Una struttura per servizi sociali e lavorativi, oltre a una casa alloggio per una decina di persone, disabili fisici e psichici, a Monselice, in provincia di Padova, con finanziamento di 4,2 milioni di euro della Regione Veneto. Una casa alpina a Laggio, in Cadore, con analoghe finalità, per un importo di 5 milioni di euro, di cui furono erogati solo la metà. Peccato che i progetti siano rimasti sulla carta, mentre il denaro è stato impiegato, almeno nel primo caso, per acquistare un capannone (tre milioni e mezzo) e avviare un’attività di magazzinaggio nella zona industriale. Nel secondo, per l’acquisto di un immobile. Adesso è arrivata la mannaia della Corte dei conti che chiede il ristoro delle somme alla società Ipa e al veneziano Moreno Lando, di Fossò, legale rappresentante della cooperativa sociale Athena di Mestre.

Tutto nasce dalle convenzioni firmate con la Regione. Nel caso di Monselice non ci furono contatti con l’Ulss per avviare il servizio sociale, soltanto un interessamento con il carcere di Padova per inserire ex detenuti al lavoro e con il Comune di Padova per avviare l’impiego di disoccupati, visto che in corso d’opera erano state cambiate le finalità di quello che avrebbe dovuto diventare un polo logistico. I difensori hanno sostenuto che il progetto si era arenato a causa della crisi economica. Ma i giudici hanno scritto che il finanziamento con un fondo pubblico era “destinato esclusivamente a finalità sociali e socio sanitarie, non imprenditoriali”: “Dispiace riscontrare la mancata realizzazione di progetti nel sociale a fronte di impiego di rilevanti risorse finanziarie regionali”, ha commentato il procuratore veneto della Corte, Paolo Evangelista, riferendosi alla sentenza della terza sezione d’appello della Corte dei Conti. E ha aggiunto: “Per i risarcimenti conseguenti a sentenze di condanna, la Procura finanziaria ha il potere di monitorare l’attività di recupero da parte dell’amministrazione danneggiata che può avvalersi della Finanza per gli accertamenti patrimoniali”.

Evidentemente si trattava di un metodo, visto che Athena e Moreno Lando sono stati condannati in un altro procedimento appena chiuso a restituire oltre 2 milioni e mezzo di euro ricevuti ricevuti dalla Regione per trasformare il soggiorno alpino di Laggio in una struttura ricettiva semi-protetta per disabili. Poi la cooperativa rinunciò al progetto, senza restituire i soldi. Anche qui condanna a risarcire la somma con rivalutazione monetaria, per un totale di 2 milioni 650 mila euro. La casa era stata acquistata per il 70% dall’Associazione famiglie rurali sinistra Piave. I lavori non iniziarono mai, finché nel 2017 la Regione revocò il finanziamento. Secondo i giudici, Athena si era limitata “unicamente a consolidare il proprio stato patrimoniale attraverso l’acquisizione di un bene immobile, del valore di oltre due milioni di euro, per ciò utilizzando quasi metà del finanziamento regionale, senza però aver concorso alla realizzazione del fine pubblico per cui quest’ultimo era stato assegnato”.

I fondi regionali di rotazione a cui aveva attinto la cooperativa sociale sono gli stessi che hanno portato a processo (ma per altri fatti) l’allora assessore regionale di Forza Italia Remo Sernagiotto. In quel caso, al posto di una latteria sociale fu realizzata una birreria a Nervesa della Battaglia, sul Montello, in provincia di Treviso. Il fondo da 50 milioni di euro venne approvato con una delibera della giunta regionale del Veneto che risale al settembre 2011.

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