Medici, infermieri e personale sanitario delle Marche, in prima linea nella lotta contro il Covid-19, non hanno ancora visto un euro della premialità annunciata a maggio dalla Regione, ma intanto i vertici apicali di Palazzo Raffaello erano pronti ad elargire ricchi bonus per straordinari in parte fantasma a dirigenti e funzionari. Un decreto, il numero 16 del 7 agosto, firmato dalla dirigente del Servizio salute della Regione, Lucia Di Furia, autorizzava il pagamento delle quote di straordinari per 82 tra dirigenti, interni ed esterni. Posizioni organizzative e altri funzionari di rango più basso. Somme che potevano andare da 4mila ad oltre 10mila euro, in quanto in rapporto del 30 per cento rispetto allo stipendio tabellare dei vari ruoli. Ora quel provvedimento pare congelato: almeno questa è l’indicazione del nuovo presidente di Regione Francesco Acquaroli (Fratelli d’Italia) che dovrebbe annunciare la formazione della nuova giunta nei prossimi giorni.

Sono bastati un inghippo, qualcuno che ha messo i bastoni tra le ruote e il clamore mediatico per “congelare” la cosa. Sarebbe infatti stato più difficile richiedere indietro le cifre a chi l’emergenza Covid-19 non l’ha neppure sfiorata, magari lavorando per mesi in smart working nel periodo delineato dal decreto, ossia dal 31 gennaio (nelle Marche l’epidemia è esplosa un mese dopo) al 31 luglio. Uno dei dirigenti più di lungo corso presenti in quella lista, inoltre, proprio nel periodo di massimo impatto del virus era in malattia e non ha prestato servizio sotto alcuna forma. Poi c’è il nodo dei servizi e degli ambiti della Regione a cui il bonus doveva essere destinato. Mentre l’area sanità e la Protezione civile sono effettivamente stati in prima linea, qualche dubbio viene analizzando altri settori: turismo ad esempio, oppure la cultura e lo sport, le risorse umane, la tutela del territorio e il servizio “affari istituzionali e integrità” che comprende alcune figure dell’area comunicazione. Decine di questi dirigenti e funzionari, alcuni con stipendi annui vicini ai cinque zeri, erano in quella lista.

A commentare il caso è Oriano Mercante, segretario regionale del sindacato Anaao Assomed: “Certe cose fanno arrabbiare. Per la nostra categoria, così come per quella del comparto, si ragiona sull’ordine di poche centinaia di euro e i dirigenti della Regione vanno ad incassare fino al 30% della retribuzione, alcuni magari senza aver mai fatto nulla contro il Covid. Ne valeva la pena attivare una contrattazione infinita per 600 euro una tantum? Le dico, era meglio non prendere un euro e guadagnarci in salute. Credo che ci sia un senso di opportunità dietro a ogni decisione. I soldi elargiti per questi straordinari sono importanti e soprattutto sono arrivati attingendo dal fondo dell’emergenza Covid, senza alcuna contrattazione”.

La misura, pronta per essere licenziata, è saltata in extremis: fondamentale il fuoco amico di altri dirigenti e personale della Regione, lasciati a bocca asciutta e fuori dal decreto. Stesso discorso per i sindacati, anch’essi silenziati dal provvedimento che annullava, in deroga, qualsiasi contrattazione. Tutto è avvenuto a luglio e agosto, cioè agli sgoccioli di una legislatura travagliata e conclusa con la mancata riconferma del presidente uscente Luca Ceriscioli: “Quello che dovevo fare l’ho fatto, senza dubbi e senza indugi, inserendo un pacchetto da 20 milioni di euro. Gli accordi sui premi sono stati firmati, se non sbaglio. Gli straordinari Covid per dirigenti e posizioni organizzative? Mi risulta che si tratti di regole fissate dal dipartimento centrale di Protezione civile e saranno pochi a goderne”.

Proprio lui aveva annunciato i premi per i cosiddetti “eroi” della sanità, ma gli accordi per l’erogazione dei fondi sono stati presi soltanto in minima parte: “Delle quattro tra aziende ospedaliere e quella sanitaria regionale (l’Asur, ndr), abbiamo chiuso le vertenze solo nelle due più piccole, Marche Nord e Inrca per il comparto (infermieri, oss, ausiliari e tecnici, ndr) – sostiene Luca Talevi, segretario generale Fp-Cisl Marche – Erano stati promessi mille euro, alla fine ne sono arrivati 615, lordi tra l’altro. Per le due aziende principali, Asur e Ospedali Riuniti di Ancona, parliamo di 8mila addetti, la chiusura dell’accordo rischia di essere addirittura inferiore. Siamo in stato di agitazione e pronti allo sciopero per questo motivo”.

La diretta interessata, Lucia Di Furia, per ora preferisce non replicare. A farlo è invece la massima dirigente della Regione, la segretaria generale Deborah Giraldi: “Il provvedimento non è ufficialmente partito, non abbiamo dato neppure un euro ai dirigenti, ma soltanto fatto una ricognizione col servizio centrale della Protezione civile che elargisce i fondi. In effetti vorremmo capire bene, a norma di legge, cosa si intende esattamente per ‘attività connesse all’emergenza Covid-19’ prima di andare oltre. Ci muoviamo con la massima cautela”. Resta il fatto che il decreto per l’indennità onnicomprensiva era stato mandato in pagamento e i diretti interessati se la sarebbero vista accreditata nella prossima busta paga, se non fosse stata bloccata in tempo.

Articolo Precedente

Immuni, ecco i casi di positività rintracciati regione per regione: in Lombardia le maggiori segnalazioni, poi Emilia-Romagna e Lazio

next
Articolo Successivo

Violentò una paziente disabile approfittando del lockdown. Fermato un operatore socio sanitario di 39 anni a Enna: ha confessato

next