L’Inter è viva. L’Inter di Conte, quella operaia, che preferisce Darmian ad Hakimi e lascia fuori Eriksen, ma ora ha un’anima. Ma anche l’Inter che non è ancora e forse non sarà mai completamente di Conte, perché sempre “pazza”, in grado di fare e disfare, capace di soffrire sempre, anche quando gioca bene, anche quando la partita pare chiusa. L’Inter che con tutte le sue contraddizioni vince finalmente una partita in Champions League: 3-2 sul campo del Borussia Monchengladbach, rete di Darmian, doppietta di Lukaku. In mezzo una doppietta (quasi tripletta, col gol dell’eliminazione annullato dal Var), un sacco di emozioni, un finale ancora non scritto.

Chissà se è troppo tardi. Potrebbe anche non esserlo, nel girone più pazzo della Champions, in cui il Real perde di nuovo contro lo Shakhtar e ora le due favorite della vigilia, Inter e Madrid, entrano nell’ultimo turno virtualmente eliminate. Di certo c’è che all’ultimissima chiamata europea, l’Inter stavolta non ha fallito. Ha rischiato di farlo, con l’ennesima condotta scriteriata. Ma non l’ha fatto, forse anche perché Conte se l’è giocata con le sue armi e le sue idee, fino in fondo. Brozovic regista al posto dello squalificato, sciagurato Vidal, ma soprattutto Darmian a destra, preferito al grande acquisto Hakimi. Dà più garanzie. Non solo quelle.

È dalla sua parte che l’Inter in avvio sfonda in maniera sistematica. Ed è proprio lui a firmare anche il vantaggio, che arriva non per caso dopo un quarto d’ora e un’azione quasi rugbistica, che lo libera all’ala e gli permette di infilare in mezzo alle gambe il portiere alle gambe. Il Borussia all’inizio non ci capisce quasi nulla. L’Inter le lascia l’illusione di fare la partita, ma recupera palla subito e in campo aperto, con le sponde e gli strappi di Lukaku, fa malissimo. Lautaro ha anche sul destro il colpo del ko, ma si stampa su Sommer. Eccoli i soliti limiti dei nerazzurri. Non capitalizzare i momenti migliori, non superare quelli di difficoltà. Quando l’inerzia cambia e salgono i tedeschi, la buona mezz’ora iniziale svanisce in una manciata di minuti. Dopo un paio di conclusioni già respinte di Handanovic, ma giusto prima della fine del primo tempo che l’Inter probabilmente avrebbe meritato di chiudere in vantaggio. Invece incassa nel recupero il pareggio di Plea, di testa, solo in mezzo all’area, liberato dall’ennesima combinazione dei padroni di casa a cui già da qualche minuto la difesa nerazzurra non stava più dietro.

Tutto da rifare, ma con meno tempo, energie, fiducia. Soprattutto, con una partita adesso totalmente in equilibrio e inerzia leggermente a sfavore. L’Inter sembra anche sfortunata, come sempre in Europa, perché sulla miglior occasione costruita dopo tanta apnea Lautaro colpisce in pieno il palo. Stavolta però i nerazzurri non si sciolgono di fronte agli errori o alla difficoltà.

Si aggrappano alle proprie idee, al solito, immarcabile Lukaku. Una sua doppietta cambia la storia del match, chissà se pure della Champions. Prima inventa dal nulla, un semplice uno contro uno, il gol del 2-1, poi sull’assist del neoentrato Hakimi firma addirittura il 3-1.

Pare fatta, con l’Inter non lo è mai. Quando è padrona del campo e pensa a dilagare, Sanchez perde una sanguinosa palla in mezzo al campo che innesca il contropiede di Plea e il gol del 2-3. Incredibilmente il francese trova anche la tripletta personale, viziata però da un fuorigioco di Embolo che copre Handanovic e viene segnalato dal Var. È il solito finale da Inter: pazzia, sofferenza, ingenuità, cuore. Alla fine anche un sospiro di sollievo. E un urlo. Quello di Conte. La sua Inter è ancora in corsa in Champions League. La sua Inter è sempre ultima nel girone. Dovrà vincere all’ultima giornata contro lo Shakhtar Donetsk a San Siro e sperare che Real e Borussia non pareggino una gara che se finisse pari qualificherebbe entrambe, ma che entrambe dovranno giocare per vincere. Insomma, sperare che non sia troppo tardi.

Twitter: @lVendemiale

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