L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha compiuto un passo importante per la tutela della salute e dei diritti delle adolescenti: sarà possibile avere accesso alla pillola dei cinque giorni dopo anche senza la prescrizione medica. Attenzione, mai come stavolta è importante leggere attentamente il foglio illustrativo. EllaOne non è una pillola abortiva, ma un metodo contraccettivo di emergenza. Che differenza c’è? La contraccezione d’emergenza agisce prima dell’ovulazione e ha l’obiettivo di impedire la fecondazione. Al contrario la pillola abortiva (la RU 486, di cui pure tanto si è discusso) agisce quando la gravidanza indesiderata è già in corso. Fermo restando che ricorrere a qualunque tipo di contraccezione o intervento abortivo è nel pieno diritto della donna, è importante non confondere i due piani.

Lo chiamano “aborto fai da te”, ma al contrario di quello che i soliti conservatori pro-life vorrebbero farci credere, la notizia del libero accesso a EllaOne per le minorenni non ha nulla a che vedere col dibattito sull’interruzione volontaria di gravidanza. Anzi no, un nesso c’è: da quando è stata resa accessibile, la contraccezione d’emergenza ha ridotto il numero degli aborti, in calo dal 1983, come riportato nell’ultima relazione al Parlamento del Ministero della Salute (Giugno, 2020). Già nel 2015, quando la pillola era entrata in commercio senza prescrizione per le donne maggiorenni, l’Istat riportava un -10% sulle IVG rispetto all’anno precedente, uno scarto quasi triplicato se comparato al comportamento – comunque in calo costante – registrato per le altre annate. Quindi mi pare chiaro che a questo punto anche gli anti-abortisti dovrebbero essere dalla nostra parte. È un win-win.

Superato l’ostacolo ideologico, ne restano ancora due. Il primo è quello dell’età: per molti sembra inconcepibile che le minorenni abbiano accesso alla pillola dei cinque giorni dopo. Eppure è proprio nella fase adolescenziale che le gravidanze sono maggiormente indesiderate e hanno ripercussioni sulla vita scolastica, professionale e sociale delle ragazze. Potervi ricorrere non significa abusarne; si tratta certamente di un metodo meno indicato rispetto alla contraccezione classica, ma allo stesso tempo di uno strumento utile per non costringere le minorenni al percorso più delicato – troppo spesso a ostacoli – dell’aborto. Non di rado le ragazze non sanno come raggiungere i consultori, sono sole e non trovano il coraggio per dirlo ai genitori, oppure si affidano a metodi pericolosi trovati online. A non avere ancora chiaro questo quadro sono i farmacisti obiettori, categoria ossimorica di per sé dal momento che la legge 194/78 non prevede alcun diritto di obiezione di coscienza per chi vende pillole contraccettive e abortive.

Veniamo all’ostacolo numero tre, quello più urgente e più imponente. Nicola Magrini (direttore generale dell’AIFA) garantisce che con l’acquisto della pillola sarà distribuito materiale informativo che ne chiarisca il corretto utilizzo. Il significato di “emergenza” è lampante: EllaOne non può essere un’abitudine e la vita sessuale degli adolescenti (e più in generale di tutti coloro che lo desiderano) deve essere regolata da altri tipi di contraccezione. Ma siamo proprio sicuri che i ragazzi abbiano chiare le possibilità offerte dalla pillola estroprogestinica, o dall’anello contraccettivo, dal diaframma o dal preservativo? Siamo sicuri che sappiano quando, dove e come utilizzarli senza chiedere aiuto al dottor Google o ad altri canali poco affidabili?

Questo è il bivio che consente di dare a questa notizia un valore davvero positivo: è indispensabile educare a una sessualità sana e protetta attraverso la scuola e le famiglie. In questo modo le ragazze sapranno a chi rivolgersi se avranno dubbi, problemi di abusi, dolori, domande per affrontare la questione senza finire con l’esserne traumatizzate. Quando ci decideremo a fare in modo che questo sia possibile? A parlarne sapendo che ce n’è un gran bisogno e che gli educatori, i consultori, gli sportelli psicologici, e i progetti scolastici di educazione sessuale, di identità e di genere possono funzionare solo se adeguatamente finanziati, diffusi e consigliati? Se la risposta è “non adesso”, avremo fatto sempre un passo avanti e due indietro.

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