La bomba arriva in pieno pomeriggio, un attimo prima che inizino i lavori d’aula all’Assemblea regionale siciliana. A sganciarla i consiglieri siciliani del M5s: “In piena pandemia, mentre ai siciliani si chiedono sacrifici enormi, i deputati dell’Ars che fanno? Si aumentano le pensioni e il trattamento di fine mandato. È l’ultima vergogna targata Ars”. La vergogna alla quale si riferiscono i Cinquestelle è una norma approvata, in Sicilia, a dicembre del 2019 che permette un nuovo calcolo delle pensioni. I consiglieri regionali che ne hanno fatto espressamente richiesta, anche quelli in carica nel mandato precedente (cioè dal 2012 in poi), potranno avere un calcolo della pensione che comprende la loro indennità totale, ovvero che include anche la quota di rimborso spese: la cosiddetta diaria. Fino all’anno scorso per calcolare la pensione dei deputati la quota di diaria non era considerata. Adesso, invece, la pensione mensile di un consigliere potrà avere un aumento di 775 euro, al lordo. “Si è mai visto un lavoratore che ottiene una pensione in base al rimborso spese?”, chiede Giorgio Pasqua, capogruppo del M5s all’Ars.

Una querelle che era già ampiamente dibattuta l’anno scorso ma tornata in auge nel bel mezzo di un semi-lockdown perché proprio in questi giorni i consiglieri di palazzo dei Normanni hanno dato il via libera agli uffici per calcolare i propri contributi da versare: “Anche se a novembre del 2019 – dice Pasqua – gran parte dei deputati aveva votato questa legge, ora, in piena emergenza Covid, poteva anche dire di no al calcolo dei contributi sull’intera busta paga e di conseguenza all’aumento. Sappiamo che la stragrande maggioranza dei deputati ha firmato per il ricalcolo dei contributi, sarebbe bene capire se anche Musumeci, che a parole si straccia le vesti per le categorie commerciali in sofferenza per il Covid, lo ha fatto. Sarebbe un fatto inaccettabile”.

L’affondo del M5s arriva nel pomeriggio, e scatena l’ira del presidente dell’Ars, Gianfranco Micciché, che decide d’interrompere i lavori d’Aula. Per poi definire la denuncia dei Cinquestelle addirittura “terrorismo”: “Sono azioni indegne di un gruppo politico quelle messe in atto dai parlamentari del Movimento 5 stelle – scrive l’esponente di Forza Italia – Non è vero che ci siamo aumentati lo stipendio né la pensione. Con queste cose non si scherza specialmente in un momento così difficile per tutti. Non consento a nessuno questo gioco sporco. Questo è terrorismo”. Così l’atmosfera a Palazzo dei Normanni (sede dell’Ars), si infiamma. A gettare acqua sul fuoco ci prova il segretario generale dell’Ars, Fabrizio Scimè, che spiega: “È a titolo oneroso. Vale a dire che ogni consigliere, come un qualsiasi altro dipendente, può determinare la sua situazione contributiva. Il meccanismo è questo: il deputato che intende esercitare la facoltà, paga i contributi e riscatta una quota mensile a fine rapporto”.

Ma i Cinquestelle non sono d’accordo: “Il ricalcolo è tutto a vantaggio del consigliere – insiste sicuro Pasqua – mentre per l’Ars c’è un costo maggiore: perché una parte di questo contributo deve impiegarla l’assemblea, come un qualsiasi datore di lavoro, questo vuol dire che a fronte di 10mila euro versati, il consigliere ne riceverà 40 mila. Questo è possibile perché viene calcolata la diaria e non la mera indennità, facendo quindi pesare sul contributo anche la parte del rimborso spese, perché questo è la diaria”. E i Cinquestelle hanno calcolato tutto: “Senza diaria si arriverebbe a 1348 euro di totale mensile lordo di pensione, con la diaria si arriverà a 2123”.

Di sicuro la legge aveva già fatto discutere l’anno scorso, quando arrivò in aula a novembre del 2019. Immediate furono le proteste dei grillini che avevano parlato di un vantaggio: “Dovevano tagliare i vitalizi, si sono aumentati la pensione”, tuonava anche un anno fa il consigliere del Movimento 5Stelle Antonio De Luca. Una legge all’epoca difesa anche da Antonello Cracolici, storico consigliere del Pd. Che oggi si scaglia contro l’affondo dei Cinquestelle: “Sebbene io con loro condivida la battaglia d’opposizione contro Musumeci (presidente della Regione, ndr) sono schifato da questa iniziativa dei Cinquestelle”. Il dem continua: “La legge ha passato il vaglio del Cdm, ed è stata oggetto di impugnativa solo per la parte che riguarda i vitalizi. Tutto il resto è un modo per scatenare un inutile odio sociale da somministrare all’opinione”. E sulla quota che riguarda la diaria, Cracolici non ha dubbi: “In ragione del decreto Monti, varato nel 2014, è stato stabilito che anche la quota diaria fosse dispensabile con il sistema contributivo. Come qualunque dipendente, nel momento in cui è pensionabile: qual è questa grave violazione, ma di cosa parlano? Non sono neanche sicuro che convenga ai consiglieri pagare oggi 30 mila euro per riaverli quando andranno in pensione e per la durata della loro pensione che sarà in base alle probabilità di vita”. Il calcolo che fa il capogruppo del M5s è però un altro: “A fronte di 10mila euro versati dal consigliere, l’Ars dovrà sborsarne 40 mila circa”, spiega Pasqua. E insiste: “È uno scandalo aumentarsi la pensione in un momento storico in cui parecchi siciliani non riescono a mettere assieme il pranzo con la cena, considerato che nemmeno un euro si è finora visto della Finanziaria regionale, la cosiddetta Finanziaria di guerra, costruita però con i soldi del Monopoli”. E annuncia battaglia: “Faremo di tutto perché si possa tornare indietro. Per questo abbiamo presentato due disegni di legge”.

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