“Non è così, non siamo vicini alla perdita di controllo. C’è stata una marcata accelerazione di casi. Però l’impatto in termini di ricoveri nelle terapie intensive e di numeri di persone che perdono la vita non è certamente paragonabile a quello osservato nei mesi di marzo-aprile. Evitiamo, quindi, di farci prendere dal panico“. Franco Locatelli, componente del Comitato tecnico scientifico e presidente del Consiglio superiore di sanità, in una intervista al Corriere della Sera, sembra invitare tutti a fermarsi e riflettere sulla base di numeri e dati. Certo è che gli oltre 19mila contagi registrati ancora ieri e le richieste di misure sempre più restrittive nella notte hanno portato il premier a firmare un nuovo dpcm.

Secondo lo scienziato “è tempo di mantenere i nervi saldi ed evitate divisioni e polemiche. Il Paese è molto più preparato in termini di disponibilità di mascherine, tamponi, posti letto attivati o attivabili nelle unità di terapia intensiva e sub-intensiva”. Anche se la maggior parte delle Regioni, stando ai dati dello stesso ministero, non hanno preparato per esempio tutti i posti che era stati previsti dal governo. E l’onda dei contagi si sta riversando anche sugli ospedali e in particolare sui pronto soccorso. “I respiratori distribuiti dal commissario straordinario per l’emergenza alle Regioni sono un’ulteriore evidenza che la situazione, per quanto meritevole di massima attenzione e richiamo a comportamenti responsabili, non è vicina alla perdita di controllo. E non dimentichiamo – continua Locatelli – che solo un terzo dei soggetti infettati ha sintomatologia, in larga parte di limitata severità”. Solo il 5% dei contagiati rischia la vita e necessita del ricovero in terapia intensiva

Lo scienziato spiega che “la diffusione, a differenza della scorsa primavera, ha interessato tutte le Regioni del Paese, andando a coinvolgere anche realtà a elevata densità abitativa come, per esempio, Milano o Napoli, due città dove la diffusione del virus si è dimostrata negli ultimi giorni particolarmente elevata, risparmiate nella scorsa primavera. È importante che ognuno contribuisca in questa fase così delicata limitando al massimo gli spostamenti, rimanendo a casa e mantenendo con maggior rigore comportamenti responsabili”. Città che probabilmente sono state in qualche modo risparmiate dalla diffusione del contagio anche dal lockdown.

Locatelli aggiunge anche “che nell’adozione di misure con indubbi impatti sulla vita sociale ed economica del Paese debba essere sempre adottato il criterio della proporzionalità e della ragionevolezza più volte richiamati dal presidente del Consiglio”. Certo è che, numeri all amano, “il contesto di trasmissione principale in Italia rimane quello familiare/domiciliare, poi quelli sanitario-assistenziale e lavorativo. Sebbene si siano registrati casi in aumento dalla loro riapertura, le scuole non sono tra i principali responsabili. La scuola e l’attività didattica frontale devono restare prioritariamente attive, semmai considerando d’implementare una quota di didattica a distanza per le superiori, anche per alleggerire il carico sul trasporto”. Ma da lunedì gli studenti delle superiori saranno per almeno il 75% a casa.

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L’emergenza Coronavirus non è finita, anzi. Ma non tutti sono d’accordo

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