Una parte di volto, la faccia di un giovane egiziano, capelli neri, corti. Nel fotogramma in mano alla procura di Roma si nasconde quello che, secondo chi indaga, è una delle 13 persone coinvolte nelle azioni che hanno portato al rapimento e all’uccisione di Giulio Regeni. Quell’uomo che entra nel campo d’azione dell’obiettivo è un agente della National Security egiziana che sta aiutando Mohammed Abdallah, capo degli ambulanti del Cairo e contatto del giovane italiano per la sua ricerca al Cairo, a togliersi di dosso la telecamera nascosta con la quale sta aiutando la Sicurezza nazionale egiziana a spiare Regeni nel corso dei loro incontri.

Il video è stato girato la sera del 7 gennaio 2016, appena 18 giorni prima del sequestro di Giulio Regeni, quando il capo del sindacato degli ambulanti egiziani aveva già denunciato il giovane di Fiumicello alle autorità locali, portando i servizi segreti di Abdel Fattah al-Sisi a sospettare che il ricercatore fosse in realtà una spia straniera, ed è stato fatto vedere dal Tg di La7.

Il sindacalista, dopo essersi congedato da Regeni, chiama al telefono una persona “capo” chiedendo se deve spegnere la telecamera o tenerla accesa e di mandare qualcuno ad aiutarlo con l’apparecchio perché “ho paura di cancellare tutto”. Ed è proprio l’uomo ripreso per pochi istanti dall’obiettivo, ancora senza un nome, ad aiutarlo a liberarsi del dispositivo.

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