Il governo mette mano alla riforma della Gasparri. Così fornisce un aiuto a Mediaset nel regolamento di conti con l’ingombrante socio francese Vivendi. Ma soprattutto si conquista la benevolenza di Silvio Berlusconi e di Forza Italia che potrebbero essere una stampella importante al senato, dove i voti della maggioranza sono risicati. D’altro canto il cambiamento della legge Gasparri è una strada obbligata dopo che, lo scorso settembre, la Corte di giustizia europea ha bocciato le regole italiane che hanno impedito al gruppo dei media francese di mettere le mani sul Biscione. Certo il percorso di modifica è lungo e tortuoso, per via degli interessi in gioco e della delicatezza della materia che riguarda l’intero sistema di comunicazione nazionale. Dalle tv ai giornali passando anche per Internet. Per questa ragione, secondo quanto riferiscono La Repubblica e il Sole 24 Ore, il ministro dello sviluppo economico, Stefano Patuanelli, ha preparato un primo dispositivo che amplia le competenze dell’Autorità di vigilanza sulle telecomunicazioni (Agcom): nel dettaglio, il Mise punta ad affidare all’organismo presieduto da Giacomo Lasorella il compito di valutare se eventuali operazioni di aggregazione e di acquisizione nel settore media incidano negativamente sul pluralismo informativo. E di agire di conseguenza.

Bozza riforma forse già oggi all’esame del Cdm – Non sono ancora noti i dettagli del dispositivo immaginato dal Mise che potrebbe già finire nel decreto all’esame oggi del Consiglio dei ministri nell’ambito dell’emergenza Covid. Ma fonti interne al ministero confermano che si tratterebbe comunque solo di un primo passaggio per arrivare ad una riforma strutturale della Gasparri da realizzare insieme alla legge di bilancio. Tanta urgenza, nel pieno dello scenario pandemico, sarebbe giustificata proprio dall’intervento della Corte europea sul caso Vivendi-Mediaset che avrebbe aperto un vulnus nella normativa italiana. Inoltre sarebbe motivata anche dalla volontà di evitare che le aziende media italiane diventino preda di appetiti stranieri. Ma è evidente che il primo effetto è inevitabilmente un assist per l’azienda fondata da Silvio Berlusconi. Anche perché il nuovo assetto dell’autorità di vigilanza sulle telecomunicazioni, votato recentemente dal parlamento, non è certamente ostile alle aziende del leader di Arcore. Inoltre, in questo delicato momento di crisi, il governo di Giuseppe Conte non può trascurare il fatto che Cologno Monzese, con le sue tv, ha un peso rilevante nel sistema della comunicazione nazionale, ancora dominato dal duopolio Rai-Mediaset. E che, infine, impiega poco meno di 5mila persone in un momento difficile per il settore media.

Non a caso diversi osservatori ritengono che l’intervento del governo sui media non si limiterà solo alle nuove competenze di Agcom sugli assetti proprietari italiani. Ma toccherà ben presto anche il tema degli incroci azionari e delle quote pubblicitarie chiamando in causa anche gli over the top come Amazon e Google che stanno velocemente conquistando fette importanti del mercato dell’advertising. Non è escluso inoltre che l’esecutivo provveda a varare presto anche nuovi strumenti a tutela del diritto d’autore, dando una mano agli editori “tradizionali”. Ed, infine, decida di affidare all’Agcom, oltre al controllo su Poste, operatori telecom e media, anche il ruolo di vigilanza sugli over the top, come del resto aveva chiesto il precedente presidente Angelo Cardani. Se così fosse l’Agcom acquisterebbe un potere molto ampio su un mercato in decisa crescita proprio mentre stanno per arrivare i soldi di Bruxelles sul Recovery fund, destinati sostanzialmente alla digitalizzazione del Paese.

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