In tempi scarni di celebrazioni rispolvero quella del caffè sospeso che oggi, 10 dicembre, “santifica” la sua giornata.

Per chi avesse poca familiarità con l’usanza, pago due caffè, ne consumo uno e lascio l’altro a chi è più bisognoso che entra nel bar e chiede: “Ce n’è uno già pagato?”. Signò, accomodatevi, risponde affabile il barista. Un piccolo gesto di generosità che riflette la filosofia del vivere napoletano, una scusa per dire a un amico che gli vuoi bene, scriveva il caffettologo Luciano De Crescenzo nel sorridente e giocoso libretto: “Il Caffè Sospeso. Saggezza quotidiana in piccoli sorsi”.

Secondo lo scrittore Riccardo Pazzeggia la tradizione avrebbe avuto origine dalle dispute che sorgevano al momento di pagare il caffè tra amici o conoscenti incontrati al bar, allora nell’incertezza tra chi aveva consumato e chi riteneva di dover pagare per gli altri si finiva per pagare un caffè che non era stato consumato. In tal caso, non si chiedeva indietro il credito ma si lasciava valida l’offerta a beneficio di un indigente.

Questa usanza faceva parte di un repertorio di gesti solidali che erano d’uso antico nella società borbonica, tra cui il cosiddetto “acino di fuoco”, un tizzone portato sulla paletta che, nei cortili napoletani, veniva offerto da chi aveva già acceso il focolare in ore più mattiniere, a beneficio degli altri coinquilini che potevano risparmiare il consumo dei fiammiferi. Per Francesco Fiandra è un atto di nobiltà offrire un caffè al resto del mondo. E lo slogan a caratteri cubitali troneggia nei suoi Lounge Café da Napoli a Milano e nel resto del mondo, una ventina in tre anni, se si esclude l’annus horribilis del Covid. E ovunque ha portato con sé la formula dell’espresso sospeso. A Londra, per esempio, lo chiamano “pending coffee”.

Fiandra, napoletando di Pozzuoli, da imprenditore digitale si è fatto impresario del “Caffè Napoli” e, genialmente parlando, in tempi di pandemia, in quello di Largo La Foppa a Milano si è inventato il bancone/bar a filo strada per limitare gli assembramenti al chiuso. Lo hanno copiato tutti. E il suo caffè noccialato è una meraviglia.

Napoli durante il ponte “isterico” dell’Immacolata lancia l’iniziativa del giocattolo sospeso per accendere il sorriso spento di un bambino. Ciak, si gira: e Caffè Sospeso diventa anche un film documentario realizzato dai registi Fulvio Iannucci e Roly Santos: punto di partenza il viaggio attraverso tre città, Napoli, New York e Buenos Aires.

Milano si adegua allo spirito di solidarietà e le pasticcerie adattano il rituale al panettone sospeso. Rimbalzo su Napoli, Ciro Oliva, il pizzaiolo gourmet di “Concettina ai Tre Santi”, nel ventre pullulante del quartiere Sanità, annota su una lavagna la pizza sospesa: con soli due euro, meno di una mancia, si fa felice un indigente (o chi pretende di esserlo). Napoli dalla teatralità intrinseca e nel reticolato dei vicoli: durante il lockdown l’immagine della dolce messa in scena del paniere sospeso ha fatto il giro del mondo. Un pacco di pasta, uno sfilatino di pane, una confezione di biscotti… e la scritta a doppio binario, chi può metta, chi ha bisogno prenda.

Oggi basta un click e la spesa si ordina su Internet. Ma una volta le vaiasse si affacciavano e la ordinavano al venditore ambulante. Maurizio de Giovanni, nel pamphletino corale “Loro di Monte Di Dio” in uscita per Natale con Guida editore, dà voce a uno di loro che sembra uscito dalla Comédie Humaine. Carica il paniere calato con la corda e, una volta completato il carico, il pizzicagnolo itinerante a voce alta e con soddisfazione urla: Signo’, tirate.

pagina Facebook di Januaria Piromallo

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