L’anno che sta per finire. Cioè quello della “pandemia che mette a rischio le nostre esistenze, ferisce il nostro modo di vivere”, e ha “scavato solchi profondi nella nostra società“. Ma anche e soprattutto quello che sta iniziando, il 2021 che “deve essere l’anno della sconfitta del virus e il primo della ripresa“. Quello che si apre tra poche ore sarà un “tempo di costruttori“, “un passaggio decisivo per uscire dall’emergenza e per porre le basi di una stagione nuova”. Per questo motivo “non si deve perdere tempo” e “non vanno sprecate energie e opportunità per inseguire illusori vantaggi di parte”. Una frase che sembra rivolta all’attuale caos della maggioranza, con Matteo Renzi che tiene alta la tensione sul governo di Giuseppe Conte.

Angoscia e speranza, unione e solidarietà, divisioni che vanno superate con una “convergenza di fondo“, in nome della ripartenza, politica, economica e sociale. Con lo sguardo fisso verso un obiettivo: “Ora dobbiamo preparare il futuro“. Ci sono tutti i contrastanti sentimenti che convivono nello stato d’animo della Nazione nel discorso del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. C’è quello che abbiamo vissuto negli ultimi mesi. Una catastrofe che “ha accentuato limiti e ritardi del nostro Paese“. Ma c’è anche il vaccino, “l’arma più forte” che prevale “su ignoranza e pregiudizi“. C’è la decisione di vaccinarsi, che è una “scelta di responsabilità, un dovere“.

E c’è anche il Recovery plan, “il piano europeo per la ripresa, e la sua declinazione nazionale che deve essere concreta, efficace, rigorosa, senza disperdere risorse”. Insieme, il vaccino e le iniziative dell’Unione Europea, “sono due vettori decisivi della nostra rinascita”. Poi c’è anche quello che in tanti leggono come un riferimento alla crisi politica in corso, scoppiata in un momento cruciale per il Paese e dalla quale bisogna uscire facendo leva “sull’unità morale e civile degli italiani“. “Non si tratta di annullare le diversità di idee, di ruoli, di interessi ma di realizzare quella convergenza di fondo che ha permesso al nostro Paese di superare momenti storici di grande, talvolta drammatica, difficoltà”, sono le parole del primo cittadino d’Italia.

“Ripartenza al centro del mio ultimo anno di mandato” – Il sesto discorso del dodicesimo presidente era sicuramente quello più atteso di tutto il mandato. Che finirà nel gennaio del 2022, visto che il capo dello Stato ha chiuso il suo intervento con queste parole: “Quello che inizia sarà il mio ultimo anno come Presidente della Repubblica. Coinciderà con il primo anno da dedicare alla ripresa della vita economica e sociale del nostro Paese. La ripartenza sarà al centro di quest’ultimo tratto del mio mandato”. Un messaggio in bottiglia a quanti fino a oggi hanno ipotizzato un Mattarella bis. Arrivato alla fine di un discorso breve, durato circa 15 minuti, ma denso di concetti. “Care concittadine e cari concittadini, avvicinandosi questo tradizionale appuntamento di fine anno, ho avvertito la difficoltà di trovare le parole adatte per esprimere a ciascuno di voi un pensiero augurale”, è stato l’incipit scelto dal presidente per parlare alla Nazione alla fine dell’anno della pandemia. In piedi, al piano terra della Palazzina alla Vetrata, con vista sul cortile di onore del Quirinale, Mattarella si è presentato agli italiani alle 20 e 30 precise. Il presidente ha indossato la mascherina fino all’ultimo momento, togliendosela poco prima dell’inizio del discorso. Alle sue spalle una scenografia sobria: le bandiere dell’Europa, dell’Italia e del Quirinale. Davanti un leggio trasparente. “Sono giorni, questi, in cui convivono angoscia e speranza. La pandemia che stiamo affrontando mette a rischio le nostre esistenze, ferisce il nostro modo di vivere”, dice Mattarella. Che dedica tutta la prima parte del suo discorso ai desideri degli italiani: “Vorremmo tornare a essere immersi in realtà e in esperienze che ci sono consuete. Ad avere ospedali non investiti dall’emergenza. Scuole e Università aperte, per i nostri bambini e i nostri giovani. Anziani non più isolati per necessità e precauzione. Fabbriche, teatri, ristoranti, negozi pienamente funzionanti. Trasporti regolari. Normali contatti con i Paesi a noi vicini e con i più lontani, con i quali abbiamo costruito relazioni in tutti questi anni. Aspiriamo a riappropriarci della nostra vita“.

