Inasprire le misure e aumentare i controlli secondo le indicazioni contenute nel Dpcm del 3 dicembre, modulandole come si ritiene opportuno”. Sono queste le principali indicazioni che arrivano dal Comitato tecnico scientifico per mettere a punto la nuova stretta in vista delle festività natalizie. La seconda riunione fiume degli esperti ha sostanzialmente confermato la necessità di potenziare il controllo degli assembramenti nelle piazze, strade e vie dello shopping in questi giorni che precedono il Natale, così come la necessità di un giro di vite sulle misure. Tradotto: le zone gialle a Natale non bastano, ma sarà il governo a dover decide come, quando e dove introdurre nuove restrizioni. E dall’esecutivo la conferma dalle voci più autorevoli. “Abbiamo già predisposto un piano per le festività natalizie. Forse qualche ritocchino ci sarà. Alla luce dei suggerimenti del Comitato tecnico scientifico qualche misura ulteriore la introdurremo. Ci stiamo riflettendo. Dobbiamo scongiurare in ogni caso una terza ondata perché sarebbe molto pesante” dice il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Le prime decisioni potrebbero arrivare domattina nella riunione con le Regioni. “Penso che sia utile e necessario restringere ancora di più durante le festività – dice il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia – Questa è la posizione che viene fuori dal Cts, verrà fuori anche dalle Regioni e ce lo chiedono anche i Comuni”.

Il Cts non è entrato nel dettaglio delle misure necessarie e proprio su questa questione di “metodo” il comitato scientifico si è spaccato. La riunione, secondo quanto trapela, è stata piuttosto accesa, con una netta divisione tra chi avrebbe voluto un riferimento esplicito alle restrizioni da adottare e chi invece preferiva indicazioni più generiche. La sintesi è stata un verbale incentrato in particolare su controlli e assembramenti. “E’ stata una riunione difficile e intensa in cui si sono espressi tutti i componenti del Comitato, come sempre accade nei nostri incontri. Alla fine abbiamo raggiunto un punto d’incontro e condiviso all’unanimità la necessità di inasprire le misure di contenimento del contagio. Al ministro Roberto Speranza e al governo abbiamo quindi suggerito di considerare quanto previsto dalla normativa già in vigore”, ha chiarito il coordinatore del Comitato, Agostino Miozzo.

Nel parere al governo redatto dal Cts infatti si fa riferimento al rischio assembramenti ma non alle chiusure possibili delle regioni. A destare la preoccupazione degli esperti sono soprattutto i luoghi al chiuso e quelli in cui ci si può togliere la mascherina. Sugli spostamenti, che saranno bloccati già dal 21 dicembre, il Comitato non si è espresso, lasciando di fatto la decisione a Palazzo Chigi su come e dove chiudere in base ai dati in possesso. “Anche alla luce dei suggerimenti del Comitato tecnico-scientifico, qualche ritocchino lo stiamo per introdurre, ci rifletteremo nei prossimi giorni”, ha commentato il premier Giuseppe Conte intervistato a un evento organizzato da Gedi. Conte ha però ribadito che “le misure predisposte stanno funzionando e la curva epidemiologica è tornata sotto controllo, evitando come avvenuto in altri Paesi il ricorso a nuovi lockdown generalizzati“. L’obiettivo, ha ripetuto il premier, “resta quello di evitare una terza ondata”.

Il verbale del Cts – Leggendo tra le righe però si possono individuare alcuni paletti da seguire. Il primo riguarda il potenziamento dei controlli per garantire il rispetto delle norme già in vigore: “Più controlli, divieto assoluto di assembramenti e precauzioni massime ovunque”. Il secondo è il passaggio sui luoghi al chiuso in cui ci si può togliere la mascherina, con un richiamo a “una stretta sui movimenti e su bar e/o ristoranti“, che sono aperti solo nelle zone gialle. Infine, l’inasprimento delle misure in base alle “indicazioni contenute nel Dpcm del 3 dicembre” è un riferimento alle restrizioni previste nelle zone arancioni e rosse.

Il Cts per il periodo natalizio raccomanda “l’adozione di appropriati provvedimenti legislativi finalizzati ad un inasprimento delle misure di contenimento del contagio” come previsto dall’ultimo Dpcm “sottolineando l’opportunità di una modulazione in ordine alla tempistica ed alla durata dei provvedimenti che andranno ad essere implementati, alla tipologia di restrizioni specifiche previste, nonché alla dimensione spaziale e territoriale di applicazione, anche con riguardo- nell’adozione delle misure – alle specificità del rischio del periodo natalizio sopra illustrate”. Un passaggio fondamentale, nel quale gli scienziati suggeriscono l’adozione di regole previste per le zone rosse e per le arancioni: la zona gialla, in cui da sabato si troverà praticamente tutta Italia, non basta. Sarà il governo – in un nuovo vertice tra il premier Giuseppe Conte e i capi delegazione delle forze di maggioranza – a dover decidere però se le nuove strette nei prossimi giorni saranno da “zona arancione” o da “zona rossa“, quando entreranno in vigore e quali territori saranno coinvolti.

La spaccatura – La linea indicata nel verbale però è stata raggiunta a fatica e, secondo il Corriere della Sera, senza l’unanimità: il quotidiano di via Solferino scrive che i tre direttori generali del ministero della Salute – Achille Iachino, Andrea Urbani e Giovanni Rezza – non hanno firmato il documento finale. La spaccatura è emersa tra chi voleva la chiara indicazione delle restrizioni previste per le zone rosse (tra questi anche il commissario Domenico Arcuri) e chi invece voleva evitare di dare riferimenti specifici all’esecutivo, tra cui viene indicato il presidente del Consiglio superiore di sanità, Franco Locatelli.

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