L’Ungheria e la Polonia, dopo le proteste dei premier Viktor Orban e Mateusz Morawiecki contro la nuova clausola sulla condizionalità legata al rispetto stato di diritto, ricorrono al potere di veto e bloccano l’accordo sul prossimo bilancio europeo. Che è un passaggio cruciale nella procedura per arrivare al più presto al vaglio dei parlamenti nazionali e via libera finale al bilancio e al Recovery fund per la ripresa dalla crisi causata dal Covid. Il niet è arrivato dagli ambasciatori dei due Paesi del blocco di Visegrad durante la riunione del Coreper, che riunisce i 27 rappresentanti degli Stati membri. E’ stata bloccata anche la decisione sulle risorse proprie, che deve essere approvata dagli Stati prima di essere ratificata dalle autorità di bilancio nazionali ed entrare in vigore (è la base giuridica per costituire la garanzia per il finanziamento del Recovery Plan), spiega il portavoce della Presidenza tedesca del Consiglio Ue.

L’entrata in vigore di Bilancio e Recovery, spiegano fonti Ue, potrebbe a questo punto essere bloccata del tutto o ritardata. Mentre è fuori discussione una riapertura dei negoziati col Parlamento europeo sullo Stato di diritto. Ora la questione dovrebbe essere discussa dai capi di Stato e di governo, con ogni probabilità, nella videoconferenza del 19 novembre, che avrebbe dovuto essere dedicata alla pandemia.

Secondo quanto scrive su Twitter il portavoce della presidenza di turno tedesca, Sebastian Fischer, “i due Stati membri hanno espresso la loro opposizione rispetto ad un elemento del pacchetto (la condizionalità sullo stato di diritto, appunto) ma non sulla sostanza dell’accordo sul Bilancio”. ma il portavoce del governo ungherese Zoltan Kovacs sui social scrive: “Non possiamo sostenere il piano nella sua forma attuale, che lega i criteri dello Stato di diritto alla decisioni sul bilancio. Va contro le conclusioni del Consiglio Europeo di luglio“. La clausola prevede la possibilità bloccare l’esborso delle risorse europee ai Paesi, come Ungheria e Polonia appunto, ritenuti colpevoli di violazioni di principi fondamentali come la separazione dei poteri e la libertà di espressione e di informazione.

Le lettere di protesta alla Commissione – Nei giorni scorsi Orban e Morawiecki avevano scritto alla Commissione europea, esprimendo disappunto e minacciando il veto. Il portavoce della Commissione, Eric Mamer, ha fatto sapere che le lettere “sono ancora sul tavolo e una risposta sarà inviata al momento giusto” e che l’obiettivo dell’esecutivo comunitario resta che Bilancio e Recovery entrino in vigore a inizio anno, anche se ha ammesso: “La situazione è fluida”. Orban, criticato per aver stigmatizzato le organizzazioni non governative che promuovono le libertà civili e per il presunto uso improprio dei fondi dell’Ue a beneficio dei propri alleati politici, in un’intervista radiofonica ha affermato che le condizioni dello stato di diritto assomigliano al “ricatto ideologico” praticato dall’Unione Sovietica e “se approveranno davvero questo regolamento avremo creato un’Unione Sovietica fuori dall’Unione Europea”. Zbigniew Ziobro, il ministro della giustizia polacco, ha descritto il meccanismo dello stato di diritto come un tentativo della presidenza tedesca di controllare la Polonia, un’accusa che pare destinata ai connazionali che ricordano l’occupazione tedesca della Polonia nella seconda guerra mondiale.

Le reazioni. Amendola: “Potere di veto obsoleto e dannoso”. M5s: “Amici di Salvini e Meloni anti italiani” – “Negare all’intera Europa i finanziamenti per la crisi nella peggiore crisi da decenni è irresponsabile”, commenta su Twitter il presidente del gruppo del Ppe al Parlamento europeo Manfred Weber. “Se Viktor Orban e Jaroslaw Kaczynski (vice primo ministro polacco ndr) vogliono interrompere l’uso di questi fondi per tutti, allora dovranno spiegarlo ai milioni di lavoratori e imprenditori, ai sindaci e agli studenti, ai ricercatori e agli agricoltori che contano sul sostegno di questi fondi”. “Il potere di veto è obsoleto per l’Ue e dannoso per chi lo esercita. O l’Europa unita si comporta da superpotenza di diritti e valori, o i singoli stati perderanno nella competizione globale. Sosteniamo la mediazione tedesca, su NextGenerationEu e QFP (bilancio) non si può perdere tempo”, scrive in un tweet il ministro per gli Affari europei Enzo Amendola. Per Tiziana Beghin, capodelegazione del Movimento 5 Stelle al Parlamento europeo, “le stelle polari del sovranismo mondiale, i governi della Polonia e dell’Ungheria, hanno bloccato in sede di Consiglio il via libera al Recovery Fund. Ancora una volta gli amici europei di Salvini e Meloni dimostrano la loro vera natura politica: sono anti-italiani e anti-europei. Anziché pensare al bene comune, Orban and company si preoccupano solo del loro orticello, ma l’Unione europea sulla difesa dello stato di diritto non si tirerà indietro”.

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