“Tutto il mondo è stato colpito” – Fin qui la speranza. Poi però il capo dello Stato ha ricordato da che tipo di incubo veniamo. “Il virus, sconosciuto e imprevedibile, ci ha colpito prima di ogni altro Paese europeo. L’inizio del tunnel. Con la drammatica contabilità dei contagi, delle morti. Le immagini delle strade e delle piazze deserte. Le tante solitudini. Il pensiero straziante di chi moriva senza avere accanto i propri cari. L’arrivo dell’estate ha portato con sé l’illusione dello scampato pericolo, un diffuso rilassamento. Con il desiderio, comprensibile, di ricominciare a vivere come prima, di porre tra parentesi questo incubo. Poi, a settembre, la seconda offensiva del virus. Prima nei Paesi vicini a noi, e poi qui, in Italia. Ancora contagi – siamo oltre due milioni – ancora vittime, ancora dolore che si rinnova. Mentre continua l’impegno generoso di medici e operatori sanitari”. Un’epidemia che ha riguardato tutti. “Il mondo è stato colpito duramente. Ovunque. Anche l’Italia ha pagato un prezzo molto alto”.

“La pandemia ha scavato solchi profondi” – Il capo dello Stato ha spiegato che il riassunto dell’anno del Covid serve a “dare insieme memoria di quello che abbiamo vissuto in questo anno. Senza chiudere gli occhi di fronte alla realtà. La pandemia ha scavato solchi profondi nelle nostre vite, nella nostra società. Ha acuito fragilità del passato. Ha aggravato vecchie diseguaglianze e ne ha generate di nuove”. Un’epidemia doppia, che ha “prodotto pesanti conseguenze sociali ed economiche. Abbiamo perso posti di lavoro. Donne e giovani sono stati particolarmente penalizzati. Lo sono le persone con disabilità. Tante imprese temono per il loro futuro. Una larga fascia di lavoratori autonomi e di precari ha visto azzerare o bruscamente calare il proprio reddito. Nella comune difficoltà alcuni settori hanno sofferto più di altri“. Ma non solo. “La pandemia ha seminato un senso di smarrimento: pone in discussione prospettive di vita. Basti pensare alla previsione di un calo ulteriore delle nascite, spia dell’incertezza che il virus ha insinuato nella nostra comunità. È questa la realtà, che bisogna riconoscere e affrontare”.

“Vaccinarsi è scelta di responsabilità e dovere” – La fotografia scattata dal presidente è di un Paese alle corde. Ma che non crolla. Anche perché nei mesi appena finiti “sono emersi segnali importanti, che incoraggiano una speranza concreta“. Il primo: “Il piano di vaccinazione, iniziato nel medesimo giorno in tutta Europa”. Il secondo: “Interventi europei innovativi e di straordinaria importanza per fronteggiare le gravi conseguenze economiche”. La questione dei negazionisti e dell’obbligo vaccinale è stata affrontata dal presidente che ha ricordato come “la scienza ci offre l’arma più forte, prevalendo su ignoranza e pregiudizi“. E qui l’inquilino del Quirinale ha ripetuto quanto detto pochi giorni fa: “Ora a tutti e ovunque, senza distinzioni, dovrà essere consentito di vaccinarsi gratuitamente: perché è giusto e perché necessario per la sicurezza comune. Vaccinarsi è una scelta di responsabilità, un dovere. Tanto più per chi opera a contatto con i malati e le persone più fragili. Di fronte a una malattia così fortemente contagiosa, che provoca tante morti, è necessario tutelare la propria salute ed è doveroso proteggere quella degli altri, familiari, amici, colleghi”. Per questo motivo il capo dello Stato ha confermato che si vaccinerà “appena possibile, dopo le categorie che, essendo a rischio maggiore, debbono avere la precedenza”.

