Milioni di lavoratori in smart working, il boom dell’e commerce e in parallelo una spinta senza precedenti alla digitalizzazione dei rapporti con la pubblica amministrazione. L’anno dell’emergenza Covid ha visto triplicare il numero delle identità digitali Spid, il sistema digitale di accesso ai servizi della pa. Il monitoraggio dell’Agenzia per l’Italia digitale aggiornato al 23 dicembre mostra che in quella data il totale dei cittadini dotati di Spid era di 15,2 milioni. Nel dicembre 2019 erano solo 5,4 milioni. A innescare il boom sono state le varie indennità Covid richiedibili sono con lo Spid, l’addio definitivo dell’Inps al vecchio pin in favore dell’identità digitale ma soprattutto – e non sorprende – il cashback.

Nel solo mese di dicembre, quando è partito il meccanismo che consente di ottenere la restituzione del 10% delle spese sostenute con carta o bancomat a patto di dotarsi della app Io che richiede Spid, a fare domanda attraverso uno dei nove gestori abilitati sono stati 1,4 milioni di cittadini. Circa 460mila a settimana, considerato che il numero si riferisce al periodo 3-23 dicembre, e con un picco di ben 702mila tra il 9 dicembre, il giorno dopo la partenza del cashback, e il 16. Per fare un confronto, nei primi cinque mesi dell’anno la media di richieste settimanali si è fermata a 76mila, a giugno è salita a 178mila e a luglio ha toccato le 280mila, dato superato di poco solo a ottobre con 281mila nuovi Spid a settimana, mentre a novembre sono stati 274mila. Nel 2019 la progressione era ben diversa: intorno alle 200mila identità non alla settimana ma al mese.

La spinta a dotarsi dello Spid era arrivata comunque già con il decreto cura Italia di marzo: per fare domanda del bonus 600 euro riservato ad autonomi e partite Iva, così come per chiedere il bonus baby sitting, si poteva accedere al sito dell’Inps con il pin o con l’identità digitale. A maggio il decreto Rilancio ha alzato la posta, imponendo lo Spid (o la carta di identità elettronica) per chiedere il bonus vacanze oltre a consentire ovviamente l’accesso con Spid per chiedere le nuove indennità per autonomi e stagionali e il reddito di emergenza. Dall’1 ottobre, poi, l’Inps ha mandato gradualmente “in pensione” il Pin sostituendolo con Spid, che è diventato quindi indispensabile per i nuovi utenti che volessero chiedere i nuovi bonus una tantum previsti da decreto Agosto e decreto Ristori.

Ma, Inps a parte, le pubbliche amministrazioni sono preparate al passaggio definitivo al digitale? La ministra Fabiana Dadone ha confermato più volte che entro il 28 febbraio tutti i servizi della pa dovranno essere attivi sulla app Io e tutte le amministrazioni dovranno integrare Spid come unico sistema di identificazione per l’accesso, come previsto dal decreto Semplificazioni. Per ora però quelle che lo consentono si fermano a 5.696 su circa 23mila. Dal dipartimento della Funzione pubblica fanno notare però come tra quelle 5.696 ci siano anche “soggetti aggregatori” come Regioni o grandi Comuni che offrono ad enti più piccoli la possibilità di rendere accessibili i loro servizi con Spid.

Articolo Precedente

Rinnovata la moratoria sul pagamento delle rate dei finanziamenti. Ma la sospensione non potrà superare i nove mesi totali

next
Articolo Successivo

Bonus bollette per le famiglie in disagio economico, dal 1° gennaio deve arrivare in automatico. Ma il sistema non è pronto

next