Il “più catastrofico evento” della storia repubblicana. Così Sergio Mattarella ha definito il sisma dell’Irpinia, che scosse il Sud Italia il 23 novembre di quarant’anni fa: “Profonda è stata la ferita alle popolazioni e ai territori. Immensa la volontà e la forza per ripartire”, ricorda il capo dello Stato nel suo messaggio per l’anniversario del terremoto. “La Repubblica – scrive – venne scossa da quel terremoto che aveva colpito aree interne e in parte isolate del nostro Paese ma tutto il Paese seppe unirsi e, come è accaduto in altri momenti difficili, l’impegno comune divenne la leva più forte per superare gli ostacoli”. Le istituzioni democratiche “trassero lezione dalle fragilità emerse”: dopo il 23 novembre 1980 “nacque la Protezione civile italiana, divenuta nel tempo struttura preziosa in un Paese così esposto al rischio sismico e vanto per professionalità e capacità organizzative”.

Le città allora colpite e i paesi distrutti oggi “hanno ripreso vita”, dopo un’opera di ricostruzione, prosegue Mattarella, che “ha mobilitato energie, in un percorso non privo di problemi e contraddizioni, con insediamenti divenuti parte di una rete economica e sociale di rilevante importanza per il Mezzogiorno e l’intero Paese”. A distanza di quarant’anni, sottolinea il presidente della Repubblica, “permangono irrisolte antiche questioni, come il deficit occupazionale e l’emigrazione, le insuperate sofferenze delle aree interne”. Lo sviluppo sostenibile, “sfida accentuata dalla attuale crisi sanitaria”, quarant’anni dopo il sisma, dice ancora Mattarella, “richiama la necessità di un analogo impegno comune che sappia utilizzare in maniera adeguata risorse finanziarie e progettuali destinate alla ripartenza dopo la pandemia”.

“Quasi 3mila persone morirono sotto le macerie delle proprie case, o in conseguenza delle distruzioni di edifici” e “tante vite non poterono essere salvate per le difficoltà e i ritardi nei soccorsi”, ricorda il capo dello Stato. “Il numero dei senzatetto si contò in centinaia di migliaia: sofferenze, disperazione, sacrifici che si sono prolungati per anni nel percorso di ricostruzione”, aggiunge Mattarella ricordando le vittime “e con esse il dolore inestinguibile dei familiari, ai quali esprimo i miei sentimenti di vicinanza”. “Anche il senso di comunità che consentì allora di reagire, di affrontare la drammatica emergenza, e quindi di riedificare borghi, paesi, centri abitati, e con essi le reti di comunicazione, le attività produttive, i servizi, le scuole, appartiene alla nostra memoria civile”, sottolinea il presidente della Repubblica.

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