“Serietà e collaborazione per ripartire” – Dopo i tanti richiami della prima ondata, che lo avevano portato ad attaccare l’Ue per la prima volta nella sua storia politica, il presidente ha poi ricordato come Bruxelles si sia attivata per frenare la catastrofe. “L’Unione Europea – dice il presidente – è stata capace di compiere un balzo in avanti. Ha prevalso l’Europa dei valori comuni e dei cittadini. Non era scontato. Alla crisi finanziaria di un decennio or sono l’Europa rispose senza solidarietà e senza una visione chiara del proprio futuro. Gli interessi egoistici prevalsero. Vecchi canoni politici ed economici mostrarono tutta la loro inadeguatezza. Ora le scelte dell’Unione Europea poggiano su basi nuove. L’Italia è stata protagonista in questo cambiamento”. Essere protagonisti, però, vuol dire anche essere responsabili. “Ci accingiamo – sul versante della salute e su quello economico – a un grande compito. Tutto questo richiama e sollecita ancor di più la responsabilità delle istituzioni anzitutto, delle forze economiche, dei corpi sociali, di ciascuno di noi”. È a questo punto che il capo dello Stato ha insistito su alcuni concetti che sono stati protagonisti dei suoi discorsi durante tutto il 2020: “Serietà, collaborazione, e anche senso del dovere, sono necessari per proteggerci e per ripartire”. Il presidente, ovviamente, non ha citato direttamente la crisi politica in corso, con Italia viva che minaccia di togliere l’appoggio al governo di Conte perché in disaccordo sul Recovery plan. Ma espresso concetti che possono sembrare evidentemente riferiti alla situazione. “Il piano europeo per la ripresa, e la sua declinazione nazionale – che deve essere concreta, efficace, rigorosa, senza disperdere risorse – possono permetterci di superare fragilità strutturali che hanno impedito all’Italia di crescere come avrebbe potuto”, dice Mattarella. Che come sempre chiede buon senso: “Cambiamo ciò che va cambiato, rimettendoci coraggiosamente in gioco. Lo dobbiamo a noi stessi, lo dobbiamo alle giovani generazioni. Ognuno faccia la propria parte“.

“Non sprecare energie per illusori vantaggi di parte” – Su questo punto il capo dello Stato ha insistito più volte. “La pandemia ha accentuato limiti e ritardi del nostro Paese – ha sottolineato – Ci sono stati certamente anche errori nel fronteggiare una realtà improvvisa e sconosciuta. Si poteva fare di più e meglio? Probabilmente sì, come sempre. Ma non va ignorato neppure quanto di positivo è stato realizzato e ha consentito la tenuta del Paese grazie all’impegno dispiegato da tante parti”. Il passato, però, è appunto passato. E non in modo vano. “Abbiamo avuto la capacità di reagire. La società ha dovuto rallentare ma non si è fermata. Non siamo in balìa degli eventi. Ora dobbiamo preparare il futuro“, è il passaggio su cui insiste Mattarella. Che qui pronuncia una frase che sembra indirizzata direttamente ai leader: “Non viviamo in una parentesi della storia. Questo è tempo di costruttori. I prossimi mesi rappresentano un passaggio decisivo per uscire dall’emergenza e per porre le basi di una stagione nuova. Non sono ammesse distrazioni. Non si deve perdere tempo. Non vanno sprecate energie e opportunità per inseguire illusori vantaggi di parte. E’ questo quel che i cittadini si attendono”. Il concetto di unione delle Istituzioni, ripetuto più volte nei mesi scorsi, è rimasto spesso inascoltato. Forse per questo motivo il capo dello Stato ci torna più volte: “La sfida che è dinanzi a quanti rivestono ruoli dirigenziali nei vari ambiti, e davanti a tutti noi, richiama l’unità morale e civile degli italiani. Non si tratta di annullare le diversità di idee, di ruoli, di interessi ma di realizzare quella convergenza di fondo che ha permesso al nostro Paese di superare momenti storici di grande, talvolta drammatica, difficoltà. L’Italia ha le carte in regola per riuscire in questa impresa“.

“Apprezzamento dagli altri Paesi, dobbiamo essere protagonisti” – Anche perché mentre a Roma la politica discute, altrove le energie si dedicano ad altro. “Ho ricevuto in questi mesi attestazioni di apprezzamento e di fiducia nei confronti del nostro Paese da parte di tanti Capi di Stato di Paesi amici”, ha detto il capo dello Stato. “Nel momento in cui, a livello mondiale, si sta riscrivendo l’agenda delle priorità, si modificano le strategie di sviluppo ed emergono nuove leadership, dobbiamo agire da protagonisti nella comunità internazionale”. Anche perché l’anno che sta per cominciare è pieno di appuntamenti fondamentali. Non solo il settimo centenario della morte di Dante, ma anche i 160 anni dell’Italia unita, e i 75 della Repubblica: “Dal Risorgimento alla Liberazione: le radici della nostra Costituzione”. E poi ci sarà “il G20, che l’Italia presiede per la prima volta: un’occasione preziosa per affrontare le grandi sfide globali e un’opportunità per rafforzare il prestigio del nostro Paese”. In fondo l’ultimo auspicio: “La ripartenza sarà al centro di quest’ultimo tratto del mio mandato. Sarà un anno di lavoro intenso. Abbiamo le risorse per farcela”.

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