di Andrea Taffi

Vince il sì: la legge sul taglio dei parlamentari resiste e i parlamentari, dalla prossima elezione, saranno 600, con buona pace di tutti coloro che, per un motivo o per l’altro, dicevano che non doveva essere così. In Toscana e in Puglia la sinistra vince, il Partito Democratico vince, il voto disgiunto (con buona pace di Di Battista e pacato tripudio di Marco Travaglio) vince.

Tra i politici (al netto delle vittorie di Giani ed Emiliano) vince Nicola Zingaretti; vince e mette in fila tanta gente: chi, per esempio, lo reputava (e lo reputa) poco carismatico e per niente mediatico; chi, per fare un altro esempio, lo odia (politicamente s’intende) perché ha fatto l’alleanza di governo coi 5 stelle e ad essi ha reso subalterno il Partito Democratico; chi (e questo è, secondo me, l’esempio più triste), senza tanti giri di parole, lo ha mandato a cagare perché, in uno slancio di coerenza e onestà intellettuale, ha osato dichiarare che il Pd votava (o avrebbe dovuto, almeno) “Sì”al referendum costituzionale.

Zingaretti vince e secondo me lo fa con la parte più ruspante (e per questo più vera) del Partito Democratico, quella parte, quegli elettori che alla Festa de l’Unità di Modena hanno applaudito Giuseppe Conte, non proprio l’esempio della fauna autoctona di quei luoghi. Ma Zingaretti vince anche con gli elettori del Movimento 5 stelle, che rifuggendo dalle metafore latrinesche di Alessandro Di Battista (ahimé lontano migliaia di chilometri dal Dibba delle origini) ha preferito i luoghi più freschi e areati delle cabine elettorali.

Dunque viva Zingaretti? Viva il sì, del quale il segretario del Pd si è fatto coraggioso sostenitore? A me non pare. Il fronte del “No” al referendum e della punizione elettorale per tutti coloro che sostenevano il “Sì” si era fatto forte, molto forte, in queste ultime settimane. Tanto forte, tanto sostenuto, tanto argomentato, che un buon numero di elettori – che in altri momenti non sarebbero andati a votare – si è presentato ai seggi armato di scheda elettorale e di matita per abbattere il Movimento 5 stelle (sforzo inutile, visto che i 5 stelle ci hanno pensato da sé, e non da adesso), nonché i loro alleati.

Per questo, a risultato referendario che si andava delineando (circa un’ora e mezzo dopo la chiusura dei seggi), i sostenitori del “No”, chiamati in televisione a commentare, mi hanno fatto venire in mente una cosa. Mi sono venuti in mente quei festival del cinema (impegnati sì, ma non troppo) dove (inaspettatamente) a vincere è un film popolare, divertente, che avrà di certo un ottimo successo in sala, vincente a dispetto del film impegnato (destinato a non essere visto da nessuno), che però ha ricevuto il premio della critica.

Ecco, Zingaretti è il film vincitore, mentre la giuria critica che dà il suo premio ostinato al “No” (e derivati) è composta da tutti coloro che, pur non essendo di destra, sono stati lo stesso ridimensionati dal risultato referendario e amministrativo in Toscana e Puglia. Una giuria ancora più arrabbiata se si pensa che il Movimento 5 stelle, pur perdendo ancora elettori, non ha trascinato nessuno con sé.

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