Aggiungi un posto a tavola che c’è uno gnari in più. Ermes Rubagotti? Naaaaa (frassichiano ndr). Robertino Baggio. Seeeee. Che però non viene. “E alura? (sesanta minücc, nè piö nè méno)”. E alura niente, anzi tutto. Perché a TeleTutto, la tv bresciana dove, come all’ipermercato, trovi ogni genere di programma, sempre se la regione è in zona gialla o bianca o viola a strisce verdi (aspettiamo comunque con Speranza), c’è una puntata speciale di Parole di calcio. Kitikaka slambròt, Kitikaka balabiot. S’intitola Brescia 20 – Dream Team. Ed è la serata di gala dove conduttrice e co-conduttore elencano il 3-4-1-2 dei sogni degli ultimi vent’anni delle rondinelle, dopo un lungo sondaggio effettuato in collaborazione con il Giornale di Brescia. Una roba che uno pensa, e ride, e dice: le solite cose da provinciali. In porta pinco pallino; tizio, caio, sempronio in difesa; fuffamazzetti mediano; il figlio della panettiera a centrocampo, la mezzala che correva oltre la linea di fondo per chilometri, l’attaccante con una gamba più corta che faceva gol di testa… E alura? E alura niente.

A Brescia negli ultimi vent’anni c’è passata l’argenteria del calcio italiano, e non solo. Quando c’era lui… Gino Corioni s’intende, che a Bologna aveva cucito e scucito promozioni e retrocessioni, poi a Brescia aveva trovato la dimensione giusta, il fiuto per tenere a galla la provinciale oltre il precipizio della B. La pansa nò la gha orècie. E così dai una scorsa al dream team e a parte il portiere, Arcari, per carità un bravissimo ragazzo, eccoti una squadretta che potrebbe starsene ad honorem nei gironcini di qualificazione agli Europei: Martinez, Calori, Dainelli – Antonio Filippini, Guardiola, Pirlo, BachiniBaggio Roberto – Caracciolo, Possanzini. Mister? Carletto Mazzone, che stacca netto Corini e Cagni, e corre sotto la curva dell’Atalanta ad esultare scomposto. “Viviamo di ricordi, come siamo ridotti”, scrive uno spettatore da casa, probabilmente dando un’occhiata ai 21 punti in classifica, zona pantano della B, più verso la C che verso la A.

Eppure la conduttrice Erica Bariselli la materia bresciana la maneggia davvero bene. Non potendo, e non volendo, puntare su una conduzione, come dire, alla Mia Ceran/Giorgia Rossi, Erica offre la dolcezza e la bonomia dell’amica simpatica che troveresti in curva a urlare improperi contro l’Atalanta. Lei che Bachini lo chiama il Baco come se parlasse con suo fratello gemello, che quando c’è da dire che hanno tolto qualcuno in modo violento dalla rosa della squadra non ci pensa due volte e dice “segare”, introduce ogni collegamento telefonico o in streaming con i giocatori del dream team, con un entusiasmo che nemmeno Carlo Pellegatti sotto la doccia con Ibrahimovic. E alura? E alura niente. L’Erica el ciapa el sac’ en sima. Calori rievoca Carletto in panchina (e fuori), Antonio Filippini fa un piccolo show sferrando bordatine agli ex compagni e parenti (“sembrano i vecchi tempi in cui io ero in trasmissione e mio fratello telefonava da casa”), Caracciolo e Possanzini fanno l’intervista in split screen modello Iene. Tutti però rievocano un tizio. Raccontano l’aneddoto su quello là. Fasce da capitano che svolazzano e i brasiliani non s’incazzano (anzi vincono il mondiale). Quello che faceva gli assist con gli occhi chiusi, rabone come piovesse e dribbling mentre beveva un vermouth.

Il Divin Codino, Roberto Baggio. Chissà, magari una telefonatina il Robertino per questa occasione speciale te la fa. Perché dai partecipano tutti. Poi va bene, Guardiola e Pirlo c’hanno da fare, schemi di qua e di la, assenti giustificati, ma Baggino dai. A parte qualche povera pernice abbattuta con la doppietta (rigorosamente sopra la spalla), ultimamente si girella i pollici con fare meditabondo. Perfino mister Mazzone, classe ’37, manda una letterina. “Grazie di tutto amici bresciani” e li mortacci vostri. Insomma, il rullo di tamburi è al massimo. Ma all’improvviso al telefono niente soave voce da Caldogno, ma il procuratore Vittorio Petrone. E alura? E alura niente. Pòta a ‘l dis ol frat quand che ‘l se scòta. Com’è triste Venezia, cantava Aznavour, ma non avete visto gli studi di TeleTutto davanti alla sovraimpressione: “Vittorio Petrone – procuratore Roberto Baggio”. Il dream team chiude mesto e addolorato. Robertino nemmeno un palleggino per i bambini bresciani. La minèstra rescaldata la sènt de fom. E “il buddista l’ha svirgulà”.

Articolo Precedente

Era Roma il problema della AS Roma: senza pressioni (e tifosi) i giallorossi sono da Champions

next
Articolo Successivo

Serie C traballa ma non cambia: Ghirelli confermato presidente. Figc, ora è ufficiale: Cosimo Sibilia sfida Gabriele Gravina

next