Al momento funziona nei furetti con riduzione della diffusione del virus nel tratto respiratorio superiore. L’ipotesi di uno spray nasale per stroncare il contagio di Sars Cov 2 non è nuova, ma un gruppo di ricercatori inglesi dell’Agenzia per la tutela della salute (Public Health England) ha pubblicato uno studio il 25 settembre scorso sul sito open access bioRxiv con i risultati della sperimentazione sui piccoli mammiferi: utilizzato settimanalmente lo spray potrebbe ridurre considerevolmente la replicazione del virus nell’organismo, riducendo le possibilità di trasmissione dell’infezione. “Gli individui infetti sono spesso asintomatici, ma altamente infettivi e trasmettono prontamente il virus. Una terapia che limita la replicazione iniziale nel tratto respiratorio superiore – si legge nell’abstracy – ha il potenziale per prevenire la progressione di una grave malattia del tratto respiratorio inferiore, oltre a limitare la trasmissione da persona a persona”.

La molecola utilizzata interagisce con le cellule nella cavità nasale in modo da attivare il sistema immunitario dell’organismo. Nello studio un gruppo di furetti ha ricevuto due dosi di una soluzione spray nasale con una molecola artificiale INNA-051, realizzata dalla società australiana Ena Respiratory, sviluppata per potenziare il sistema immunitario. Secondo i risultati del team, che devono ancora essere sottoposti a revisione, lo spray, applicato il giorno prima dell’esposizione al coronavirus, ha inibito la replicazione del virus nel naso e nella gola del 96 per cento, riducendo il rischio di infezione e le probabilità di trasmissione. L’obiettivo, come ha spiegato al Guardian Christophe Demaison, amministratore delegato di Ena Respiratory, è iniziare la sperimentazione umana entro i prossimi quattro mesi.

La molecola è stata somministrata nel naso a tre gruppi di sei furetti, in varie dosi; mentre a un quarto gruppo sempre di sei furetti è stato somministrato un placebo. Sono quindi stati esposti al virus che causa il Covid-19 e gli animali sono stati poi monitorati per 12 giorni tramite campioni nasali e faringei. Cinque giorni dopo che i furetti erano stati esposti a Sars Cov 2 la quantità di Rna virale – il materiale genetico del virus – recuperato dai tamponi faringei era ridotta del 96% nei furetti trattati con l’INNA-051 rispetto a quelli a cui era stato somministrato il placebo. I furetti, come spiegano i ricercatori, sono comunemente usati nella ricerca per le malattie indotte da virus respiratori umani e per valutare l’efficacia dei vaccini e dei farmaci. In attesa della sperimentazione umana, per verificare assenza di nocività sicurezza e quindi efficacia, sono considerati un buon modello.

Lo studio

Articolo Precedente

Il Papa chiama Fabiola Gianotti, direttrice del Cern, nella Pontificia Accademia delle Scienze

next
Articolo Successivo

Coronavirus, “isolati due super anticorpi umani in grado di bloccare il virus”. Lo studio su Science e il contributo italiano

next