, cari Di Maio e Zingaretti, ma avete sbagliato tutto.

Dovevate tenere convintamente la barra dritta su Conte e senza Renzi anche a costo di rischiare le elezioni, mettere alle strette il senatore di Rignano e isolarlo all’interno del suo stesso partito in modo da spingere fuori i tanti suoi parlamentari che sarebbero pronti a lasciarlo ma che ora non hanno motivo di farlo: non lo avete fatto e vi siete piegati. Questa non è responsabilità ma masochismo. E probabilmente lo sapete anche voi.

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