Maremma Micheletti! Saranno trent’anni che Giorgio Miche… Michelo… Micheletti fa il bello e il cattivo tempo della telecronaca in diretta da studio quando allo stadio si fa a sportellate. A Michelacci, pardon Micheletti, come è scritto nell’Almanacco del Bravo Telecronista (edizioni Crudeli 2019), si deve l’invenzione del personaggio stralunato e un po’ alcolico di Mauro Bellugi commentatore di partite; ma anche l’aver provocato una vera e propria isteria di massa tra orde di spettatrici pronte anche a scuocere il risotto pur di farsi ammaliare da quel suo sorriso alla Jack Nicholson. Ora Michelori, pardon Micheletti, ha svernato da qualche anno a Toscana Tv dove, da buon pisano, “vituperio delle genti”, si dedica alle cronache in diretta dei match della Fiorentina nell’appuntamento fisso A Tutto gol. Un ghibellino che tifa guelfi, insomma. E se qualche lucchese lapidario aveva avvisato un po’ tutti con il celebre motto “meglio un morto in casa che un pisano all’uscio”, lo psicodramma viola d’inizio campionato 2020/2021 dell’era Commisso, prima col cappellino di Iachini poi con i dolcevita di Prandelli, è ribollita per i denti del Michelone, pardon Michelin, scusate Micheletti.

In fondo si tratta solo di tirarla lunghissima in attesa di un gol che in Fiorentina-Genoa, per inciso, non arriva mai. Michelazzi, Micheletti ecco, troneggia come nemmeno Biscardi ai tempi del Moviolone, fa, disfa, cuce, commenta la partita, e si attornia in studio di un gruppo di cordiali signori del bar, intenti a seguirlo nel suo spregiudicato lessico tra lazzi lessicali alla Gialappa’s e un elegante corso di prossemica alla gioca jouer. “Stava lì nel suo sorriso/A guardar passare i tram/Vecchia pista da elefanti/Stesa sopra al macadam”, cantava Paolo Conte. I primi venti minuti di partita, spiega qualcuno tra gli avventori, risultano con “emozioni pari a zero”. Un paio di convenuti si comunicano gesti strani tra una tribunetta e l’altra, con uno che dice: “So io chi non sta giocando bene”; e il dirimpettaio gli risponde facendo il segno del taglio sulla guancia (in chiaro: Ribery) come fossimo ne Il Padrino. Michelan… Micheletti si limita a dare il primo comando alla Cecchetto: “Noia”. E tutti, ma proprio tutti nello studio di A tutto gol, si mettono con le braccia conserte. Ooga chiaka, ooga chiaka. Toro viola seduto. Un paio di rimesse laterali e Micalizzi, pardon Micheletti, interviene sicuro in modalità Ferruccio Amendola che doppia Stallone: “C’è sempre una paura fottuta in difesa”.

Scuoti pure l’albero, ma di pere non ne cadono, nemmeno in testa a Pulgar e Callejon. Gli sms da casa osano: “Benvenuti in serie B”. Ma ancora Micheloni, scusate Micheletti: “No! È un periodo ipotetico dell’irrealtà”. (… cioè?). Il decano del giornalismo viola, Raffaello Paloscia, con un cerottone da grande guerra sul capo, provoca chiedendosi, visto il gioco pessimo esibito e non da oggi: “Ma i giocatori della Fiorentina prendono lo stipendio?”. A quel punto Micheletti, l’abbiamo scritto bene, finalmente, finge di essere bonario e poi sdeng, tira la scoppola: “Qualche ritardo però potrebbe pungolarli”. Hai capito il Miguelon Micheletti? Cattivissimo, proprio alla pisana. Poi finisce il primo tempo ed è ancora gioca jouer: “Non abbiamo ancora segnato”. E tutti ma proprio tutti si mettono le mani sul viso come per coprirsi dalla vergogna. All’inizio della ripresa i viola sono imbambolati come nel primo. E il commento si fa sempre più criptico: “Bonaventura era da solo ma non l’ha neanche sdrusciata”.

Intanto il Var cancella clamorosamente il gol del vantaggio della Fiorentina e il gioca jouer si fa duro: “Sospiri”. E tutti ma proprio tutti in studio cominciano a sospirare. La pubblicità ci toglie il piacere di registrare in diretta il vantaggio del Genoa all’89esimo, ma Michelaz…Michelini subito rilancia il gioca jouer fino ad ammutolire gli astanti: “Mamma che tranvata”. E tutti, ma proprio tutti in studio, imitano quelle persone investite e schiacciate da un tram (Cecchetto ne sarebbe entusiasta). Michelino, anzi Micheletti, ne spara una delle sue ad effetto: “C’è il mantra! C’è il mantra!”. E quale?, chiediamo noi da casa: “Gol sbagliato, gol subito”. Silenzio tombale in studio. “Daranno almeno cinque, sei minuti di recupero”, dice qualcuno dal coro sconvolto. E perché non sette, otto, nove, dieci o venti. Ed ecco che proprio al 98esimo il viola Milenkovic pareggia, togliendo le castagne, seppur in orario da coprifuoco, dal fuoco. Così Micheletti, dovrebbe essere questo il nome giusto, sazio del gioca jouer, abbandona A tutto gol esausto ma felice: “Mamma mia non c’ho più voce”. (E tutti, ma proprio tutti, fingono di essere afoni come il conduttore…).

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