Le ricerche disposte dagli inquirenti continuano a concentrarsi lungo l’Adige: chi indaga è convinto che i corpi di Peter Neumair e Laura Perselli, la coppia scomparsa a Bolzano lo scorso 4 gennaio, siano stati gettati nelle acque del fiume. Il motivo è quella macchia di sangue trovata dai carabinieri sul ponte di Ischia Frizzi e appartenente proprio a Peter Neumair. I sospetti, per il momento, si concentrano sul figlio Benno, indagato ma a piede libero. Lunedì una nuova possibile svolta nelle indagini: i militari dell’Arma sono tornati nella proprietà di famiglia, in via Castel Roncolo, e sono usciti con tre sacchi di oggetti. Il quotidiano Alto Adige riferisce che a insospettire gli inquirenti è l’assenza di alcuni attrezzi pesanti con cui il giovane si allenava: un nuovo mistero. Domenica l’amica da cui il giovane ha trascorso la sera del 4 gennaio ha consegnato alla Procura di Bolzano i vestiti che Benno Neumair indossava proprio quella la sera e che aveva lasciato a casa della ragazza.

Mentre proseguono le ricerche, ancora senza esito, questa mattina è arrivata la notizia della morte della madre di Laura Perselli. L’anziana, 96 anni, non ha mai saputo della scomparsa di sua figlia. Il 4 gennaio, poche ore prima di sparire nel nulla, Laura Perselli aveva fatto visita proprio alla madre, che era appena stata dimessa da un lungo ricovero in ospedale. Nei giorni scorsi le sue condizioni sono però nuovamente peggiorate e martedì sera è deceduta.

Le ricerche – Una partita importante di questa inchiesta si sta giocando nei laboratori del Ris di Parma, che in questi giorni sta analizzando tutti i campioni prelevati nell’abitazione e nella Volvo della coppia scomparsa, ma ora anche i vestiti di Benno. L’altra priorità è trovare i corpi della coppia Neumair. Le squadre di ricerca in acqua del corpo permanente dei vigili del fuoco sono impegnate ormai da tre settimane nel tratto dell’Adige a sud di Bolzano, sotto il ponte di Ischia Frizzi. Il letto del fiume é stato controllato con apparecchi sonar e con “guardafondo”, ma fino ad ora la ricerca non ha dato nessun esito. Se i due corpi dovessero realmente essere stati gettati nell’Adige, come sospettano gli inquirenti, prima o poi il fiume li dovrà restituire, al più tardi alla diga di Mori che si trova a una novantina di chilometri a sud di Bolzano. Come confermano gli esperti, ma anche i fatti di cronaca degli anni scorsi, soprattutto nella fredda stagione possono passare però molte settimane prima che questo avvenga.

Le telecamere – Per quanto riguarda le indagini su Benno Neumair, le certezze per ora arrivano da quello che raccontano le telecamere stradali e i dati del suo cellulare. Al volante della Volvo di famiglia transita sul ponte Roma a Bolzano e poco dopo, alle 21.32, spegne il suo smartphone. Agli inquirenti, da testimone, ha raccontato di essere andato a un laghetto nelle vicinanze per rilassarsi. Il cellulare torna a dare segni di vita alle 21.57 e lo colloca nelle vicinanze del ponte dove è stata trovata la macchia di sangue del padre. La Volvo station wagon viene immortalata dalle telecamere nella galleria di Laives, comune a sud di Bolzano. Secondo la sua versione, Benno Neumair si sta dirigendo a Ora, Paese che si trova altri 10 chilometri più a Sud, per raggiungere la sua amica. Passa da lei la serata e, sempre secondo il suo racconta, torna a casa all’alba a prendere il cane per andare sopra Bolzano, sull’altopiano del Renon, senza accorgersi dell’assenza dei genitori.

I vestiti – La giovane donna ha confermato di aver passato la sera del 4 gennaio con Benno Neumair. Appena arrivato, lui si era fatto una doccia e lei, ha spiegato la donna agli inquirenti, per fargli una cortesia aveva messo i vestiti in lavatrice e poi li aveva riposti in un armadio. Venti giorni dopo li ha consegnati alla Procura. Benno Neumair, la mattina successiva, avrebbe indossato altri vestiti, che si era portato da casa. La donna non aveva dato peso a questo fatto, ma poi ha deciso di consegnare i vestiti agli inquirenti: si tratta di 3 t-shirt, una felpa, un paio di pantaloni e un paio di calzini. La donna ha detto agli inquirenti che i vestiti non erano comunque sporchi, tantomeno presentavano macchie di sangue. Il materiale però dovrà essere analizzato dal Ris. L’avvocato Federico Fava, che assiste la giovane, ha spiegato domenica che l’iscrizione nel registro degli indagati per favoreggiamento sarebbe un “atto dovuto” in questa fase d’inchiesta. La Procura ha già chiesto l’archiviazione.

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