Vittorio Sgarbi candida Morgan a sindaco di Milano con la lista ‘Rinascimento’. Il cantante, suo amico da tempo e ancor di più da quando Sgarbi gli si è mostrato vicino durante la vicenda dello sfratto, ha accettato la proposta. Morgan torna così a far parlare di sé, dopo la lite con Bugo sul palco di Sanremo.

Bei tempi, quando in Italia non si parlava d’altro che della lite fra Morgan e Bugo! Ultimo momento di spensieratezza per un Paese che da otto mesi conta ogni giorno i morti di una pandemia e si riunisce davanti alla tv per ascoltare i Dpcm.

Quella volta stavo dalla parte di Morgan. Ero dalla sua parte anche quando lo squalificarono da Sanremo dopo le sue dichiarazioni sulla cocaina come antidepressivo, quando lasciò Amici, X Factor, quando lo sfrattarono dalla casa-studio di Monza. Guardo perfino la D’Urso quando c’è lui. Tutto questo perché sono un fan del terzo tipo.

Il primo tipo sono gli ortodossi: quei fan che ti seguono quando siete in quattro ai concerti nei locali e ti abbandonano quando diventi famoso, perché entri a far parte dell’odiato sistema commerciale. Il secondo tipo sono i televisivi: quei fan che non ti conoscevano prima di vederti in tv e ti seguono solo finché in tv ci rimani. E i fan del terzo tipo? Sono gli adepti: ti seguivano quando eravate in quattro nei locali, continuano a farlo quando vai in tv e pur di stare dalla tua parte difendono anche l’indifendibile.

Io, come detto, sono un fan di quest’ultimo tipo. Però, oltre a conoscere Morgan, conosco bene la politica. Ci lavoro da anni come consulente in comunicazione, per candidati, parlamentari e membri del governo. Poiché conosco entrambi questi mondi – quello poetico e caotico di Morgan e quello burocratico e propagandistico della politica – e dato che, come detto, voglio bene a Morgan, voglio provare a salvarlo dalla politica attraverso alcune considerazioni.

Morgan non ha un programma, ma “dei sentimenti” – dice nel post Facebook con cui accetta la candidatura di Sgarbi. Dei sentimenti al posto di un programma? Questa poesia, purtroppo e per necessità, non trova spazio nella democrazia di oggi, soffocata fra burocrazia e propaganda, che noi spin doctor chiamiamo più cortesemente “campagna elettorale permanente”.

Il poeta della politica, D’Annunzio, divenne un propagandista. Questo è il destino degli artisti in politica. Non ce lo vedo Morgan a scrivere canzoni per portare voti ad un partito. Uno che come lui soffre le autorità e le gerarchie, non piegherebbe la sua arte agli ideali di qualcuno, ai sondaggi, alla necessità di consenso.

E dopo l’elezione? Allora sarebbero la burocrazia e i rituali delle istituzioni a farlo scappare via a gambe levate. Le sue proposte per la città ideale troverebbero, come capita a tutti i politici, molti ostacoli. In democrazia nessun sindaco, ministro o presidente può attuare il suo programma senza prima confrontarsi con la maggioranza. Un confronto che però non è quasi mai mosso dalla ricerca del bene comune, ma è fatto di prese di posizione, per accontentare una parte dell’opinione pubblica e salire nei sondaggi, oppure per esaudire i desideri di qualche finanziatore.

Questa è la politica, ma non è tutta marcia. Per fortuna ci sono molti bravi politici che hanno la voglia, la pazienza, la tenacia e le capacità di combattere contro tutto questo per portare a casa dei risultati. Però, a che prezzo? Questa è la vita che vuole fare Morgan, fatta di riunioni fino a notte fonda, di ordinanze, di inaugurazioni, di complotti politici, di burocrazia, di compromessi? Addio concerti, notti passate a scrivere canzoni o programmi di divulgazione musicale.

La musica abbatte i muri, la politica li erige. O impugni il martello, o la cazzuola. Un esempio del fatto che la musica, a differenza dei partiti, sia libera e abbatta i pregiudizi è lo scambio a distanza fra Morgan e Matteo Salvini.

Morgan, che è di sinistra, abbatte un muro ed esprime simpatia per Salvini: “Non mi dispiace, ha dei tratti positivi. Vedo più le persone che gli schieramenti, oggi i partiti non è che siano portatori di ideali”. Questa onestà intellettuale va bene quando sei fuori dalla politica. Quando ci sei dentro, viene definita incoerenza.

Salvini, che è di destra, ama la musica di De Andrè – altro muro abbattuto – e commenta così la candidatura di Morgan: “Musicalmente mi piace molto”, poi sottolinea: “Fare il sindaco di Milano è complicato. È una città straordinaria e unica al mondo. Una chiacchierata con Morgan la faccio volentieri, probabilmente avremo altre scelte e coinvolgeremo altre professionalità, ma potrebbe essere d’aiuto”.

Le sue idee potrebbero essere d’aiuto secondo Salvini, ma dal di fuori delle istituzioni. Concordo. L’intelligenza e la cultura di Morgan possono dare un grande contributo a chi amministrerà Milano, soprattutto sul piano delle iniziative culturali. Restando fuori dalla politica potrà mantenere la sua indipendenza, senza scendere a compromessi con le necessità di partito. Potrà continuare a fare musica, mentre porta avanti le sue battaglie per la tutela e la promozione dell’arte e degli artisti italiani.

Se fossi il ministro per i Beni culturali lo prenderei subito come consulente. Lo stesso farei se fossi l’assessore alla Cultura di una grande città. Spero che a Milano lo facciano. Le idee di Morgan, da fuori le istituzioni, sarebbero più libere. E lui sarebbe più felice.

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