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La pay-tv non paga, la Lega calcio le toglie i diritti: succede in Inghilterra, dove la Premier League ha spento il segnale di Suning

Il caso inglese potrebbe rappresentare un precedente significativo anche per la situazione che si sta vivendo in Italia, dove la Lega non ha ricevuto da Sky l'ultima tranche relativa allo scorso campionato. Il tutto mentre all’orizzonte c’è il bando per il triennio 2022-2024, che si annuncia come il più incerto (e povero) dell’ultimo decennio
La pay-tv non paga, la Lega calcio le toglie i diritti: succede in Inghilterra, dove la Premier League ha spento il segnale di Suning
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La pay-tv non paga e la Lega calcio le toglie i diritti tv del campionato. No, non succede in Italia (non ancora, almeno), ma in Inghilterra, dove la Premier League ha appena staccato il segnale a Pptv, l’emittente di Suning che garantiva uno dei contratti più ricchi del pianeta calcistico, ma a marzo non aveva pagato la rata da 160 milioni di sterline per il campionato sospeso per Coronavirus. La notizia sembra lontana ma interessa da vicino il calcio italiano per almeno due ragioni. La prima è la società protagonista: il nome Pptv suonerà familiare agli appassionati. È la piattaforma streaming del Gruppo Suning, la stessa proprietaria dell’Inter. Sapere dei problemi di pagamenti della ricchissima holding che di recente, proprio su quella tv, ha alimentato persino il sogno impossibile dell’acquisto di Messi potrebbe far storcere il naso ai fan nerazzurri, tanto più se accompagnata dalla notizia (poi smentita) degli stipendi arretrati ai calciatori del Jiangsu, l’altro club di famiglia. In realtà la vicenda è un po’ più complessa di così e potrebbe non essere nemmeno una notizia troppo cattiva per i nerazzurri: come fa notare l’agenzia di consulenza Global Data, la chiusura dell’avventura inglese potrebbe essere un modo per Suning e la sua Pptv, che detiene anche i diritti della Serie A, di concentrare le risorse su altri mercati e obiettivi.

Di sicuro quanto successo in Premier rappresenta una notizia rilevante per tutto il mondo del pallone: di fatto, si tratta del primo grosso contratto, uno dei più grossi in assoluto (accordo da quasi 650 milioni a triennio per soli diritti esteri), terminato per effetto del Covid. A dimostrazione che i veri effetti economici dell’epidemia, fin qui faticosamente schivati con la conclusione forzata della stagione, forse devono ancora vedersi. E qui arriviamo al secondo punto di contatto con l’Italia. La vicenda ricorda terribilmente da vicino il contenzioso in atto fra la Serie A e Sky, che pure non aveva pagato l’ultima rata da 130 milioni dello scorso campionato (e ancora non l’ha fatto). Pure i cinesi di Pptv avevano chiesto un prolungamento dell’accordo di altri due anni, per spalmare le perdite, una delle soluzioni prospettate anche da noi: la proposta è stata respinta, un po’ come la Lega aveva rispedito al mittente la richiesta di Sky di uno sconto.

La differenza è che la Premier League ha scelto la linea dura: in mancanza dell’accordo, il contratto è stato risolto. Pptv non trasmetterà più le partite del campionato, come ha confermato la stessa emittente cinese (che aggiunge anche di “aver effettuato un pagamento anticipato eccessivo per i diritti”). La Serie A, invece, si è limitata ad emettere un decreto ingiuntivo (confermato dal tribunale ma non esecutivo), mentre la minaccia di staccare la spina è rimasta in sospeso. Questioni di equilibri, delicati, e interessi a rischio. All’orizzonte c’è il bando per il triennio 2022-2024, che si annuncia come il più incerto (e povero) dell’ultimo decennio. La Lega calcio proprio in questi giorni deve decidere sul piano presentato dal presidente Dal Pino di cedere un pezzo della Serie A a un fondo di investimento straniero: coi soldi dei private equity si potrebbe affrontare con più serenità anche la prossima asta, ma l’idea non piace per nulla a Claudio Lotito, che sta già facendo le barricate. In mancanza di alternative concrete, non si può rompere con Sky. E mentre i presidenti litigano, dall’Inghilterra arriva un vento gelido di crisi.

Twitter: @lVendemiale

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