Continua sempre più acceso il dibattito sull’utilizzo o meno dei fondi previsti dal Meccanismo Europeo di Stabilità (Mes). Il Mes è stato creato per aiutare i paesi membri dell’Unione Europea (Ue) in difficoltà a far fronte a crisi del proprio debito sovrano. Tale crisi, infatti, potrebbe avere conseguenze anche sulla stabilità dell’intera area valutaria europea. Ecco perché si chiama meccanismo di stabilità.

Il fondo può fornire un aiuto di diversi miliardi, nel caso dell’Italia circa 35 miliardi ed è vincolato all’utilizzo per il rafforzamento del settore sanitario. In passato, i fondi del Mes sono già stati usati per paesi più piccoli come Grecia, Cipro e Spagna.

Il Mes non è a fondo perduto, ma a titolo di prestito e quindi va restituito, ma il tasso d’interesse che si paga è bassissimo, molto inferiore a quello di mercato. In altri termini, potremmo considerarlo semplicemente come una forma di finanza agevolata, garantita dall’Ue. È proprio la garanzia Ue che consente tassi d’interesse più bassi di quelli di mercato, vicini allo zero.

L’Italia ancora non ha preso la decisione se accettare i fondi oppure no. Lo stesso governo è diviso: il M5S è fermamente contrario, mentre il Pd e le altre formazioni di centro-sinistra sono favorevoli. Gli argomenti degli oppositori sono essenzialmente due. Il primo è che dopo aver assegnato i fondi del Mes la Troika potrebbe approfittarne per imporre duri programmi di stabilizzazione macroeconomica che porterebbero la popolazione a forti sacrifici. In altri termini, la Troika europea userebbe il Mes come un grimaldello per limitare ulteriormente la sovranità fiscale del paese, entrando anche nelle decisioni riguardo alla composizione della spesa pubblica italiana.

In secondo luogo, vi sarebbe un rischio stigma che causerebbe gravi effetti sui mercati finanziari: i paesi che usano il fondo segnalerebbero ai mercati finanziari le loro difficoltà economiche. I mercati, temendo di non vedersi restituire i soldi dati in prestito all’Italia, attraverso l’acquisto dei suoi titoli del debito pubblico, richiederebbero maggiori tassi di interesse sul resto del debito.

Data la massa enorme del debito pubblico italiano, il conseguente aumento dello spread causerebbe un aumento anziché una riduzione del costo in termini di tassi d’interesse. La domanda è: quanto sono davvero convincenti questi argomenti? La sensazione è che si tratti di argomenti che ancorché validi in teoria, siano tutti da dimostrare in pratica. Per rendersene conto bisogna capire che parliamo di cifre che sebbene in assoluto cospicue, sono piuttosto modeste se confrontate al volume complessivo del debito sovrano.

Ne segue che l’Italia non dovrebbe avere problemi a restituire la somma presa a prestito, come restituisce ogni anno fior di miliardi di euro. Se non riuscisse a farlo, i problemi sarebbero così seri e grandi che le ingerenze della Troika sarebbero il male minore. Il paese sarebbe ad un passo dal default oppure già in default. Tuttavia, si può tranquillamente escludere questo rischio.
La condizionalità sarebbe tutta da verificare. È difficile che l’Ue imponga chissà cosa ad uno dei suoi paesi fondatori per un prestito di 35 miliardi che, ripeto, è una cifra tutto sommato abbastanza modesta.

Quanto al rischio stigma, è ancora una questione di proporzioni. Una somma così modesta come quella prevista dal Mes non può generare questo rischio. Tutti sanno sui mercati finanziari che i fondi sono limitati e finalizzati a contrastare l’emergenza Covid, non ad una imminente crisi finanziaria del paese.

Quindi, accedere al Mes alla fine è del tutto innocuo. Il Mes è una fonte di finanziamento come un’altra, ma più economica. Consente un risparmio di spesa di alcuni miliardi di euro in termini di tassi di interesse, secondo alcuni da valutarsi intorno ai 5 miliardi. Data la situazione finanziaria del paese e la scarsa pregnanza delle obiezioni sollevate, sarebbe irragionevole rinunciarvi. Il problema, piuttosto, è come si usano i soldi. Se si usano bene, l’economia cresce e il debito si riduce e quindi l’effetto complessivo è positivo, non negativo.

Il Mes può essere visto come lo strumento per attuare finalmente una modernizzazione della sanità italiana, soprattutto quella pubblica. Senza il Mes ci metteremmo probabilmente decenni a fare gli stessi investimenti. Con il Mes si può realizzare un nuovo inizio della sanità per delinearne i contorni nei prossimi decenni. Il Mes può consentire di realizzare la sanità dei sogni, dando nuova occupazione anche a migliaia di giovani che operano nel settore.

Sembrano interessanti da questo punto di vista le dichiarazioni del leader Pd, Nicola Zingaretti. Il Mes può essere usato per attuare finalmente in modo sistematico una rivoluzione digitale della sanità che porterebbe ad enormi risparmi di spesa.

Non ho più spazio per parlarne diffusamente e invito il lettore ad informarsi. Svolgerò solo qualche breve riflessione, qui. Se si digitalizzano le cartelle cliniche di tutti i pazienti, ad esempio, si evitano duplicazioni di analisi con enorme risparmio di costo per la sanità. Le diagnosi saranno più accurate e le terapie più efficaci. Si riducono i tempi, con effetti benefici sulla salute dei pazienti. Si favorisce la prevenzione con enormi risparmi di costo per le terapie del futuro.

Articolo Precedente

Eurobarometro: cala la fiducia nell’Ue, l’Italia è il Paese con la percentuale più bassa tra i 27. Roma ultima anche per senso di appartenenza

next
Articolo Successivo

Coronavirus, von der Leyen: “In Ue abbiamo allentato le misure troppo presto. Ora dobbiamo intensificare la nostra risposta”

next